La contestata legge ungherese in tema LGBT, viene presentata da tutti media come un abominio che nega diritti alla comunità gay.
Come sempre i simpatizzanti arcobaleno tacciano di liberticida tutto ciò che non conviene alle loro istanze; anche se non è vero, a ben vedere, rifacendosi alle reali previsioni di legge. Ciò che conta è quello che loro intendono e fa più comodo.
La verità è che quella legge nessuno l’ha letta veramente: si ripete all’infinito che è contro la comunità gay senza sapere di fatto perché.
Esattamente come per il DDl Zan che, lungi dall’aggiungere tutele alla comunità gay, pone bavagli e paletti agli altri, negando diritti costituzionalmente garantiti a chi si permette di dissentire.
Dissentire dalla propaganda, dalla presentazione dell’omosessualità nelle scuole, a partire da quella dell’infanzia.
Dissentire dal martellamento mediatico che ormai è ridotta a sola questione di marketing.
Di questo si tratta, anche nella legge voluta da Orban.
La legge mira principalmente a combattere la pedofilia, ma include anche emendamenti che vietano altre forme di rappresentazione di orientamento sessuale oltre alla eterosessualità, nei programmi di educazione sessuale nelle scuole, nei film e nelle pubblicità rivolte agli under 18.
Lo scrive il ministro della Giustizia magiara, Judit Varga, rispondendo alle accuse di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e transgender.
“Questa volta si dice che l’Ungheria ha adottato una legge omofobica e discriminatoria. A nessuno importa che la dichiarazione firmata da diversi Stati membri dell’Unione europea contenga accuse false e che falsifichi il merito della legge ungherese omettendo sue parti essenziali. A nessuno importa notare che il focus della legge è la tutela dei bambini da qualsivoglia tipo di sessualità e che per questo motivo non può essere, per definizione, discriminatoria”.
Il testo legislativo ungherese
Ma cosa dice esattamente questa contestatissima “legge anti-Lgbt“, come è stata bollata dai media progressisti?
È una legge che innanzitutto inasprisce le pene contro i pedofili, e gli altri criminali che commettono violenze contro i bambini.
Non pensiamo sia questo a scatenare le ire dei gay. Almeno ce lo auguriamo.
La Sezione 6/A emendata della Legge 31/1997, recita:
“Per assicurare la realizzazione degli obiettivi previsti in questa Legge e l’implementazione dei diritti del bambino, è proibito rendere accessibile a persone che non abbiano raggiunto l’età di diciotto anni contenuti che siano pornografici o che raffigurino la sessualità in maniera gratuita o che propagandino o ritraggano divergenza dall’identificazione corrispondente al sesso di nascita, cambio di sesso od omosessualità.”
Una norma contro la pedopornografia, quindi, come esiste negli altri paesi europei, incluso il nostro. Anche in questo ci pare in linea con le legislazioni di tutto il mondo occidentale.
La stessa disposizione è inserita nella Sezione 3 emendata della Legge 48/2008 e nella Sezione 5/A emendata della Legge 211/2011.
Un emendamento alla Legge 75/2010 riguarda invece i media di massa:
“I programmi debbono essere classificati nella categoria V se passibili d’esercitare un’influenza negativa sullo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, in particolare se ciò deriva dall’avere come elemento centrale la violenza, la propaganda o raffigurazione della divergenza dall’identificazione corrispondente al sesso di nascita, il cambio di sesso o l’omosessualità, o raffigurazioni dirette, naturalistiche e ingiustificate della sessualità. Questi programmi devono essere classificati come “inappropriati per un pubblico minore di diciotto anni”.
Praticamente con questa disposizione, si vieta la propaganda ai minori delle ‘bellezze’ del cambio di sesso, o della omosessualità.
Propaganda senza dissenso
Questo è precisamente il punto: la propaganda LGBT, protetta dall’incriminazione di ogni dissenso, è l’obbiettivo della comunità gay.
Ma vietare queste forme aggressive di comunicazione ai minori e nelle scuole oltre che logico e legittimo, ci pare invece sacrosanto.
L’emendamento alla Legge 190/2011, Sezione 11, riguarda l’educazione:
“Nel condurre attività concernenti la cultura sessuale, il sesso, l’orientamento sessuale e lo sviluppo sessuale, particolare attenzione dev’essere prestata alle disposizioni dell’Articolo XVI, c. 1 della Legge Fondamentale. Dette attività non devono essere rivolte a propagandare la divergenza dall’identificazione col sesso alla nascita, il cambio di sesso o l’omosessualità.”
Le ingerenze Ue
A questo punto l’adesione dell’Italia all’ingerenza di numerosi Stati dell’UE nei confronti dell’Ungheria, appare veramente esagerata e strumentale.
E soprattutto ingiustificato.
Un Parlamento regolarmente eletto dal suo popolo sovrano in libere elezioni ha approvato una norma di tutela dei minori: essa ha ricevuto un solo voto contrario nel Parlamento di Budapest ed è stata approvata con una larghissima maggioranza trasversale (157 sì su 199), sebbene un certo numero di esponenti dell’opposizione di sinistra abbia scelto di non votare.
Dov’è lo scandalo?
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