Il baricentro asiatico

Il baricentro asiatico

Il grande gioco in Asia ovvero la tentata conquista degli statunitensi dell’isola mondo. Gli USA, in un primo momento, hanno gettato la Russia tra le braccia della Cina con una dichiarata ostilità e utilizzando l’espansionismo della NATO verso est.

Poi, pentiti, invece di cercare la distensione con Mosca, tentano di ripetere goffamente la fortunata politica del ping pong, strategia che a suo tempo fu di Nixon e di Kissinger, dopo che la Russia si era rafforzata politicamente con la vittoria del Vietnam sugli USA

Gli Stati Uniti giocarono allora sulla rivalità tra la Cambogia di Pol Pot e dei Khmer rossi, vicini alla Cina, ed il Vietnam filo sovietico. Fu in tal modo che gli USA crearono una divisione fra sovietici e cinesi. Il piano risulta perfettamente riuscito. Deng Xiaoping ne approfittò per vincere le opposizioni interne e lanciare le riforme economiche che hanno trasformato completamente la Cina che era ancora schiava di un rigido maoismo. Gli americani di Biden, però, hanno minacciato troppo il dragone per creare fiducia come fece Nixon.

Inoltre Washington non ha niente da offrire in cambio. Intanto nell’estremo Occidente del continente asiatico, la Turchia rimane nella NATO unicamente per un opportunismo strategico e diplomatico

Dal giorno del tentato golpe, ispirato da Washington, Erdogan diffida degli USA esattamente come Pechino. Ai turchi comincia a pesare l’invadenza statunitense. Se la strategia di Kemal Ataturk era quella di modernizzare il Paese con una estrema laicizzazione, con l’occidentalizzazione forzata e nell’adottare l’ideale nazionale invece che quello imperiale, cambiando anche l’alfabeto da quello arabo a quello latino, Erdogan ha ben altre mire.

Sta rivalutando la strategia imperiale degli Ottomani, fallito il tentativo di integrazione europea

Nessuno desidera ricostituire alcun impero ma si mira a creare zone di influenza ed egemonia. Dopo il fallimento del tentativo dell’Egitto di Nasser di essere una guida di tutto il mondo arabo, la Turchia cerca di strappare questa leadership all’Iran, approfittando dell’assedio di cui Teheran è fatta segno. Erdogan rimane nella NATO unicamente per avere le mani più libere e non fare la fine dell’Iraq, altro Paese che cercava una leadership locale e che si era invece venduto per un piatto di lenticchie, dopo la promessa di Washington di premiare il Paese per la guerra contro l’Iran con l’annessione del Kuwait.

Abbracciando pubblicamente la causa palestinese ed arrivando al punto di minacciare Israele, Erdogan sta lanciando forti segnali a tutto il vastissimo mondo islamico ed anche alla Russia di Putin

Il tallone d’Achille del vecchio Sultano fu il tradizionale antagonismo con la Russia di cui approfittarono sempre gli anglosassoni e gli Occidentali in genere che poi si rivelarono i suoi principali avversari. Inoltre Erdogan ha compreso che può giocare una politica di buon vicinato con i cosiddetti Stan che sono tutte le realtà turcofone del centro Asia e al contempo, vicine anche alla Russia. Il ventre molle del blocco asiatico è l’india di Modi. Il leader indiano infatti è un nazionalista indù e, di conseguenza fortemente antistaminico per convinzioni religiose ma anche per rivalità geopolitica per l’annosa questione del Pakistan, per gli incidenti di confine a causa della regione del kashmir.

Di conseguenza come tutti i rivali dell’Islam anche Modi è diventato filo Israele

Però gli USA hanno fatto un grosso errore col golpe giudiziario in Pakistan dopo che il suo governo aveva fatto domanda di entrare nel BRICS. Ora quel ex premier è in carcere ed il nuovo governo ha ritirato la domanda. Poi il tentativo fatto da Washington di installare basi americane nello Sri Lanka ed in Bangladesh per circondare il sub continente indiano. Questi tentativi imperialisti hanno irritato non poco Nuova Delhi.

Questo mentre Putin stringe rapporti con la Corea del Nord, la Mongolia, il Vietnam, il Kazakistan, l’Azerbaigian, la Georgia e mentre Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti sono entrati nel BRICS, l’Indonesia ha fatto domanda e l’Iraq pretende insistentemente dagli USA che siano rimosse la basi statunitensi dal proprio territorio. Sembra però che gli USA pensino di avere nel Paese arabo un diritto di conquista inalienabile

Sembra proprio che gli americani facciano tante guerre apparentemente inutili, per il mondo, unicamente per installare basi provvisorie che poi diventano permanenti come hanno fatto nel Kosovo, in Montenegro, in Macedonia del nord ecc.

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