Il Caos Mediorientale 

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Il Caos Mediorientale

La crisi del Medio Oriente e la destabilizzazione di tutta quella vasta area, ha origini lontane.

L’inizio di tutto risale addirittura al 1916 con uno storico accordo passato alla storia come l’accordo Sykes-Picot ma che  ufficialmente si chiamava accordo sull’Asia Minore. Il trattato era segreto ed era stipulato fra il Regno Unito e la Francia

Già si poteva intuire la volontà di emarginare, anche in altri settori, l’Italia in quella che venne denunciata come la vittoria mutilata. Sappiamo che il governo italiano ricambiò della stessa moneta, passando armi alla resistenza turca di Kemal contro greci ed inglesi, durante l’occupazione post bellica dell’intesa.

Ancora a guerra in corso le due potenze europee si accordavano per spartirsi le spoglie dell’impero ottomano in vista di una futura e prevedibile sconfitta turca.

Notiamo che l’Inghilterra mirava ai territori di una sua tradizionale ex allenata

In effetti l’alleanza fra Ottomani e britannici era nata in altri tempi dal fatto notorio delle ambizioni Russe, strategia degli Zar che miravano da tempo agli stretti verso i mari caldi, i quali erano in mano turca. San Pietroburgo attendeva che il malato d’Europa fosse ancora più debole per impossessarsene. Questa la ragione per cui la Turchia era da sempre alleata della nemica storica della Russia, l’Inghilterra.

Questa alleanza però ebbe termine quanto la Russia si alleò con Francia ed Inghilterra.

A quel punto la Turchia fu costretta, suo malgrado, ad avvicinarsi alla Germania, potenza emergente nello scacchiere europeo.

I rapporti di Berlino con gli Ottomani non erano nuovi e risalivano si lavori per la ferrovia Berlino Bagdad

Così facendo gli Ottomani divennero uno degli obiettivi privilegiati degli inglesi che volevano allargare i propri possedimenti coloniali, in special modo nel Mediterraneo per ridimensionare l’egemonia italiana in tale area. L’anno successivo, nel 1917, il ministro degli esteri inglese Arthur James Balfour, firmò una dichiarazione con il rappresentante più importante della comunità ebraica britannica, Lord Lionel Walter Rothschild, con la quale il Regno Unito si impegnava a favorire la costituzione di un focolare nazionale ebraico in Palestina, una volta presa agli Ottomani.

La dichiarazione era l’inizio della collaborazione col movimento sionista. ideologia non ancora affermata e a quel tempo in minoranza nel popolo ebraico essendo in quel periodo un movimento ritenuto ostile alla tradizione del rabbinato

Con questo atto gli inglesi cercarono di ottenere come contropartita l’appoggio di determinati ambienti economici statunitensi ed il controllo della stampa di quel paese, utile per esercitare pressioni, sia sul presidente statunitense, sia per formare un’opinione pubblica, al fine di mettere fine all’ isolazionismo. A  questo avrebbe contribuito soprattutto la grande stampa statunitense utile a modificare l’atteggiamento di un’opinione pubblica da sempre restia ad avventure oltreoceano.

Delle trattative erano già intercorse

Infatti pochi mesi prima il Presidente Wilson aveva già fatto al Congresso un discorso che socchiude la porta ad un possibile intervento. Disse semplicemente che il mondo doveva essere reso sicuro per la democrazia. Con queste scarne e criptiche parole Wilson dava agli Stati Uniti un ruolo ed una missione nel mondo. Era lo stesso anno in cui gli Stati maggiori tedeschi, con l’intermediazione del banchiere Parvus, agevolarono il viaggio di Lenin in Russia dopo la rivoluzione di febbraio, con la speranza che facesse uscire la Russia dal conflitto.

Finita la guerra, la pace di Versailles, come precedentemente stabilito a tavolino, assegnò la Palestina a Londra e l’impero ottomano scomparve insieme ad altri tre imperi europei

Nella speranza di guadagnarsi l’indipendenza, i palestinesi avevano lottato contro l’impero ormai morente ma fu tutto inutile. Gli inglesi si impadronirono della Palestrina e mantennero la promessa del focolare dell’ebraismo fatta con gli esponenti sionisti.  La Germania oltre alla sconfitta fu traumatizzata dall’atteggiamento delle grandi lobby ebraiche.

Infatti fino al 1916 il Reich guglielmino era considerato il punto di riferimento dell’ebraismo internazionale

Uno scrittore francese di sentimenti monarchici, Charles Maurras, infatti si dichiarava antisemita in quanto antidedesco. L’ebraismo internazionale, da tempo, si appoggiava alla Germania in modo funzionale perché la Germania era potenzialmente rivale della Russia zarista, ritenuta dagli ebrei la vera nemica in quel tempo, a causa dei passati pogrom e di tutta una politica ostile.

In Palestina intanto iniziarono migrazioni in massa già dagli anni venti e si creò un fondo monetario di importanti banche al fine di acquistare grandi appezzamenti di terreni dai ricchi latifondisti palestinesi, i quali per cupidigia non si resero conto di provocare il disastro per i propri connazionali e per il Paese.

Nel 1936 scoppiò una nuova rivolta

Tutto era iniziato con uno sciopero che era presto diventato generale e seguito da attentati. La rivolta proseguì e riprese vigore nel 1939. I palestinesi avevano formato delle milizie armate e insorsero contro gli inglesi con vere battaglie.

Dovette combattere anche contro le milizie ebraiche dell’Haganah che si erano costituite per dare man forte alle truppe di Sua Maestà. Questi combattimenti passarono alla storia come la grande rivolta araba e fu il cemento del futuro nazionalismo arabo.

Sappiamo che l’Europa venne travolta da una nuova guerra a carattere mondiale e che durante tale guerra molti ebrei europei subirono pesanti persecuzioni da cui però uscirono psicologicamente più determinati

Anzi, alcuni intellettuali hanno notato che l’ebraismo tradizionale si era molto indebolito dal XIX secolo, venendo a contatto con la cultura laica europea, basti pensare a uomini di cultura come Marx, Freud, Lombroso e tutta l’intellettualità ebraica laica, illuminista, positivista, progressista. Proprio la persecuzione  avrebbe rafforzato il legame degli ebrei basato più sulla persecuzione che sulla fede religiosa tradizionale.

In seguito, in base ad un piano di spartizione proposto dall’assemblea ONU e respinto dai Paesi arabi, nel 1948 David Ben Gurion proclama autonomamente il la nascita dello Stato di Israele che darà inizio per reazione alla prima guerra arabo israeliana e che sarà la prima di una lunga serie

Il resto è storia contemporanea per poi diventare cronaca di questi giorni. Da queste convulsioni mediorientali gli europei non si possono tirare fuori come fossero estranei a tali vicende come abbiamo osservato.

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