Il presidente del consiglio Giuseppe Conte è un vero statista, infatti non fa rutti. Ha un grande senso della sua carica, infatti veste da Caraceni. Ha un alto senso delle istituzioni, infatti si fa la riga e si tinge i capelli di blu, come le auto ministeriali. Conosce il protocollo e le norme, infatti porta la pochette nel taschino. È un gagà istituzionale. Rispetta la Costituzione, infatti non usa la Carta quando va in bagno e se deve cambiare partner si fa un bidet ideologico per evitare contaminazioni. E comunque non usa la stessa faccia usata col partner precedente; attiva quella di scorta, situata nella parte posteriore.
Conte è un notabile, un gentiluomo di Stato, ha garbo diplomatico e stile istituzionale, infatti non mangia con le mani e non dice buon appetito quando si siede a mangiare, sa che non è bon ton. Quando passa dal pranzo coi leghisti alla cena coi tardo-comunisti non lascia la poltrona di capotavola nell’intervallo per forte attaccamento allo Stato e alto senso della responsabilità; ma aspetta il cambio dei commensali presidiando fermamente la tavola. Però sostituisce il tovagliolo per igiene e buon gusto. Pranza con osservanza delle leggi e del galateo, saluta ospiti e camerieri col sorriso prestampato a Palazzo Chigi e nel piatto lascia pure “il morso della creanza” come si usa da noi al sud per non dare l’impressione che sia un morto di fame.
Giustamente Trump lo ha chiamato Giuseppi perché ce ne sono almeno due di Conti: il Giuseppe che reggeva il moccolo a Salvini e il Giuseppe che si è messo con la sinistra. Ma i giuseppi non sono solo due. Conte è trumpiano con Trump, merkeliano con la Merkel, junckeriano con Juncker, macroniano con Macron, matteosalviniano con Salvini e matteorenziano con Renzi; non fatelo incontrare con Matteo Messina Denaro, perché rischieremmo grosso.
Il premier Conte nacque in un paese che non a caso si chiama Volturara; nella sua matrice natale era dunque già scritta la voltura e il voltafaccia. Il professor Conte è politicamente corretto, infatti si rivolge al commensale Zingaretti chiamandolo Nomadetti, per non offendere i rom. Definisce la sua svolta politica come una forma di transessualità politica, e in quanto lgbt è ammessa nel codice deontologico politically correct. Per garantire che per formare il nuovo governo non si accoppierà con la sinistra radicale di Leu, userà l’utero in affitto del Pd. Lo presenterà ai laici come un caso di maternità surrogata e ai cattolici come un prodigio di immacolata concezione.
Sui porti chiusi o aperti ai migranti ha trovato una soluzione di mediazione tra il primo Conte subleghista e il secondo Conte subsinistro: si potrà entrare nei porti ma solo dopo le 18, come per la Ztl. Dalle 6 di mattina i porti torneranno chiusi. Porti double face, come il premier e i decastellati (le prime cinque stelle se le giocarono con la Lega).
Conte è un vero aristocratico, come dice il cognome, lo faranno Marchese di Scilla e Cariddi, giacché salta tra le sponde come un traghetto; o Arciduca di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, l’una gialloverde, l’altra giallorossa. Come i veri nobili sa cavalcare le giumente padane e pidine, tenendo il piede in due staffe.
Conte ha un’indole democristiana, corrente Fregoli, ascendente Zelig, populista in fase di rodaggio a Palazzo Chigi, poi sovranista per contratto, ora progressista per senso dello Stato, ed è pronto a diventare nel tempo anarchico insurrezionalista, monarchico legittimista, papalino e ateo, secondo l’occorrenza. Riesce a essere bergogliano senza smettere di essere devoto alla sua antitesi, San Padre Pio, un santo vero, mistico e medievale in pieno novecento. Da ragazzo Conte era un fan dei Camaleonti, come si può vedere.
Per il professor Conte un vero statista non sacrifica la realtà alle sue idee, ma si adatta, è duttile, liquido, proteiforme. Ha in procinto di scrivere un romanzo autobiografico intitolato “La porta girevole”. Giurista ordinario e spergiurista straordinario, Conte è salutato da giorni come un Garante Costituzionale Illuminato, un Grande Statista. Il Conte di Cavour. Da giorni è in atto una riabilitazione clamorosa di quello che fu salutato come marionetta, burattino, sbeffeggiato fino a ieri dai suoi alleati e fan di oggi come servile vice premier dei suoi vice.
Il professor avvocato Conte è uno che si sacrifica per la causa; ma le cause cambiano e lui da avvocato le difende tutte, basta onorare la parcella. Che poi consiste nel pagargli l’affitto dello studio, a Palazzo Chigi. È un professionista, lui, mica una escort. Ma lui sostiene che la politica è mediazione e come dice Bergoglio deve costruire ponti: così lui è diventato Giuseppe Ponte, alias il Conte girevole.
P.S. Scusatemi il cazzeggio ma non riesco a prendere sul serio la situazione che si è creata e i suoi protagonisti e non ho più voglia di analisi e valutazioni politiche; mi sento a disagio, vorrei occuparmi della Groenlandia o del sesso degli angeli.
MV, La Verità 1° settembre 2019