Prolungamento dello stato di emergenza e Governo Conte sotto inchiesta con oltre duecento denunce presentate alla Procura di Roma. Nonostante ciò, la martellante propaganda mediatica sull’imminente ritorno del Covid è appena ricominciata e difficilmente al vedremo cessare. Insomma, all’orizzonte si prospetta un autunno davvero caldo. In questo strano contesto si inserisce perfettamente “Coronavirus: fine della globalizzazione”. Edito dalla collana “fuori dal coro” de il Giornale ed uscito qualche mese fa in pieno lockdown, il libretto aveva già delineato le conseguenze a cui saremmo andati incontro.
Il libro
Marco Gervasoni e Corrado Ocone, partendo dall’emergenza Coronavirus, espongono una interessante analisi circa i futuri scenari geopolitici. La crisi, infatti, ha fortemente colpito nelle sue fondamenta l’ideologia globalista. Quest’ultima, distinguendosi dal concetto di globalizzazione inteso quale evento di carattere storico, si sta sgretolando di fronte agli avvenimenti della realtà: le nazioni, l’amor di patria, i confini, la comunità sono improvvisamente tornati in auge.
La fine della globalizzazione
Gervasoni e Ocone esprimono una prospettiva valoriale comune, la critica alla società liberal-libertaria. Gervasoni tratteggia con chiarezza le cause della fine della globalizzazione e del fallimento del globalismo mettendo in luce le virtù della nazione, della comunità e del ritorno alle radici. Ocone, invece, enuncia tutte le conseguenze (psicologiche, individuali, sociali, culturali) derivanti dall’insicurezza dovuta al virus. Rifacendosi alla tesi sulla biopolitica di Focault, l’autore mette in evidenza come il fine della politica sia sempre stato quello preservare la vita dei cittadini. Con l’avvento della globalizzazione, tuttavia, il compito dello Stato di garantire ogni tipo di sicurezza è venuto meno. A tal proposito, calza a pennello l’osservazione di Gervasoni secondo la quale, di fronte alla paura, il cittadino risulta essere molto più disposto a cedere la propria libertà al leviatano senza battere ciglio.
La soluzione nazionalconservatrice
Gervasoni, secondo la visione nazionalconservatrice, sostiene la necessità di un governo di salute pubblica al quale dovrebbero partecipare, senza perdere le proprie specificità, i sovranisti e i nazionalconservatori. In tal senso, i rischi non mancherebbero. Nel prossimo futuro, qualora si dovesse ritornare alle urne, l’elettore potrebbe premiare chi già si trovava al governo della Nazione. Questo perchè Conte ed i suoi, in qualità di rappresentanti istituzionali, verrebbero riconosciuto come i salvatori della Patria.
L’alternativa liberale
Ocone, invece, propone la visione liberale classica fondata sul realismo politico e il senso della storia. L’autore ci tiene a sottolineare come essa sia stata distorta dall’avvento della globalizzazione. Da un lato, per mezzo della “destra” liberista sancendo la supremazia del mercato sulle scelte politiche. Dall’altro la mediante “sinistra” liberal imponendo l’egemonia culturale del politicamente corretto. Per queste ragioni, con la cosiddetta alternativa liberale, Ocone auspica la fine della globalizzazione ed il conseguente ritorno alla nazione ed alla comunità.
Ocone e Gervasoni cercano di delineare un’analisi circa la crisi della globalizzazione di fronte all’emergenza Covid. Le soluzioni prospettate da entrambi, seppur discutibili sotto alcuni versi, tratteggiano un quadro interessante che consente al lettore di formarsi un parere differente rispetto alla tradizionale vulgata.
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