Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica ha offerto alcuni spunti di riflessione, che necessitano di un chiarimento.
Almeno per quanto mi riguarda.
Tra questi, la rappresentazione piuttosto originale di una definizione di patriottismo
Dice Sergio Mattarella: “Patriottismo è quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza. Di chi lavora con professionalità e coscienza.
Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto
Di chi si impegna nel volontariato. Degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie. È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società”.
Mi posso pienamente riconoscere nelle sue parole? NO
E, di regola, non dovrebbe riconoscersi in queste parole neanche il partito che guida la coalizione di centrodestra.
E risulta sorprendente l’eccessivo sperticarsi di alcuni dirigenti di Fratelli D’Italia nell’osannare le parole di Mattarella, al di là dell’obbligo dettato dalla cortesia istituzionale, e confermato dalla nostra Giorgia che ha affermato di aver apprezzato il messaggio del Presidente della Repubblica.
Qui vale solo rappresentare un idea di patriottismo alla quale un pensiero genuinamente di destra possa richiamarsi e nella quale possa riconoscersi
Un idea secondo la quale il patriottismo, in linea di continuità con il concetto di nazionalismo, incarna l’attaccamento alla propria cultura nazionale, da difendere e sostenere contro il cosmopolitismo e il relativismo culturale dei negatori delle differenze tra gli individui e tra le comunità umane.
Mattarella cita come espressione del patriottismo il lavoro di medici e insegnanti.
Cazzo c’entra?
Ciò che fanno tali categorie di professionisti è dovere civico, ribadito negli impegni contrattuali sottoscritti. Fare bene il proprio lavoro costituisce al più la precondizione per riconoscersi patriota, non il fattore qualificante.
Percio’ mi chiedo: per il capo dello Stato, l’imprenditore che non aderisce alla logica della responsabilità sociale d’impresa è meno patriota di chi invece quella scelta l’adotta?
E i nonni che mantengono con le proprie pensioni figli e nipoti in difficoltà economiche non sono responsabili e affettuosi capifamiglia?
Tutto questo confondere le acque su un concetto altrimenti limpido si nasconde il vero obiettivo dell’incursione sulla parola “patriottismo”: asseverare gli immigrati nella categoria dei patrioti.
Come se lavorare, rispettare le leggi e vivere la quotidianità fossero la chiave di volta per ottenere il riconoscimento sociale della dignità di patriota. A nessuno sfiora il dubbio che quel tale immigrato, serio e impegnato a fare onestamente il suo lavoro, una patria la abbia e verso la quale nutra incancellabili sentimenti d’amore e appartenenza, e quella patria non corrisponda al Paese che l’accolto ma a quello in cui è nato e in cui dimorano i resti dei suoi antenati?
Dopo 10 anni di permanenza al Quirinale, il caro Presidente della Repubblica è diventato per me un fattore di certezza che non delude: non manca mai, nei suoi discorsi, di dire o di rappresentare un qualcosa che su di me sortisce puntualmente lo stesso effetto.
Mi fa ribollire il sangue.
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