Il degrado della materia nel mondo moderno
Si è verificata, in passato, una drammatica frattura nella visione dell’ordine naturale delle cose, un’interruzione della continuità della tradizione che ha investito determinate culture a noi vicine.
L’uomo ha iniziato a causa di quel mutamento di prospettiva a disprezzare tutto ciò che rappresentava la materia, il mondo della fisicità, l’esteriorità ed anche la natura che da sempre circonda ogni essere vivente
Mutamento culturale che ha provocato lo svilimento della stessa fisicità. Da quel momento la nuova concezione è arrivata addirittura a disprezzare ed a temere, di conseguenza, anche la figura della donna che ha da sempre rappresentato il simbolo plastico di quella fisicità e del desiderio di ogni uomo verso il mondo sensibile e la materia che ogni donna rappresenterebbe.
Questa è la ragione per cui da un certo momento, la donna è stata vista unicamente come tentazione e si è cercato di occultare la sua figura come avesse in sé qualcosa di maligno
Da questa conclusione si è arrivati facilmente a criminalizzare il corpo femminile anche a causa di uomini che vedevano in ogni donna unicamente una fonte di piacere a cui dissetarsi. Da sempre, possiamo osservare, che nelle rappresentazioni di ispirazione controriformista delle Vanitas sono state raffigurate unicamente figure femminili.
La donna, in altri tempi, era stata creduta legata alla terra ma in un’accezione estremamente positiva. Nelle figure archetipiche e mitiche, la figura femminile la vediamo presiedere alla nascita, alla morte, all’amore, al nutrimento, cioè al ciclo vitale nella sua interezza
I due archetipi femminili principali sono la rappresentazione della maternità, cioè la donna vista come colei che assiste ogni uomo nel momento in cui si affaccia al mondo, alla vita e la rappresentazione della pietà, la donna che accompagna ogni uomo al varco dell’uscita dalla stessa esistenza, chiudendo il ciclo.
La più antica dea femminile dell’amore, la dea Sumera Inanna, soggiornerà addirittura agli inferi compiendo una catabasi, un viaggio nell’oltretomba, la prima rappresentazione di comunione degli opposti. Inoltre, dobbiamo tener conto che nell’antichità, ogni albero, ogni corso d’acqua, ogni bosco, ogni lago ed anche ogni montagna, tutte le espressioni della natura ed ogni elemento ritenuto vivo, risultava sempre abitato da spiriti femminili.
Vogliamo ricordare che una donna è la Potnia, padrona e signora degli animali. Varie figure femminili, divinità arcaiche non solo Greche ma anche mesopotamiche ed Egizie sono rappresentate in compagnia di animali, addirittura con leoni
Tutto ciò che è natura, fisicità, mondo sensibile, ha sempre posseduto nell’immaginario collettivo, un’anima femminile rappresentata da fanciulle che venivano denominate, Oreadi, Driadi, Amadriadi, Nereidi, tutte ninfe dei monti, dei boschi, delle grotte, degli alberi e del mare, l’anima femminile di tutta la natura. La stessa terra è identificata come la Grande Madre .
Per i miti più antichi la prima divinità generatrice è stata Gea o Cibele. La donna è stata la vittima della scissione culturale fra spirito e materia avvenuta molto prima di Cristo.
Infatti Platone separò la materia dalle idee, indicando due dimensioni, il mondo sensibile transeunte, dal mondo intelligibile e distinguendo una dimensione di idee immutabili, atemporali, separata nettamente dalla realtà sensibile che sarebbe illusoria e ingannevole della stessa sostanza dei sogni
Di conseguenza il corpo, invece di tempio dell’anima come credevano anche gli Egizi, è diventato la prigione di questa. In tal modo, col tempo, la femminilità identificata fino ad allora come espressione massima della natura, della fisicità, della forma e della bellezza, col tempo è stata trasformata nel simbolo della illusorietà, della ingannevolezza e il desiderio di vita che aveva da sempre rappresentato si trasforma in distrazione dalla verità metafisica immutabile.
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