Il 21 aprile 1946 moriva John Maynard Keynes

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John Maynard Keynes, geniale economista inglese morì a Tilton nel Sussex il 21 aprile del 1946. Era nato a Cambridge il 05 giugno 1883.  Dopo gli studi a Eton e al Kings College, si era Laureato a Cambridge.  Dopo un periodo all’India Office, a ventotto anni divenne direttore dell’Economic Journal di Oxford. Nel 1913 la sua prima pubblicazione fu uno studio approfondito sul Gold standard (Indian Currency and Finances). Personaggio eclettico, Keynes frequentò anche il circolo di Bloomsbury con Virginia Woolfe e altri intellettuali.

Membro della delegazione britannica alla conferenza di pace di Parigi nel 1919, abbandonò i lavori in dissenso con la gestione dei negoziati. In patria, stigmatizzò il comportamento controproducente ed eccessivamente punitivo delle potenze vincitrici nel libro “Le conseguenze economiche della pace”.

Le sanzioni sono dannose per l’economia globale

Secondo Keynes le sanzioni imposte avrebbero portato il dissesto economico ai tedeschi, e conseguenze negative in tutta Europa. In effetti la pesantissime sanzioni furono uno dei motivi dell’avvento del nazismo e dello scoppio della Seconda guerra mondiale.

Negli anni successivi approfondì studi sulla moneta e nel 1923 pubblicò “La riforma monetaria” dove  contestava il ritorno britannico al Gold standard. Completò lo studio con il “Trattato sulla moneta” del 1930 dove Keynes, per confutare la teoria degli sbocchi di Say, affermava e dimostrava l’indipendenza tra risparmi e investimenti. Veniva ridefinita anche l’inflazione, vista da Keynes come eccesso di domanda rispetto all’offerta.

Nel 1936 pubblicò la sua opera più importante la “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”.  Secondo Keynes infatti anche in un mercato perfettamente concorrenziale, nulla assicura la piena occupazione. La domanda effettiva, infatti,  potrebbe non essere in grado di sostenere la piena occupazione in quanto una parte del reddito è destinata al risparmio, non al consumo; ma neanche all’investimento.

L’importanza del mercato della moneta

Secondo Keynes in fine non è il mercato dei capitali che determina il saggio di interesse ma il mercato della moneta.  Keynes va al cuore dell’economia contemporanea. È la moneta che media la circolazione delle merci.

Può accadere che le imprese preferiscano trattenere la liquidità, scompaginando domanda e offerta, risparmio e investimento, reddito e spesa. È la trappola della liquidità, “Il cavallo non beve”. A poco servono le politiche monetarie per quanto espansive. Solo la leva Keynesiana attraverso investimenti pubblici può innescare un circolo virtuoso e portare alla piena occupazione.

Nel 1940 pubblicò  “Come finanziare la guerra” sulle spinte inflazionistiche dell’economia di guerra e su come contrastarle. Alla fine della guerra, partecipò alle trattative di Bretton Woods, ma il suo piano non fu approvato. Prevalse il piano dell’americano White.

Il suo pensiero e il piano Marshall

Si spense nel 1946 nella sua casa nel Sussex e la sua morte non giunse inaspettata. Fu causata da problemi cardiaci in esito a infezioni batteriche che lo affliggevano da anni, all’epoca incurabili senza gli antibiotici. Per poco non vide l’apoteosi del suo pensiero attraverso il varo del piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa basata sui suoi principi macroeconomici.

Le idee di Keynes estremamente innovative confutarono la legge di Say  e il principio del laissez faire, secondo cui l’offerta crea sempre la propria domanda. Grazie a Keynes abbiamo preso coscienza della necessità e della funzione dello stato sociale ed abbiamo messo in serio dubbio il pensiero classico liberista.

Si sono introdotti nella teoria economica valori improntati alla solidarietà e alla fiducia. Abbiamo compreso che il mercato è imperfetto e crea delle asimmetrie a sfavore del cittadino. Il mercato è un importante istituto economico, ma non può essere lasciato libero, non può essere il supremo regolatore dell’economia. Occorre uno Stato regolatore che corregga le storture del mercato.

 

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