Il convitato di pietra fra Joe e Donald

Donald

Il convitato di pietra fra Joe e Donald

Ma Joe è sempre piu solo.

Chi è o chi sarà? E  sarà davvero quello rappresentato metaforicamente nell’uso comune?

Secondo Treccani, il convitato di pietra nel linguaggio giornalistico, è una presenza incombente ma invisibile, muta, e perciò inquietante e imprevedibile, che tutti conoscono ma che nessuno nomina.  Questa figura trae origine dal Don Giovanni in cui il protagonista, trovandosi al cospetto della statua del Commendatore, da lui ucciso in precedenza, per scherno la invita ad un banchetto…e la statua risponde accettando l’invito e presentandosi all’appuntamento!

Ma il convitato potrebbe  anche trasformarsi in un essere positivo, utile e vantaggioso,  che salverebbe capra e cavoli.Tanti nomi, tante donne

Ma Il presidente Usa, nonostante le varie gaffes o lapsus, come lui stesso  li ritiene, insiste nella sua determinazione testarda, attribuendo gli errori di linguaggio nonchè la sua instabilità fisica al super lavoro e allo stress degli ultimi giorni nell’organizzazione dell’incontro NATO: «Per me orari massacranti, mentre Trump giocava a golf. Kamala Harris ha le competenze per essere presidente. Farei un altro esame neurologico se il medico me lo chiedesse. Gli alleati europei mi dicono di vincere le elezioni».

In effetti  alcuni alleati l’hanno immediatamente difeso: «Capita a tutti di avere un lapsus», ha detto Macron

E Giorgia Meloni: «L’ho visto bene, un vertice ben organizzato e concreto». E lo stesso Biden ha voluto rassicurare sulle sue condizioni di salute: «Ho già fatto tre intensi e significativi esami neurologici e dicono che sono in buona forma. Nessuno mi chiede di fare un nuovo test, ma se il mio medico me lo chiedesse, non mi opporrei». 

In tutta franchezza se fosse davvero affetto da una patologia degenerativa, farebbe una gran pena ma non potrebbe e dovrebbe assumersi un ruolo come quello che lo attenderebbe se venisse eletto

Durante la conferenza stampa,  ancorché dopo  avere dato  risposte convincenti su molti temi di politica estera  Biden ha definito, senza correggersi, «vicepresidente Trump» anziché Kamala Harris.  E al  rivale per la Casa Bianca che tramite social lo ha deriso: «Bel lavoro, Joe!». Risponde sui social: «La so la differenza. Una era procuratrice, l’altro è un criminale».

 Insomma, si vogliono molto bene

 Vero è che Il presidente è arrivato a questa conferenza stampa in  grande difficoltà, oppresso  da una parte del suo partito  che lo invita a ritirarsi dalla corsa per un secondo mandato, ma determinato a prendere   tempo  e  di fatto rendere il ritiro impossibile, visto che ci sarebbero solo poche settimane per scegliere e votare il successore. Infatti   sostiene  infatti di  essere qui  qui per finire il lavoro. “Sono determinato a correre. Sono certo di poter battere Trump una seconda volta, lui non fa nulla, gioca a golf”.

Ma Joe è  sempre più solo.  I divi  di Hollywood e i grandi donatori tentennano e,  durante la  raccolta fondi di giugno,  George Clooney non è stato l’unico a notare segnali preoccupanti nel presidente degli Stati Uniti.  La Cnn  addosserebbe la colpa al cerchio magico di difesa  che circonda chi sembra ormai indifendibile, di cui avrebbe nascosto le reali condizioni. Piuttosto gravi.

Dopo l’intervento sul New York Times con cui l’attore ha chiesto apertamente a Biden di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca, emerge  l’irritazione dei vertici Democratici, tenuti all’oscuro,  dopo le  perplessità  emerse già la sera dell’evento  di Los Angeles, dove Biden  era arrivato  dall’Italia, sede del G7. Stanco.

Lui insiste addebitando alla stanchezza il suo comportamento, fisico e  neurologico

Ma, nonostante la comprensione verso un uomo vecchio, non è accettabile la sua determinazione e testardaggine,  spesso  tipica dell’età avanzata,  nel voler fare quel che non può più fare. Tanto meno il Presidente di una delle più grandi nazioni che hanno parte del mondo in mano.

Il duello televisivo con Trump,  personaggetto altrettanto  inquietante, imprevedibile   e forse pericoloso,sebbene per motivi diversi, il 27 giugno, ha fatto esplodere il caso e seminato allarme

Mentre La tensione interna al partito  si era alzata  con i percorsi preordinati adottati a Washington, e la scelta prefissata di chi doveva fare le domande, e l’indicazione sui fogli  che il Presidente  avrebbe dovuto seguire.

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