Non so se capita anche a voi ma da tempo ormai mi accade di vedere un telegiornale e di trovarlo uguale a quello del giorno precedente, della settimana precedente, del mese precedente. Dico per la parte politica. Non solo lo schema dei servizi è identico, il minuetto e i personaggi pure, ma anche le cose che dicono, come lo dicono, mi sembrano perfettamente uguali, già sentite i giorni precedenti. I leaderini ripetono sempre la stessa musica e le stesse parole; appena li vedi apparire sai già cosa dicono, a volte mi scopro a precederli come si fa con le canzoni, i tormentoni dell’estate, o come facevano in passato gli habitué dei cinema di provincia, che vedevano un film tre o quattro volte e a fine serata anticipavano i dialoghi degli attori.
Le comparse poi che si preparano la filastrocca per andare in video e guadagnarsi il quarto di minuto di celebrità, sono piazzati come ripetitori davanti alle telecamere. Eccoli, i replicanti che ripetono la solfa per far contenta a mamma, oltre che al capo-partito. Sai già cosa diranno i governativi, e sai già l’enfasi che daranno i tg ai grillini o ai leghisti; ma sai già per filo e per segno cosa diranno gli oppositori. Quelli di Forza Italia se la prenderanno coi 5stelle e invocheranno il loro mantra, il centro-destra, con la formula magica ripetuta da millenni, giù le tasse. Quelli della sinistra diranno che il governo litiga ma restano insieme per spartirsi le poltrone mentre il paese precipita e la gente non arriva a fine mese. La quantità di volte che l’ha ripetuto il fratello di Montalbano, il caratterista Nicola Zingaretti, è impressionante, non accadeva neanche alle bigotte coi rosari. E lo dice sempre allo stesso modo, tra uno schizzare di esse che sgommano e un sorriso amaro con fossette d’accompagnamento, perché gli hanno detto che ridere porta bene ai politici e lo distingue dal predecessore, il tristo Martina. Ma scusa, non l’avevi già detto ieri, la settimana scorsa, il mese scorso? Oggi puoi cambiare almeno l’espressione, fingere che stai dicendo una cosa nuova, anche se il copione è identico? Siamo alla filosofia dell’idem con patate.
Ci sono pure esistenze virtuali che appaiono con puntualità nel teatrino televisivo pur senza avere alcuna consistenza politica. C’è per esempio uno zombie di nome Dalla Vedova che ogni giorno parla a nome dei tre che con lui formano il condominio-loculo +Europa, di cui è stata certificata l’inesistenza politica. Ma lui dice la sua come se fosse il leader di un partito reale. Altri parlano nel nome di partiti ormai disciolti da tempo, di cui pervengono ancora gli ultimi suoni di registrazioni passate ma che sono ormai estinti da ere geologiche precedenti. In questo lentometraggio tra fossili e reperti, persino il presidente Mummiarella sembra vivace e semovente.
A dir la verità qualcosa del genere avviene anche fuori dalla politica, per esempio sulle vicende migranti o sulle prediche monotone del Papa o di Juncker ma la politica è ormai un fotogramma fisso, che si ripete all’infinito. Le novità sono solo le elezioni e i sondaggi, ovvero quel che pensa, fa, dice il popolo sovrano. La classe politica no, è in fermo immagine o paralisi. Sono gli elettori che movimentano la politica, si spostano. Invece la classe politica ha il colpo della strega, è rimasta lì, bloccata in posizione curva. Come ci dicevano da bambini, è passato l’angelo e ha detto amen, e tu rimani per sempre così, con quella smorfia, in quella posa.
Mi chiedo che senso abbia seguire un tg, tanto vale sfogliare l’album fotografico. Si cercano tracce di litigi per dimostrare che c’è vita sul pianeta politica, qualcuno respira e qualcuno sbuffa. Perché poi per il resto, scorrono le icone come in quei teatrini di periferia su un binario morto a circuito chiuso. Cartoni inanimati.
E allora per animare la vicenda giocando sul deja vu, perché non fate telegiornali techetechete, retrospettivi e antologici, coi politici di ieri che commentano la politica d’oggi e rilasciano dichiarazioni al posto dei loro successori? Sarebbe più divertente, vedere De Mita e Mastella, Cirino Pomicino e D’Alema, Occhetto e persino Fini, per non dire quelli antecedenti. Almeno fingete un po’ d’ammuina.
Il format dei tg è superato, è una specie di telefono a gettoni nell’era dello smartphone, manda fax al tempo dei tweet, col suo repertorio di gag e di pareri prestampati. A mio parere il tg è diventato la molla più radicale che spinge gli italiani all’antipolitica, sempre e comunque, a prescindere. E poi suona grottesco ripetere ogni giorno fino alla noia che ci vuole il cambiamento, fino a rendere immobile il cambiamento stesso. Se avessero un minimo d’istruzione e fossero in grado di capire, direi che i tg coi loro politici seguano la scuola eleatica, cioè pensano che il divenire, il movimento sia un’illusione. Seguono Zenone, che era un filosofo e non un leader liberale. E Parmenide che non fu l’inventore del parmigiano.
Per favore rompete le campane di vetro in cui mostrate ogni giorno i politici, smettetela di ridurre la tv a un’edicola votiva.
MV, La Verità 25 giugno 2019