I russi e gli sciiti
Non sappiamo con certezza cosa ci sia di vero dietro la convinzione di molti russi di essere i discendenti diretti degli Sciti.
È solo un mito oppure, come spesso accade, ciò che crediamo frutto di fantasie, affonda le sue radici nella concretezza storica?
Questo interrogativo è alla base della piccola ricerca storica. Innanzi tutto occorre chiarire un discorso
I discendenti degli Sciti sono esclusivamente i componenti dell’esiguo popolo situato nel Caucaso e conosciuti come gli osseti? Secondo lo storico delle religioni, linguista e filologo, il francese Georges Dumézil, la loro discendenza dagli antichi Sciti sarebbe certa; loro sarebbero dei discendenti diretti, avendo conservato la lingua, i miti, i racconti popolari, la cultura del popolo Scita.
Dumézil trascorse anche un periodo della propria esistenza in mezzo a questo che possiamo denominare, reperto archeologico genetico, raccogliendone le antiche saghe e le stori
Con pazienza certosina ne ricostruì una cultura che stava per smarrirsi, facendola conoscere al grande pubblico con i suoi libri “Storie degli Sciti” ed “Il libro degli eroi” con le storie dell’antico, mitico popolo, partorito dalla fantasia degli Sciti, dei Narti. Lo storico delle religioni francese, fece ciò che i fratelli Grimm, fecero nell’Ottocento con la cultura popolare germanica.
Forse però, l’ubicazione degli osseti, fra le montagne del Caucaso, ha favorito questo popolo a causa dell’isolamento, salvaguardandone le tradizioni e la cultura in confronto alla grande massa di Sciti che invece vagava, più irrequieta, per le immense pianure più a nord, incontrandosi con altre genti
Erodoto parla diffusamente degli Sciti e ci fa capire che anche in epoca antica erano ben conosciuti. Anche lo storico latino Strabone ne tratta ampiamente e ne registra varie consuetudini, come quella di castrare i cavalli. Lo storico ateniese Tucidide nel 400 a C. ne fa questo affresco: “Non solo in Europa ma nemmeno in Asia non c’è nazione che possa resistere da sola contro gli Sciti, se fossero uniti”, per farci capire la potenza di questo popolo.
Sappiamo che esisteva un vasto regno degli Sciti, l’antica Scythia, una specie di federazione di tribù più che uno Stato unitario, già al tempo della fondazione di Roma
Vediamo quanto era esteso in realtà questo misterioso e raffinatissimo popolo, almeno a giudicare dai manufatti pervenuti. Sarebbe stato linguisticamente di ceppo indoeuropeo appartenente alla grande famiglia iranica. Possiamo dire che il mondo degli indoeuropei orientali, era costituito prevalentemente da popoli iranici. Nella parte più a nord del mondo iranico, si estendeva la cosiddetta grande Scizia che occupava l’attuale Ucraina, la quale veniva denominata Sarmazia, o pianura sarmatica abitata da popolazioni affini, la Russia europea ed anche un’abbondante fetta di Asia. Gli Alani, erano stanziati a nord del mar Nero.
I Cimmeri, originari del mar Caspio, migrarono, in seguito, in direzione dell’Asia
Gli Alani, invece erano
originari della steppe di Ural. Tutti popoli imparentati fra di loro. A est della grande Scizia si estendeva la regione della Battriana o Bactriana ed era abitata sempre da un ceppo più orientale della grande Scizia, i cui discendenti sarebbero gli attuali Pashtun, i quali usano portare ancora un particolare berretto macedone, portato dagli agricoltori macedonia fatti affluire in quelle regioni da Alessandro Magno.
Lo sappiamo perché in Macedonia, sono state ritrovate statuette di personaggi con quel particolare copricapo
Sembra che le famose tombe a tumulo chiamate Kurgan appartengano a queste genti Scite. La grande Scizia era una regione molto vasta e i popoli erano della stessa famiglia degli iranici del sud stanziati nell’altopiano iranico e che Erodoto menziona nominandoli come gli Ariani che davano il nome alla regione che Erodoto denominava Ariana da dove deriva il termine odierno Iran.
Sempre Erodoto collega il divino popolo degli Iperborei agli Sciti, infatti scrive: “Gli abitanti di Delo (la patria di Apollo), hanno molto più da dire di loro (Gli Iperborei). Raccontano come gli Iperborei inviino in Scizia offerte sacre avvolte in paglia di grano…”
Per i Greci Apollo Iperboreo voleva rappresentare l’umanità nella fase precedente la condizione del divenire, ancora immersa totalmente in quella che fu la mitica età dell’oro. Oggi si parlerebbe di un’esistenza ancora nella fase di grazia e innocente perfezione edenica quando l’ uomo ancora non era entrato nella spirale avvolgente della storia. Tornando alle popolazioni iraniche, i Romani conoscevano la regione più a sud dell’altopiano iranico, col nome di Parthia e la distinguevano dalla regione dei Medi, abitata da una popolazione distinta ma affine.
Inoltre dobbiamo tener presente che tutte le regioni dell’Asia centrale, che oggi terminano col suffisso del toponimo Stan che significa in lingua iranica “terra” e quindi affiancata al nome ha il senso di territorio, simile al nostro vocabolo Stato o anche Land, erano tutte terre, anche queste, abitate da popolazioni di ceppo iranico
Questo per dire che anche tutte quelle contrade erano abitate da popolazioni simili agli Sciti. Oggi, regioni abitate da popolazioni di ceppo iranico sono rimaste il Kurdistan, l’ Hayastan (Armenia), l’ Afghanistan, il Tagikistan.
Gli altri hanno subito una vera sostituzione etnica ed oggi sono regioni abitate da popoli di origine Altaica, turcofoni. Tornando agli Sciti, anche molte tribù Scite si sono trovate in determinate epoche, in particolare modo dal IV secolo, sospinte da queste popolazioni altaiche.
Molti Sciti erano ancora popolazioni allo stadio seminomade, poi tornate, per forza di cose, allo stato nomade in quei frangenti drammatici
Era da tempo che in quelle stesse aree si aggiravano anche numerose tribù di un popolo che in seguito sarebbe stato denominato slavo. I due popoli fin troppo affini e ancora nomadi, probabilmente si fusero, forse anche per una questione difensiva e la cultura e la lingua slava presero il sopravvento, essendosi forse assottigliata la componente storica degli antichi Sciti, quelli più acculturati ed ellenizzati.
Sembra che al tempo dell’arrivo dei Variaghi scandinavi, la fusione e la slavizzazione degli Sciti fosse già completata. Forse è per questo che attualmente, molti russi, sono convinti della loro discendenza dai mitici Sciti.
In effetti un popolo così esteso e numeroso non poteva essersi estinto
Gli Sciti si sono certamente fusi con gli slavi, mentre altri popoli iranici, centroasiatici, probabilmente, hanno contribuito, fondendosi coi nuovi venuti, alla lenta trasformazione di popolazioni in origine mongola, originari dai monti Altai, in Mongolia, in popolazioni caucasiche quali sono attualmente le popolazioni turcofone.
In ogni modo tornando alla Russia, la credenza della discendenza dagli Sciti è molto radicata
Ad esempio né tratto anche lo storico Andrej Lyzlov nella sua voluminosa “Storia della Scizia” alla fine del XVIII secolo.
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