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Sono tutti davanti alla televisione, parlamentari e ministri del Movimento 5 stelle. Vogliono ascoltare le parole di Matteo Renzi dal salone delle Feste del Quirinale. Ma quando l’ ex rottamatore ha finito, e dopo mezz’ora di discorso saluta i cronisti, la sensazione che prende allo stomaco i grillini non è piacevole. È un misto di ammirazione e sconforto. «Ci ha lasciato il cerino in mano», «siamo sotto scacco», e così le chat interne esplodono, i telefoni iniziano a squillare. Una frase di Renzi, più di ogni altra, gli fa capire di essere spalle al muro: «Abbiamo sentito parole su di noi al limite dell’insulto – dice Renzi -. Vogliamo sapere dalle altre forze se ritengono Italia Viva parte o non parte della maggioranza. Rimettiamo la valutazione a chi in queste settimane ha messo veti su noi».
Il senatore di Rignano sta parlando di loro e un minuto dopo, nel caos che si solleva all’interno del partito, i vertici del Movimento vengono raggiunti dalle telefonate dei big del PD, dal segretario Nicola Zingaretti al vice Andrea Orlando, da Dario Franceschini ad Andrea Marcucci.
Ognuno di loro batte su un unico tasto: «Quando parlerete con il Capo dello Stato, non alzate nessun muro su Renzi o salta tutto». Ma il capo politico, Vito Crimi, ha già capito che sarà costretto a capitolare: oggi il Movimento dovrà far cadere il veto su Renzi. Solo in questo modo Sergio Mattarella potrebbe decidere di affidare l’ incarico a Giuseppe Conte.
Un momento che potrebbe però arrivare dopo un mandato esplorativo a figure di mediazione, come Roberto Fico o Luciana Lamorgese, o dopo un secondo giro di consultazioni.
Trappola di Renzi per fare fuori Conte
L’incarico esplorativo potrebbe però trasformarsi in una trappola di Renzi per tagliare le gambe a Conte. Per questo, nel magmatico mondo grillino c’ è chi vorrebbe tentare una prova di forza, tenere alzato il muro davanti al senatore di Rignano e provare a spaccare Italia viva.
La tentazione prende anche qualche nome di peso del partito, ma in gioco c’è il futuro del premier, perché chiudere ogni spiraglio al senatore di Rignano si tradurrebbe in un definitivo indebolimento di Conte. Lo sa bene Luigi Di Maio che spiega, a chi vorrebbe fare il duro e puro, i rischi di un’operazione alla vecchia maniera pentastellata.
La strada per uscire dalla crisi, a quel punto, proseguirebbe nel buio totale. E se davvero il Movimento vuole dare una chance al presidente del Consiglio, la direzione tracciata da Renzi è l’unica possibile. I parlamentari M5S, dopo aver preso atto del vicolo cieco in cui sono finiti, si scatenano nelle chat interne, imbestialiti con i vertici del partito. «Avremmo dovuto capirlo prima, condividere la linea, e non trovarci a un giorno dalle consultazioni già appiattiti sulle posizioni di palazzo Chigi in questo “mai più” a Renzi», attacca un senatore.
Nel mirino finiscono Crimi, Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Barbara Lezzi, chiunque abbia tuonato il suo «mai più con Renzi».
5 stella spaccati
Ma il Movimento è spaccato, non ha una leadership legittimata. È partito di maggioranza relativa in Parlamento eppure esce sopraffatto dallo scontro con un partito che conta solo 18 senatori. Si scommette sul fatto che molti di questi «mai» prenderanno sfumature diverse e al momento della fiducia, se mai arriverà, solo pochi di loro potrebbero decidere di tenere il punto.
Ma ormai nessuno tiene più le briglie del Movimento, le volontà dei senatori sono imprevedibili. E se in troppi decidessero di mettersi di traverso, l’ipotesi più probabile sarebbe quella di un governo istituzionale.
Tra i grillini gira da giorni il nome della presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia: tema che li divide ulteriormente. Alcuni sono favorevoli. Ma sarebbe un governo che imbarcherebbe Forza Italia, forse la Lega. «Non potremmo subire la sconfitta con Renzi e sederci anche al tavolo con Berlusconi», ammettono dai piani alti del partito. Questa preoccupazione è largamente condivisa dai vertici, compreso Di Maio, perché vorrebbe dire la fine politica del Movimento.
Fonte: lastampa.it F.Capurso e I. Lombardo
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