Il caso “sindaco di Firenze”, un affare nazionale
Firenze al centro della politica nazionale. Lo strappo della Del Re arriva direttamente nelle stanze del Nazareno. Ed ha gli effetti di una dirompente deflagrazione.
Le mancate primarie fiorentine per il primo cittadino di Palazzo Vecchio coinvolgono anche i palazzi di Roma e rischiano di creare forti disequilibri all’interno di un partito, il PD, che sta subendo in ogni luogo della penisola abbandoni e distacchi. È di questi giorni l’eco dell’allontanamento di tesserati PD in Sardegna pro Soros, inviso dai vertici del partito.
Nel frattempo, la ex-assessora all’urbanistica Del Re, defenestrata a marzo scorso da Nardella per “dissidi con il progetto della tramvia”, va avanti spedita e sicura
Ha gia’ creato un gruppo proprio con altri tre consiglieri e ha già ufficializzato la presenza di una sua lista alle prossime elezioni del 9 giugno. Uno strappo, a detta della bionda consigliera, “sofferto quanto inevitabile” . E ha già preannunziato che non rinnoverà la tessera del PD nel 2024. I mancati voti della Del Re peseranno non poco per i Dem fiorentini. Alle precedenti elezioni del 2019 Cecilia Del Re è stata la più votata con 2697 preferenze, seguita proprio dalla futura candidata a sindaco del PD , Sara Funaro che di preferenze ne aveva prese solo poco più di 2000.
Ma oltre a implicazioni di natura elettorale che la scissione comporterà nella futura maggioranza di Palazzo Vecchio, l’uscita della Del Re crea non pochi problemi per la gestione degli ultimi mesi della Giunta Nardella. Adesso il sindaco puo’ contare solo su 18 consiglieri, il minimo per far approvare le delibere, senza neanche poterle rendere immediatamente esecutive perché di voti in questo caso ne servono 19.
Basta un colpo di tosse di un consigliere e Nardella si trova in difficoltà
Ma nel salone del duecento, sede prestigiosa del Consiglio comunale fiorentino, serpeggia un’ altra domanda. Esiste ancora una maggioranza? I dubbi sulla tenuta di Nardella provengono dalle esternazione di un illustre ex- inquilino di Palazzo Vecchio. Matteo Renzi, dalla “sua” Firenze, non perde l’occasione d’oro di imbeccare il PD. Lancia il guanto di sfida in particolare a Elly Schlein. Renzi, deciso e risoluto, affonda il coltello affermando che: “se la sinistra perde Firenze, Elly deve lasciare il Nazareno”. E ad oggi che la sinistra perda nel capoluogo toscano è piuttosto probabile. Le prospettive sono tutt’altro che positive e l’agitazione nei vertici cittadini dei Dem palpabile.
Firenze è sempre stata un baluardo della sinistra
L’egemonia del PD non è mai stata messa in discussione. Tuttavia il masochismo, come lo ha definito ironicamente Renzi, iniziato dalle elezioni politiche del 2022 da Letta e perpetuate dalla Schlein, non fanno ben sperare in un risultato positivo. La campagna elettorale è tuttavia ancora lunga e un cambio di direzione sempre probabile ma per i sostenitori del PD le primarie andavano comunque fatte.
I gazebo elettorali sono sempre stati un “marchio” che distingueva la denominazione “democratica” all’ interno del partito
A complicare la strada di Nardella e di Sara Funaro ci si è messa anche la Fiorentina. Il direttore generale Joe Barone ha invitato a non votare per Nardella e ciò che rappresenta, in quanto “ha danneggiato la squadra di calcio cittadina e il movimento viola”. E il fatto che Nardella se ne vada è visto come una vera e propria liberazione.
Nonostante in riva all’Arno Elly Schlein prenda schiaffi da tutte le parti, la segretaria PD tira dritto
Forse al momento sta sottovalutando le criticità. Tuttavia il rischio di un fallimento che parte dalla città rinascimentale e arriva ai colli capitolini potrebbe essere al momento molto, ma molto 1 probabile.
Anche e soprattutto per lei.
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