I ballottaggi che si terranno in Georgia nelle prossime ore saranno decisivi per il controllo del Senato da parte del Partito Democratico o Repubblicano.
Attualmente la Camera è a maggioranza democratica, mentre il Senato, se pur di poco è sotto il controllo del Gop, il partito Repubblicano.
Più che la tanto reclamizzata telefonata di Trump, è qui che si gioca il futuro degli Usa.
Soprattutto per quanto riguarda i mercati, che vedono di cattivo occhio la furia riformista in senso socialista che avrebbe l’amministrazione Biden se avesse l’appoggio del Congresso.
Un Congresso diviso
Il voto è un ballottaggio, dopo che nessuno dei contendenti aveva raggiunto il prescritto 50% dei consensi alle elezioni generali.
I repubblicani devono difendere almeno una delle due poltrone per mantenere la maggioranza al Senato.
I democratici, già in vantaggio alla Camera, devono conquistarle entrambe per avere la leadership del Congresso.
In palio con i seggi sono così equilibri di potere e destino dell’intera agenda che Biden potrà spingere in Parlamento, da stimoli economici in risposta alla crisi da pandemia a Green New Deal e riforme sanitarie.
Gli scenari
Attualmente i Dem hanno la maggioranza alla Camera dei rappresentanti.
In caso riuscissero a vincere entrambi i candidati del partito di Biden, al Senato si arriverebbe a un pareggio con 50 componenti per parte.
Tuttavia, in questa ipotesi i Democratici avrebbero a favore il voto di Kamala Harris la quale, in qualità di vicepresidente, è anche la presidente dell’assemblea.
Questa vittoria sarebbe quindi fondamentale per Joe Biden per poter attuare appieno il suo programma di Governo.
In caso invece i Repubblicani riuscissero a conquistare anche uno solo dei due posti in palio, potrebbero poi impedire l’approvazione delle leggi più invise.
Parola a Trump
Per tali motivi la sfida in Georgia appare decisiva.
Il presidente uscente, con poca voglia di uscire in realtà, ha sentenziato così.
«I ballottaggi della Georgia sono l’ultimo modo per difendere e salvare l’America che amiamo, l’ultima linea di difesa».
«La posta in gioco non potrebbe essere più alta, non possiamo permettere che i democratici rubino anche il Senato»
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