La lezione di Montanelli
Montanelli diceva che le democrazie non muoiono. Le democrazie si suicidano. Poi si dà la colpa ma a colui che le hanno seppellite. Ma come si suicidano le democrazie? Creando governi che prescindono dalla volontà popolare. Distaccando il paese legale dal paese reale. Con compagini governative estremamente deboli. Sempre tenute in scacco da piccoli gruppi di potere.
Con pochi parlamentari che imbrigliano il paese. A quel punto la democrazia niente rimpiazzata.
Dai dittatori ai tecnici
Qualche tempo fa era solito arrivare l’uomo forte. O il condottiero che manu militari, si prendeva uno stato incapace di sorreggersi autonomamente. Altri tempi .Dove l’azione prendeva il sopravvento .
Oggi esistono diversi sistemi. Magari meno cruenti, ma non per questo meno disprezzabili. Semplicemente perché il risultato finale è sempre quello di estromettere la democrazia. Annullare la sovranità popolare, nella scelta di chi debba guidare lo Stato.
Al posto di visitatori psicologica democrazia viene commissariata con capi di governo non scelti dal popolo. Che vengano chiamati tecnici o di unità nazionale, sono governi che non poggiano sulla volontà degli elettori.
Questa è una violenza alla democrazia.
Commissariati da undici anni
Il 16 novembre 2011, divenne presidente del consiglio Mario Monti. Per colpa di Gianfranco Fini, vende liquidato l’ultimo governo eletto democraticamente dagli elettori. Il terzo ed ultimo dell’ex cavaliere.
Quindi ebbe inizio la serie dei governi tecnici.
Prima il professore, ex rettore dell’Università commerciale Bocconi. Poi le curiose elezioni del 2013. Dov’è il candidato del centrosinistra era Bersani, il centro-destra punta ancora su Berlusconi ed emerse per la prima volta molto forte di Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.
Risultato? La mediazione tra la sinistra, centristi e Forza Italia produsse Enrico Letta.
L’attuale segretario del Partito Democratico, venne poi rimpiazzato dal rampante Matteo Renzi. Che non si era neanche presentato alle elezioni. Anzi era stato sconfitto alle primarie del PD da Pierluigi Bersani.
Liquidato Matteo Renzi, un rottamatore rottamato della politica, venne nominato Paolo Gentiloni. Anche lui nominato come gli altri, prescindendo dalla sovranità popolare, da deputati e senatori nominati tramite liste bloccate.
Poi Conte, anche lui neppure candidato alle elezioni. Ed in fine Mario Draghi.
La fine della rappresentanza
L’organo di garanzia è il Capo dello Stato. Anche quello viene eletto dal parlamento . Sei abbiamo avuto due presidenti della Repubblica rieletti. Da parlamentari nominati in liste bloccate dalle segreterie di partito.
Due presidenti che ufficialmente avevano richiesto di non essere rieletti. Che i partiti hanno dovuto pregare di restare. Praticamente una politica che si è dimostrata anche incapace di generare alternative.
Frammentazione aumentata
Le liste bloccate, inopinatamente introdotte dal centrodestra, e tranquillamente mantenute dal centro-sinistra, si sono durate addirittura inutili. Non soltanto sono state incapaci di produrre governi stabili.
Ma ancora peggio, illuminati neanche sono più sodali e fidelizzati.
I partiti subiscono continue scissioni. L’unico risultato delle liste bloccate, è l’introduzione di una marea di mediocri. Nella speranza che siano incapaci di fare le scarpe al segretario.
Chi seppellirà definitivamente la nostra democrazia
Il triste compito di porre una pietra tombale sulla democrazia italiana, sembra essere affidato a Mario Draghi. Il tutto solo ed esclusivamente perché in molti auspicano una sua permanenza .Ma non la sua permanenza dove è l’attuale Presidente del Consiglio si cerca una maggioranza davanti agli elettori.
Presentandosi alle elezioni politiche, una sua formazione e con il suo programma. Gli ambienti della finanza internazionale, l’Europa e molti autorevoli quotidiani si augurano semplicemente che non ci sia una maggioranza Chiara punto per cui il Parlamento sia costretto a mantenere Mario Draghi.
Praticamente la politica ancora incapace di dare risposte. Con una politica che da oltre un decennio, non si affida alla sovranità popolare, le speranze si riducono. Se non è una sepoltura definitiva possiamo parlare di coma praticamente irreversibile.
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