Con discreto sprezzo del ridicolo e con malcelato intento ideologico, si sono moltiplicate le richieste di manifestazioni Pro-Palestina da tenere il giorno della Memoria. E questo è grave. Ma ancor più grave è che alcune amministrazioni comunali evidentemente distratte o peggio, hanno concesso le previste autorizzazioni.
Uno schiaffo agli ebrei
Insomma, uno schiaffo vergognoso agli ebrei d’Italia da parte di chi insiste sulla equiparazione fra la Shoah e la situazione di Gaza. Una evidente mistificazione, condannata persino dall’ANPI Nazionale (a Bagno a Ripoli-Firenze non saranno molto contenti!) che non può essere ascritto solo a ignoranza ma che al contrario denota una evidente malafede di chi continua a parlare di genocidio palestinese.
C’era davvero bisogno della circolare Piantedosi?
A Roma, grazie anche all’intervento deciso della Comunità Ebraica, pare che sia stata sospesa la prevista manifestazione pro pal. Analoga sorte dovrebbe toccare a Milano anche a seguito della circolare Piantedosi che vieta le manifestazioni a favore dei palestinesi nella Giornata della Memoria.
Un intervento doveroso quello del Ministro, ma sconcerta il fatto che ve ne sia bisogno.
Milano: è ordine pubblico, ma non solo ordine pubblico
Il tema è serio e a differenza di quello che pare pensare il Sindaco meneghino, non è solo di ordine pubblico. Certo è anche un problema di ordine pubblico, se è vero che alcuni studenti hanno deciso di violare il divieto, e bene fanno questori e prefetti a intensificare le misure di sicurezza. Ma il punto vero non è questo. Quanto sta accadendo investe l’etica, la politica, il buon senso.
La posizione della Comunità ebraica di Milano
Non si può non notare infatti, come giustamente ha sostenuto il Presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi che fra gli organizzatori della manifestazione di Milano campeggiano associazioni che nella loro simbologia espongono mappe geografiche del Medio Oriente prive dello Stato di Israele. Insomma, emerge un chiaro rimando alla volontà di cancellazione degli ebrei che richiama spettri del passato che proprio il ricordo della Shoah dovrebbe esorcizzare. E invece quello che dovrebbe essere una giornata che unisce nel ricordo silenzioso, diventa una miccia per sturare la provocazione indecente di certi soggetti fortemente ideologizzati.
D’altra parte, non sfuggirà al lettore attento la estrema contraddittorietà di certe posizioni.
Come è possibile tutto ciò?
Da un lato si invoca un presunto genocidio, dall’altro, se ne rappresenta un altro a scapito degli ebrei. Dare credito e visibilità a certi soggetti è obiettivamente scandaloso e colpisce che le autorità si siano prestate a questo gioco.
Ci vorrebbe senso di responsabilità che però pare mancare anche a chi invece dovrebbe presidiare le fondamenta della democrazia e della libertà.
Ed è grave! Come è possibile che siano state concesse le autorizzazioni? Come è possibile che non ci si sia posto il problema, a livello istituzionale, dell’offesa contenuta nella richiesta di manifestare contro gli ebrei proprio il 27 Gennaio?
Lo sforzo nella ricerca risposta razionale a queste domande si scontra con l’impossibilità di trovare un fondamento logico a determinate scelte. Ne rimane una (di risposte). La più brutta, la più insidiosa eppure la più drammaticamente credibile.
E’ Antisemitismo.. nulla di più nulla di meno.
Siamo, cioè, di fronte a una forma di antisemitismo strisciante (talvolta patente) che colpisce lo Stato di Israele e gli ebrei. Un antisemitismo non palese, ma latente nella mente di molti che nelle oscure viscere del pensiero e dell’azione continuano a incolpare sempre e comunque lo Stato Ebraico. Se è colpito come il 7 Ottobre, allora se lo è meritato. Se risponde alla minaccia, allora esagera….Insomma, qualsiasi cosa accada, Israele è colpevole di qualcosa. Siamo a ben vedere di fronte all’ennesima declinazione del “ma”. Il famoso “Non sono razzista ma” diventa “Hamas ha sbagliato ma…” “Non sostengo certo i terroristi, ma…”
Il valore simbolico del “ma”
Un meccanismo insidioso perché spesso emergente persino all’insaputa di chi partorisce simili idiozie. Il “ma” in linguistica è una forma di cancellazione di ciò che viene prima della congiunzione a favore di ciò che segue. Sono processi inconsci e pericolosi che manipolano l’inconscio, quindi il linguaggio e quindi la realtà.
Nel caso di specie, dunque, quella contro gli ebrei è una forma pericolosa di antisemitismo, forse ancor più delle manifestazioni stesse (che almeno hanno il “pregio” di essere oscenamente palesi) che si insinua subdolamente nei non addetti ai lavori. E ancor più pericolosa perché riguarda a ben vedere livelli istituzionali colpevolmente distratti, quando non – a livello politico – conniventi con certe tesi deliranti.
La scusa dell’antisionismo
Insomma, un pot pourì di indecenza che tracima dalle fogne di un virus mortifero che mai si è arrestato. Virus che ha cambiato forma, è divenuto politcalliy correct sotto forma di antisionismo. Ma l’antisionismo è antisemitismo. Solo che adesso ha degli sponsor importanti, alfieri di visioni distorte che generano un humus pericoloso che attecchisce alla velocità della luce e determina un clima preoccupante.
Tutto questo è il brodo di coltura da cui origina lo stravolgimento del Giorno della Memoria.
Revisionismo della memoria. Un male da combattere
Siamo alla violenza perpetrata ai danni dell’etica, alla negazione del rispetto della memoria. Segnano il passo negazionista del superamento del valore simbolico della Shoah. Nelle intenzioni di chi cede arrendevole al meccanismo sopra tratteggiato, il 27 Gennaio deve diventare “una notte in cui tutte le vacche sono nere”. Dove i confini (e quindi i limiti) perdono di rilevanza e si confondono. Un magma indefinibile e quindi riplasmabile a uso e consumo dei nuovi opinion maker. A ben vedere si tratta di un disegno preciso portato avanti non si sa da chi, ma con uno scopo ben evidente. Oggi come ieri, colpire gli ebrei, farne nuovamente il capro espiatorio perfetto, ma al contempo privarli persino del ruolo di vittima predestinata cui avrebbero diritto, almeno il 27 Gennaio.