Le elezioni regionali saranno il primo vero banco di prova per Italia Viva. Il simbolo del partito di Matteo Renzi sarà presente per la prima volta sulle schede elettorali in tutto lo Stivale. In occasione del test elettorale in Emilia Romagna l’ex premier aveva sostenuto il centrosinistra mettendo degli uomini nella lista del candidato presidente, Stefano Bonaccini.
Il voto del prossimo 20 e 21 settembre, invece, sarà un vero battesimo per Italia Viva, partito inaugurato ufficialmente proprio un anno fa, due settimane dopo la nascita del governo giallorosso. Secondo Renzi, Italia Viva sarebbe potuta arrivare molto presto alla doppia cifra.
Italia Viva secondo Renzi
“Quando non sanno che dirci ci dicono che abbiamo solo il 4%. Se col 4% riusciamo a combinare tutta questa cosa, immaginate cosa riusciremo a fare quando arriveremo all’8 o al 10%”, disse nei mesi scorsi l’ex premier, scacciando i cattivi presagi dei sondaggisti che preannunciavano un flop per la nuova formazione neocentrista.
La riscossa, nelle intenzioni di Renzi dovrebbe partire dalla sua Regione, la Toscana, là dove è iniziata la sua carriera politica. Nel 2004, ad appena 29 anni, viene eletto presidente della provincia di Firenze con il 58% dei consensi, mentre cinque anni dopo batte alle primarie del centrosinistra il candidato establishment, Lapo Pistelli, e diventa sindaco del capoluogo toscano. Nel 2010, Renzi, nel nome della ‘rottamazione’, inizia la sua scalata al potere dando vita alla kermesse della Leopolda.
Il Rottamatore
Da qui parte la sfida contro Pier Luigi Bersani che verrà vinta solo nel 2013. È il preludio al balzo che poterà Renzi da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. Il resto è una serie di promesse non mantenute: dall’ #enricostaisereno del 2014 al #senzadime del 2018 con cui Renzi giurava che non avrebbe mai fatto un governo col M5S, passando per il mancato ritiro dalla politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale del 2016. La lista delle illusioni e delle delusioni collezionate, oggi potrebbe arricchirsi con la possibile sconfitta di Eugenio Giani alle Regionali in Toscana o, comunque, con un flop di Italia Viva proprio nella Regione che ha lanciato la carriera del senatore di Scandicci.
“Il limite di Renzi è stato quello di non aver costruito, di aver illuso le persone presentando dei progetti che non ha realizzato. Se in politica perdi credibilità, dopo non la recuperi più”, spiega a ilGiornale.it Paolo Bambagioni, ex presidente centrale del latte e consigliere regionale da 10 anni, candidato in una lista civica che sostiene Giani e che conosce Renzi sin dai suoi esordi politici. “Se dici ‘Se perdo, non solo mi dimetto ma mi ritiro dalla politica’ e poi non lo fai, la gente perché dovrebbe credere alle altre promesse? Io penso che, in politica, la credibilità sia tutto”, rimarca con una certa vena politica.
Matteo al 3%
“Renzi, a livello nazionale, oscilla tra il 3 e il 5%, forse più verso il 3 che il 5, ma è difficile stimare quei partiti che sono troppo grandi per essere veramente piccoli e troppo piccoli per essere veramente grandi”; ci spiega il sondaggista Alessandro Amadori che assicura: “In ogni caso Italia Viva rimane una realtà di nicchia. Perché tutti i tentativi neocentristi, alternativi a Pd e Forza Italia, si sono tutti collocati in questa dimensione senza avere il travaso di voti che anche Renzi sperava di ottenere”.
E aggiunge: “L’operazione di creare un partito del 10% non è riuscito a nessuno. Sono nicchie pari a un 30esimo dell’elettorato”. Ma sarà un’impresa anche sfondare nella sua Regione dove, secondo Amadori, Italia Viva potrebbe arrivare tra il 5 e il 6% perché è difficile scardinare il “modello toscano”. “La Toscana, come l’Emilia, è una regione sistemica, ossia c’è una forte interazione tra politica, società ed economia e il centro di questa interazione resta ancora il Pd”, spiega il sondaggista.
Per quale motivo Renzi avrebbe dovuto sfondare?
“I sistemi tendono a essere omeostatici, cioè tendono a preservarsi nel tempo e gli elettori, prima di mandare in soffitta un sistema, ci pensano bene. Gli elettori devono avere un’alternativa sistemica che Renzi non è riuscito a dar loro”, sottolinea Amadori che si chiede: “Per quale motivo Renzi avrebbe dovuto sfondare? Qual era la sua visione alternativa di Toscana?”. In pratica “finché era dentro il Pd, faceva parte di un sistema molto robusto, ma, una volta fuori, tutto questo non esiste più”, ci spiega ancora il sondaggista che sentenzia: “Non basta avere un ‘giglio magico’ per creare un sistema in senso sociologico. Col giglio magico crei un sistema solo in senso politologico”. Un’impostazione che trova conferma nelle parole di Bambagioni: “Renzi può avere un gruppo di amici che lo sostengono, ma il ceto politico su cui si è formato il suo consenso non esiste più”.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il suo fedelissimo Goffredo Bettini sono pronti ad addossare la colpa di una eventuale sconfitta alle Regionali ad Italia Viva; che si è presentata da sola in Veneto, Puglia e in Liguria e che potrebbe ottenere una pessima performance in Toscana. Ma, a rispedire al mittente le critiche, ci pensa Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia Viva, che assicura: “Alcuni sondaggisti dovranno rimborsare le fatture che hanno incassato ai loro committenti. Noi siamo ottimisti e lavoriamo per un buon risultato. La Toscana è importante e ci aspettiamo un ottimo risultato e siamo convinti che Giani vincerà”.
Francesco Curridori per ilgiornale.it
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