Il Don Chisciotte Fiorentino, contro i mulini a vento della sua sinistra.
Bella, ammantata di gloria, quest’immagine del sindaco che si lancia a fermare la mano imbecille di colui che imbratta Palazzo della Signoria.
Un contrappasso dantesco, che probabilmente l’imbrattatore sia infarcito di cultura di sinistra.
Una Firenze immobile
Firenze è bloccata, sottosviluppata. E lo è da decenni. Se non vi fossero i fasti del passato, vivremo una grande miseria nel presente e nel futuro. Per questo oltraggiare, quelle glorie che danno rendita, è qualcosa di particolarmente scriteriato.
A Firenze non si può avere neanche un aeroporto decente. Anche se se ne può parlare per mille anni. Degrado ed insicurezza regnano. La questione dello stadio rappresenta ormai una grottesca barzelletta. E qualche giorno fa è stato silurato un assessore/a perché voleva portare la tramvia in centro. A due passi dal Duomo.
Non che l’idea fosse entusiasmante. Ma il fatto che, non ci sia ancora un progetto chiaro e definitivo, dimostra che non c’è una visione, che manca una pianificazione. A Firenze si amministrano le problematiche correnti, non si gettano le basi di alcun futuro.
Fallimento amministrativo
Sulla questione di Cecilia Del Re, Nardella uscirebbe sconfitto. Perché, a torto o a ragione, è stato lui ad affidare delle deleghe importanti ad una persona alle quali ha dovuto revocarle. A poco più di un anno dalla scadenza del prossimo mandato.
E anche se poi la versione reale, è quella di un siluramento non per motivi meramente amministrativi, ma per equilibri interni. Per calcoli futuri. Non ne esce comunque l’immagine di un sindaco vincente. Sì ha semplicemente l’ulteriore dimostrazione che gli equilibri del Partito Democratico, vengono anteposti alle problematiche cittadine.
Tutti i suddetti fallimenti amministrativi, insieme alla questione di Cecilia Del Re dovrebbero condurre ad un giudizio totalmente negativo su questa amministrazione.
Alla riscossa
Ma ieri Dario Nardella ha emozionato i cuori di tutti noi. Con quella corsa che ricordava il grande Don Chisciotte, che si lancia a difendere Firenze , la cultura e la tradizione d’Italia dall’imbecillità (i mulini a vento) del radicalismo ambientalista osannato dalla sinistra. Col rischio di essere tacciato, dai maoisti più incalliti, di essere un reazionario.
Proprio mente promuoveva, con un video, la bellezza del più grande museo a cielo aperto d’Italia: Piazza della Signoria; per pura casualità arriva il dissacratore. Ed il sindaco corre a disarmarlo, con un enfasi ed una teatralità, che se tutti non sapessimo essere genuina e spontanea sembrerebbe quasi la scena portante del copione di un grande dramma.
Unica nota imperfezione, in una realtà perfetta, la mancanza, imperdonabile in un’epoca di politicamente corretto, di una Dulcinea Fiorentina. Magari un assessora del PD che dalle terrazze di Palazzo Vecchio, lanciasse gigli all’eroico gesto del Don Chisciotte dei nostri tempi.
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