Il Conflitto Russia-Ucraina, un conflitto “per procura”

conflito

Il Conflitto Russia-Ucraina, un conflitto “per procura”

In ogni parte del globo si auspica al “cessate in fuoco “in Ucraina.

Ultimo in termine di tempo è stato il neo eletto premier filorusso Robert Fico, che come da previsione delle vigilia, ha vinto la scorsa domenica le elezioni in Slovacchia. Il Paese balcano si è svegliato all’indomani politicamente più vicino all’Ungheria sovranista di Orban.

Fico, alla prima conferenza stampa come premier, esprime parole rassicuranti verso i partner europei (“continuiamo a far parte dell’UE”), ma è certo che i missili di difesa aerea e jet da combattimento che il precedente governo slovacco aveva inviato all’inizio del conflitto, non verranno più mandati a Kiev. “Mai più armi all’Ucraina” ha dichiarato deciso Fico.

Nel complesso scacchiere internazionale, anche gli Stati Uniti stanno modificando le loro visioni politiche verso il conflitto ucraino al fine ”di evitare una guerra senza fine”, come dichiarato dal deputato dell’Ohio al Parlamento di Washington Warren Davidson la scorsa settimana. Davidson, del partito repubblicano, è stato il primo firmatario della “Define the Mission act”, una sorta di vademecum che mira a fornire al popolo americano le linee guida dell’amministrazione Biden nel conflitto con la Russia.

Le strategie elencate nel documento appaiono chiare, nette e precise

La sensazione è di trovarsi di fronte ad una guerra “per procura” contro la Russia, una sorta di “terza guerra mondiale” occulta, non dichiarata, per timore di conseguenze belliche ben più gravi e irreversibili.

E’ inutile girarci intorno. La storia insegna che, ammantate da problematiche ideologiche, le guerre nascono e muoiono solo per stretti e biechi motivi economici. Ogni guerra comporta un costo, in termini umani e distruzione di beni, ma soprattutto per le spese finanziarie che le operazioni militari comportano. Gli aerei, i carri armati , le armi, le munizioni, i droni e tutto l’apparato che sta nelle retrovie, hanno alti costi in esborsi monetari .

ll segretario generale della Nato per gli investimenti alla difesa, Camille Grad, ha lanciato l’ allarme sui costi della guerra Ucraina, costi che stanno influendo sui conti pubblici dei Paesi che “per procura” intervengono al fianco di Kiev . Se i primi tempi sono stati inviati munizioni e armi vetusti, stoccati da tempo in vecchi e polverosi arsenali, siamo arrivati al punto che ulteriori invii rischiano di intaccare le riserve. E quindi di diminuire le difese dei Paesi “donatori”.

Solo le perdite di aerei da guerra e carri armato si stima abbiano “bruciato” qualcosa come 50 miliardi di dollari

Troppo, anche per Paesi, come Russia e Stati Uniti che finora non hanno avuto mai avuto seri problemi finanziari.

Si sta già pensando alla ricostruzione dopo la guerra. Sicuramente potrebbero esserci benefici economici che la fine della guerra porterà. In Crimea e Dunbass c’è da ricostruire tutto, case, scuole, ospedali, strade, ponti, proprio tutto. Una ricchezza che fa gola e che è stata quantificata per difetto in 750 miliardi di dollari.

Danni ben più rilevanti sono previsti inoltre dalle previsioni di crescita esponenziali del prezzo del grano.

L’Ucraina è da sempre il granaio dell’Europa. Immense aree coltivate a grano grandi quasi quanto la Toscana, offrono al mercato delle derrate ingenti quantità di frumento.

E’ adesso il caro pasta e pane che preoccupa oltre al caro gas. A gennaio 2022 i prezzi di penne e spaghetti erano balzati a un + 12,5%. La tendenza è che il prezzo potrebbe salire ancora fino addirittura del 30%. Il problema del caro grano non comporterà solo problemi per l’import ma ci saranno conseguenze anche sull’export. Il rincaro potrebbe avere delle ricadute in tutto il settore della produzione industriale alimentare italiana.

Questa guerra al momento non conviene più a nessuno. Eppure le prospettive sono ancora di un lungo scenario di guerra , una sorta di conflitto “congelato”, che potrebbe finire con un cessate il fuoco o un armistizio. Il conflitto -si presuppone – rimarrà purtroppo assolutamente irrisolto e dunque focolai apparentemente assopiti potrebbero riprendere vigore successivamente in qualsiasi momento.

Ma adesso, oggi, in questo momento, l’augurio di un “cessate il fuoco” è più vivo che mai.

Leggi anche: A 50 ANNI DALLA GUERRA DEL KIPPUR: IL CONFLITTTO CHE CAMBIO’ IL MEDIO ORIENTE

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version