I venti della crisi del governo si abbattono sulla partita più importante del prossimo anno, quella delle nomine nelle partecipate, tra cui Eni, Leonardo e Enel.
Ci sono almeno 400 incarichi da assegnare, tra cda, collegi sindacali e aziende collegate. È molto difficile che siano anticipate.
Di più si saprà a gennaio, quando saranno pubblicate le date delle assemblee da parte delle aziende. Gli azionisti istituzionali potrebbero solo far slittare le nomine di qualche mese, in particolare in caso di crisi di governo. Di norma le liste con i nuovi candidati devono essere presentate 25 giorni prima delle assemblee che di solito avvengono in aprile. I nomi dovranno essere pronti per la metà di marzo. Se si andasse a votare, invece, i termini potrebbero slittare, con assemblee a giugno e presentazione delle liste a metà maggio. Ma anche senza un governo in carica, solo con il disbrigo degli affari correnti, il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera e il numero uno di Cdp, Fabrizio Palermo, potrebbero risolvere la pratica.
Ai nastri di partenza alla sfida per la presidenza di Confindustria. La parola d’ ordine è continuità in vista dell’ uscita del presidente Vincenzo Boccia. Tra i candidati più forti c’ è Licia Mattioli, attuale vicepresidente per l’ internazionalizzazione. Su di lei però pesa l’ aver difeso l’ ex numero uno di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, condannato a 14 anni per associazione per delinquere. Mattioli era insieme con Boccia ed Edoardo Garrone nel comitato di presidenza che difese l’ industriale siciliano dopo che il consigliere del Sole 24 Ore, Marco Venturi, aveva parlato di «anfimafia di facciata».
Montante ha avuto un peso non indifferente durante questa presidenza di Confindustria. Fu lui, come rivelato in un interrogatorio dell’ agosto del 2018, a spiegare che i suoi rapporti con i servizi segreti (Aisi) risalivano al 2014, quando proprio l’ associazione di industriali firmò i protocolli di legalità con il ministero dell’ Interno. Al Viminale c’ era Angelino Alfano, il capo di gabinetto era Luciana Lamorgese.
Fumata nera venerdì nel cda di Anas. In tanti si aspettavano la sostituzione di Massimo Simonini con Cristiano Cannarsa di Consip.
Quest’ ultimo è stato convinto dai ministri Roberto Gualtieri e Paola De Micheli a prendere in mano la società che gestisce più di 30.000 chilometri di strade in Italia. Bisognerà aspettare gennaio, però. I 5 stelle fanno muro. Pesano la vicinanza di Cannarsa al Pd, come l’ indagine che coinvolge la compagna dell’ attuale numero uno di Consip, Catia Tommasetti, presidente di Banca Centrale sammarinese.
La donna è coinvolta nella vicenda della consulenza fantasma da 220.000 euro che tocca anche l’ ex sottosegretario Sandro Gozi. Intanto il direttore per la tutela aziendale, Roberto Massi, punta a prendere il posto di Gaetana Celico alle risorse del personale.
Alessandro Da Rold per ”la Verità”