I suoi primi 40 anni
Solo cronaca senza alcuna polemica personale.
Non glielo mandano a dire dietro, i suoi antichi “compagni”.
“Matteo, la tua stagione è finita”. Castelli, storica presenza della Lega e già ministro, parlando ai cronisti dalla piazza di Gemonio, nel Varesotto, in occasione dei 40 anni del partito.
Ha trasformato la Lega, sostiene Castelli, da partito autonomista e federalista, addirittura in svolta quasi secessionista, e sicuramente di indipendentismo qual era, in un partito ormai assolutamente centralista e con alcune sprazzi di meridionalismo.
Chi troppo vuole nulla stringe, dice il vecchio adagio
Da ministro delle Infrastrutture, sta stanziando sostanzialmente esagerate risorse per opere nel meridione. Incalza Castelli.
“Serve un nuovo leader che porti avanti l’obiettivo dell’autonomia e rimetta al centro la questione settentrionale”gli fa eco il vecchio Umberto. che risiede, appunto, proprio a Gemonio , acompagnato dai suoi fedelissimi.
Matteo si difende sottolineando che gli effetti nel partito saranno chiari solo nelle prossime settimane, esternando che è abituato alle critiche del Boss… “Alle critiche di Umberto Bossi sono abituato da trent’anni….. Le ascolto con attenzione e gratitudine, rispondo solo che vederlo in salute è il miglior regalo per questa festa”.
Si deve ammettere che dopo esternazioni abbastanza banali ma anche mordaci e pungenti, a destra e a manca e non sempre accattivanti ma spesso ripetitive, ha detto qualcosa di carino
Bossi non andrà a Varese, avendo rifiutato l’invito del partito per la festa di piazza. Considera una festa a settimana più che sufficiente. Specie se circondato dai fedelissimi.
“Padania Libera” rinnova Castelli a Gemonio rivolgendosi ai militanti della prima ora, immobili davanti alla casa del fondatore che, che alla fine si affaccia per un saluto. “Ho una sorpresa per voi – annuncia a un certo punto Castelli – Umberto vuole salutarvi uno per uno”. Tutti , soddisfatti si avviano verso la residenza del Senatùr che li saluta a gruppetti. Membri eccellenti e semplici militanti. arrivati da Lombardia, Marche e Umbria.
Sulla torta al cioccolato la scritta ‘Caro Umberto ti vogliamo bene’
Quanto alla via percorsa da Matteo, specie negli ultimi tempi, sostiene che non è quella primaria della Lega e auspica un nuovo leader. Qualcuno osa fare il nome di Giorgetti ma il boss tiene a sottolineare che non ha fatto lui il nome a tutela del ministro sul quale diversi si potrebbero avventare con troppo impeto..
Infatti dai vertici del partito partono le intenzioni di voto al prossimo congresso. Il fedelissimo salviniano nonché vice segretario, Andrea Crippa, valuterà ma sosterrà Salvini. A suo parere senza Salvini in questo momento non esisterebbe più la Lega.
” Bossi ha creato la Lega, Maroni l’ha salvata e Salvini l’ha rilanciata”. Al nome di Maroni si emoziona anche chi non è aderente alla Lega. ( Chissà, se ci fosse ancora lui… ndr)
” Siamo arrivati al 35% con Salvini e tra poche settimane si approva l’Autonomia. Quello che ha fatto Salvini rimarrà nella storia della politica e della Lega”. Silenzio assordante dai big del partito. Da Fedriga , governatore del Friuli Venezia Giulia, a Zaia, presidente della Regione Veneto. Giorgetti, ovviamente si astiene dal commentare il pensiero del fondatore che comunque, manifesta la sua soddisfazione per avere rivisto tanta gente ormai assente da anni. È la Lega di 40 anni fa.
Fa sapere, inoltre, che mentre Giorgetti nelle ultime ore lo ha chiamato Salvini non si è fatto sentire
Ma, insiste, la Lega di allora era radicata nella base popolare, a Varese in consiglio si parlava in dialetto . E, se le radici sono forti, è difficile che si fermino. C’è stata una forte spallata, all’inizio in un una situazione diversa da oggi, il nuovo che avanzava. Oggi , in un momento storico totalmente dissimile, occorre un altro sforzo ma sempre vicino, aderente a ciò che la Lega si era prefissa fin dall’inizio. La Lega deve essere uno sprone, specie per temi come la Sanità che è in grande difficoltà.. “Salvini deve fare un passo di lato e lasciare che il partito torni ai temi identitari che lo hanno contraddistinto 40 anni fa. Salvini è ministro, faccia il ministro”.
E molli il partito, verrebbe da aggiungere
Francamente non si può dare torto a chi ha questa posizione. Insomma, molti esponenti di spicco, sottolineano che “la grande presenza di persone oggi, qui, è un segno di affetto nei confronti di un uomo che ha rappresentato, rappresenta e sempre rappresenterà la bandiera del Nord”. Nord è, insomma, la parola d’ordine. Mentre tanti militanti della prim’ora ritengono il ministro delle infrastrutture, addirittura un traditore di tutti gli ideali del nord…
Come si è detto nell’incipit, questa è cronaca. Il futuro darà risposte.