Sono giorni che giuristi e costituzionalisti imperversano sulla rete.
Tutti ad esprimere giudizi non richiesti, sul caso Fedez e Disegno di Legge Zan.
Sul primo glisso: è evidente la strumentalizzazione bieca, in termini di popolarità e business, dell’individuo in questione.
Che mira peraltro a rifarsi una verginità, stanti i suoi versi in gioventù non molto gay friendly, come ottimamente spiega il collega Nicco Nesi QUI.
Ieri tutti virologi oggi tutti giuristi
Uno degli argomenti principe dei radical chic in tema di Covid è “dove hai studiato medicina?”
“Sei un virologo? no? Allora non puoi parlare“.
Ci ritonfano questa solfa ogni volta che solleviamo dubbi sulla malattia, sulle sue cifre e sui vaccini.
Se solo ci permettiamo di esprimere la nostra opinione sulla pandemia.
Dubbi legittimi e di buon senso, detti da chi, come chi scrive, è consapevole del rischio della pandemia e vaccinista, pur con distinguo e cautele. Che non saranno tecniche ma sono di comune buonsenso.
Ma loro, i censori, sono già pronti con il loro:Non sei un virologo, ergo non puoi parlare.
Ok, e allora perché se non sei giurista, o laureato in legge, parli di un disegno di legge?
Un progetto normativo che nemmeno conosci.
Che nemmeno hai letto.
Se vale la regola dei tecnici sempre e comunque, taci. Vale per i virologi, vale per i giuristi.
Oppure non vale mai.
Le tue manine con le scrittine, tienile in tasca.
Lascia fare a chi ne sa più di te.
Altrimenti sapresti che proprio perché siamo liberi e liberali, non possiamo accettare una legge che sanziona, anche con il carcere, la libertà di espressione.
Se io domani, a legge Zan approvata, dicessi o scrivessi che i bambini, secondo me, necessitano di una mamma e un babbo, come peraltro sostengono anni di letteratura psicologica, sarei inquisito.
Se poi azzardassi che a mio giudizio l’utero in affitto (altrimenti detta “gravidanza solidale“, nella neolingua orwelliana suona meglio) io potrei essere portato a processo per istigazione all’odio di genere.
E la gravidanza solidale è caldeggiata nel DDL Zan. Una barbarie, altro che equa e solidale.
Ma soprattutto una barbarie giuridica.
Barbarie giuridica
Qui, Signori, si tratta di introdurre un reato di opinione.
All’art.8 del DDL Zan, modificato in prima lettura alla Camera, per salvaguardare il diritto di pensiero ci dicono, bontà loro, c’è un inciso pericoloso.
Pericolosissimo.
Che lascia troppa discrezionalità ai giudici, eventualmente chiamati a pronunciarsi sulla violazione della norma in discussione.
Recita testualmente così.
È garantito il diritto di opinione consistente in condotte di esternazione di un pensiero, “Purché non idonee a determinare il concreto compimento di atti discriminatori”.
Chi lo deciderà il confine?
Il popolo dei manipolatori di opinione alla Fedez? Con le le frasi scritte su una mano?
Le leggi lasciamole fare ai tecnici.
Oppure stabiliamo, come peraltro sarebbe sacrosanto, che tutti hanno voce in capitolo su tutto, e allora nun ce rompete con il “sei virologo?“. Delle due l’una.
Ma il problema fondamentale è oggettivamente un altro.
Cioè che le leggi le fanno in Parlamento, dove ha più peso Fedez o Loredana Bertè di professori costituzionalisti come Gambino, Loiodoce e Vari, che il diritto lo conoscono davvero.
E che sanno ed hanno detto e scritto che tale norma è incostituzionale.
Loro ne sanno più degli opinionisti da web, o gli Influencer.
Vale per chi ha studiato medicina, vale per chi ha studiato giurisprudenza.
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