RESTRIZIONI E STATO DI EMERGENZA
Il provvedimento di proroga delle restrizioni è a se stante rispetto a quello dello “stato di emergenza”. Ma confermando le prime, anche a livello psicologico, si spiana la strada al secondo. D’altronde in questa vicenda ormai tutto viaggia sull’onda dell’emotività anziché della ragione. Il Dpcm di Speranza potrebbe contenere anche la conferma delle ordinanze adottate dallo stesso ministro circa il divieto di ingresso per chi ha soggiornato negli ultimi 14 giorni in 13 Paesi al di sotto dei coefficienti minimi di sicurezza. Il calcolo viene fatto sulla base della percentuale di incidenza e al coefficiente di resilienza, ossia la capacità del sistema sanitario di sostenere un’emergenza improvvisa come quella della pandemia. Non è noto comunque, ad ora, se la lista potrà subire qualche modifica in quanto sono in corso le ultime valutazioni sui Paesi da aggiungere o togliere.
Relativamente alle misure sul divieto di ingresso, sempre a quanto si apprende, il nuovo Dpcm potrebbe prevedere anche la possibilità di rimpatrio immediato. Misura, questa, che sembra riguardare i turisti ma non gli immigrati clandestini. Pura follia. In generale, si prorogano fino al 31 luglio tutti i provvedimenti previsti dal Dpcm dell’11 giugno.
LUOGHI DI CULTO, CINEMA, TEATRI, BAR E RISTORANTI
Anche nei luoghi di culto si dovranno continuare ad adottare misure tali da evitare assembramenti. Cinema, teatri e auditorium continueranno ad avere posti a sedere preassegnati e distanziati, rispettando la distanza di almeno un metro (ad eccezione dei conviventi) e con un massimo di mille spettatori per spettacoli all’aperto e 200 in luoghi chiusi. Anche se la maggior parte di queste strutture non ha neanche riaperto.
Sempre fino al 31 luglio resteranno in vigore i protocolli di sicurezza come condizione di apertura delle attività produttive e commerciali, assicurando che la distanza interpersonale di almeno un metro sia rispettata, che gli ingressi avvengano in modo dilazionato e che venga impedito di sostare nei locali più del tempo necessario all’acquisto dei beni. Prosegue anche l’obbligo in tutta Italia di indossare la mascherina nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, compresi i mezzi di trasporto e in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza. Resta valida, inoltre, l’applicazione della sanzione penale per chi viola la quarantena obbligatoria. Una misura, questa, giudicata dal ministero indispensabile in questa fase di aumento dei contagi da importazione. Bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, infine, possono continuare a esercitare le loro attività a condizione che le regioni e le province autonome di riferimento ne abbiano accertato la compatibilità con l’andamento della situazione epidemiologica.
Per i bambini resta consentito giocare all’aperto, purché in sicurezza, e continuano a essere permesse attività motorie e sportive all’aperto e nelle palestre, rispettando la distanza di sicurezza di almeno due metri.
MISURE POLITICHE O SANITARIE?
Nel frattempo, fuori dalle aule sorde e grigie di Montecitorio, il Paese reale svolge ormai liberamente le proprie attività. Basta aprire i social per vedere innumerevoli foto di feste, di gente abbracciata, di locali pieni e via dicendo. Non si è verificata l’ecatombe annunciata dai media fedeli al Governo in seguito ai festeggiamenti di Napoli per la vittoria della Coppa italia. I numeri dei contagi e delle vittime nella nostra Nazione sono ormai bassissimi e la maggior parte delle regioni registrano ormai uno 0 fisso. Il Governo, però, continua con il suo atteggiamento repressivo, che sembra molto più d’ispirazione politica che sanitaria. D’altronde è così da sempre: il mantenimento dello status quo e l’imposizione di misure economiche sgradite, in presenza di paura generalizzata, diventano molto più facili da far digerire.
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