I Referendum: un imbarazzante sfacelo

Referendum

Referendum. Chi Sbaglia Paga

I Referendum un imbarazzante sfacelo, per chi li aveva sostenuti. È inutile girarci intorno.

Fare finta che la maggioranza di sì di chi ha votato, attenui le proporzioni della sconfitta.

Gli italiani non sono andati a votare . In proporzione tale da determinare probabilmente il quorum più scarso di tutta la storia dell’Istituto referendario nel nostro paese.
Al popolo non gliene è fregato niente dei referendum.

Perché fallisce un referendum

Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera analizza il problema complessivo dello strumento referendario in Italia.

Sicuramente non c’è stata risonanza mediatica .

E’ vero quando la Lega parla di boicottaggio.

Poi un sempiterno problema.  I quesiti sono spesso troppo complessi.  Frequentemente è difficile, per l’elettore medio, comprendere l’importanza di ciò che ha davanti. E questo rappresenta un disincentivo.

Ma la parte più interessante dell’analisi di Pagnoncelli riguarda l’abuso dello strumento .

Dal 1974 al 1995  si sono svolte solo nove consultazioni. Al tempo i due terzi degli italiani andavano a votare. Furono bocciati per quorum solo tre quesiti.

Quando il Referendum era sentito dalla gente

Tre argomenti riguardanti la caccia e i fitofarmaci. La gente sugli argomenti politici andava a votare.

Negli ultimi 15 anni si sono visti 8 quesiti senza il quorum necessario e solo uno  che è riuscito a raggiungerlo.

C’è poi da considerare il fatto che spesso l’assemblea legislativa, ha depotenziato i risultati del referendum. Per non dire che li ha ignorati. Varando norme successive che andavano in direzione contraria.

Tutti i ragionamenti validissimi.

Ma non bastano a spiegare la debacle che si è avuta davanti.

C’era poca informazioni? Sicuramente. Ma non è certo la prima volta.

Pannella a confronto di Salvini

Io non ho mai amato Marco Pannella. Però riconosco che sapeva attrarre l’attenzione.

Oggi il livello è molto peggiorato.

Matteo Salvini su questi referendum ha messo la faccia. Ora non può dire che non si può ignorare la sconfitta. Ma l’errore di calcolo è incredibile.  Non poteva pensare di sfidare dei poteri dello stato . Di cercare di sovvertire uno status quo . Senza che un apparato reagisse.

Quando Pannella sfidava, sapeva prendere delle contromisure. Avrà preso anche delle legnate significative. Ma ha  anche saputo segnare dei punti significativi.

Lo dico da cristiano convinto. Da uomo di destra tradizionale.  Figuriamoci la simpatia che nutro per il leader storico dei radicali. Però  onestà intellettuale mi porta a dire che il paragone con l’ex Ministro degli interni deve pendere per forza di cose in favore del primo. Dal punto di vista della capacità.

Inutile anche sostenere la tesi secondo la quale i Si sono stati maggioritari.

Per il referendum sulla soppressione dell’ordine dei giornalisti fu la stessa cosa. L’unanimità quasi si era pronunciata per il l’abolizione. Eppure l’ordine dei giornalisti è rimasto integro e ben saldo.

Se fallisci il quorum fallisci la partita. Anche se fallisci di un solo voto. Se poi hai ottenuto il quorum più imbarazzante di tutta la storia repubblicana , devi solo ammettere di aver perso.

Rafforzate le toghe

La sconfitta è ancora di proporzioni maggiori, se si pensa al risultato politico.

Se si voleva limitare un eventuale ingerenza della giustizia la sulle competenze della politica ,si è sortito l’effetto contrario. Il popolo ha nettamente ritenuto di non dover intervenire. Quando all’inizio degli anni novanta il popolo riformò il sistema politico lo fece con decisione.

Oggi con decisione ha stabilito che non è un problema prioritario.

Tre di quei quesiti erano di assoluta importanza civile .

Abbiamo ottenuto probabilmente di non vederli realizzati ancora per molti decenni, a causa di questo risultato.. Mi sembra che si sia danneggiata la causa che si voleva perorare.

Una leadership fragile

A questo punto qualcuno si dovrebbe chiedere se un leader non debba essere anche sostanza. Oltre che un collage di slogan propagandistici.

Di frasi fatte ne abbiamo sentite troppe. Di fatti concreti molti meno.

Il diritto di governare passa dalla legittimazione popolare. Il poter governare passa dall’essere all’altezza del ruolo.

Sarebbe necessario quantomeno cercare di mettersi all’altezza del ruolo.

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