Lo scrissi ancora prima della sua nascita: questo governo è morto prima di iniziare. E non tanto per mano di Salvini (l’anticristo per eccellenza), di Berlusconi o della sempre più pimpante Meloni. Nooo, questo esecutivo è destinato a soccombere per mano di chi lo compone.
Prima di tutto Renzi: io non condivido le sue idee politiche (perlomeno quelle pubbliche), ma devo riconoscere che quest’uomo è un fenomeno. Prima ha convinto Zingaretti ad allearsi coi grillini (o casaleggiani) e adesso, come un bravo urologo, lo tiene per le gonadi e lo sta pure facendo tossire.
Ha fondato il proprio partito (di cui peraltro aveva registrato il dominio internet i primi d’agosto) e ha chiamato a sé alcuni fedelissimi. Lasciando gli ancor più fedelissimi all’interno dell’ormai zoppo PD, giusto per avere qualche luogotenente tra le fila nemiche. Adesso c’è solo da capire se Bergoglio si schiera con lui o rimane fedele a Zingaretti, che a causa del cognome viene considerato una minoranza etnica da tutelare.
Ieri è arrivata la legnata dal Dibba, il braccio armato e nullafacente dei 5 stelle. Di Battista mi sembra il classico vecchino che, cappello in testa e mani conserte dietro la schiena, sta dietro la rete del cantiere a scuotere la testa, pontificando che gli operai non fanno bene il loro lavoro. E giù botte a Di Maio che non può rispondere perché troppo intento a leggere il dizionario di inglese. Legnate anche a Conte che si stupisce dei gruppetti e gruppuscoli creati ad arte da Renzi. E facendo infuriare anche Andrea Marcucci.
E in tutto questo Salvini che fa? È seduto al bar, un bicchiere di bianco, una sigaretta e si gode la scena. Aspettando che arrivi la Giorgia per fare conversazione.