Il LAVORO NON NOBILITA PIU’
Con la frase “Il lavoro nobilita l’uomo”, Charles Darwin, scienziato visionario, intendeva affermare che, attraverso il lavoro, veniva riconosciuta all’uomo la possibilità di elevarsi, non solo sulla scala sociale ma anche dal punto di vista morale. Il Lavoro, che rappresenta quell’attività materiale o intellettuale per mezzo della quale si producono beni o servizi, regolamentata legislativamente ed esplicata in cambio di una retribuzione, diventa sinonimo di crescita, la cui importanza, nel caso dell’Italia, è addirittura sancita all’interno della nostra Carta Costituzionale sia nella parte dedicata ai principi generali attraverso gli artt. 1 e 4, che nella parte 1 – diritti e doveri dei cittadini – titolo III, attraverso gli artt. 35 e 37.
In questo ambito, un particolare rilievo è assunto dal D. Lgs 9 Aprile 2008 n.81, Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro, che regola la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro; esso è l’armonizzazione di un serie di norme in materia di sicurezza che si sono, di volta in volta, susseguite nel tempo.
Una piaga che investe il mondo del lavoro, nonostante la situazione sia migliorata negli anni, riguarda la frequenza con la quale si verificano gli infortuni sul lavoro, in Italia come nel resto dell’Europa. Si tratta di infortuni avvenuti “in occasione di lavoro” o “in itinere” (tragitto tra casa-lavoro e viceversa). Secondo la definizione offerta dal Ministero del Lavoro, per infortunio sul lavoro si intende ogni lesione originata, in occasione di lavoro, da causa violenta che determini la morte della persona o ne menomi parzialmente o totalmente la capacità lavorativa.
Il bilancio presentato dall’INAIL disegna un’ Italia che vive una situazione preoccupante
Nel 2022 le denunce per infortuni mortali sul lavoro sono state 1208, mediamente 100 ogni mese, in diminuzione rispetto al 2021 che ha visto numeri altissimi, 1425 morti legati ad attività lavorativa; ma questa contrazione, secondo i dati INAIL, è legata interamente ai decessi causati dai contagi da Sar 2.
Riguardo agli infortuni complessivi denunciati nello scorso anno, il numero è pari a 703,432 con un incremento del 13% rispetto al 2021.
Il commissario straordinario dell’INAIL, Fabrizio D’ascenzo si è cosi espresso: “occorre pianificare efficaci e mirate strategie, e mettere in campo una sinergia tra istituzioni, parti sociali, lavoratori e imprese, con l’obiettivo comune di diffondere una cultura della prevenzione, per la crescita sociale ed economica del paese”. Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone ha, invece, proposto lo sblocco di una parte dell’avanzo della gestione INAL, pari a 2,5 miliardi di euro, per sostenere investimenti in materia di prevenzione, implementando in particolar modo la formazione, e di applicazione della normativa sulla sicurezza.
Statisticamente parlando, esiste tutta una serie di cause che possono portare a infortuni e lesioni sul lavoro
Secondo le associazioni di categoria, gli scivolamenti, gli inciampi e le cadute rappresentano con il 34.7% la prima causa di infortunio occupazionale. La prima causa di morte sul lavoro è data dagli incidenti stradali, siano questi avvenuti in occasione di lavoro che in itinere.
La regione Lombardia è in testa alla classifica degli infortuni sul lavoro nel 2022, seguito dal Veneto.
Scorrendo i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, emerge che tra i lavoratori, quelli più esposti a rischio di infortunio, anche mortale, ci sono gli stranieri, con un’incidenza doppia rispetto agli italiani. Altra categoria a rischio sono i giovani ed i giovanissimi, quelli che hanno un’età compresa tra i 15 e 24 anni; anche in questo caso, ci sono dati pressoché doppi rispetto ai colleghi più anziani.
In questo quadro, assume carattere particolarmente significativo l’affermazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, a proposito dell’elevato numero di infortuni che ogni anno funestano il “sistema lavoro” in Italia, ha affermato, con tono perentorio, che: “la sicurezza sul lavoro rappresenta il banco di prova primario della civiltà di un paese”. Ora, se tanto mi da tanto, proprio in considerazione dell’elevato numero di infortuni, mortali e non, che si verificano in Italia, dove il fenomeno è particolarmente preoccupante rispetto soprattutto agli altri paesi Europei, con particolare riguardo a quelli anglosassoni, dovremmo affermare, senza possibilità di smentita, che viviamo in una società che non può definirsi “civile”.
Per migliorare la situazione è necessario che ogni componente dell’organizzazione lavorativa (Datore di lavoro, dirigenti, preposti e lavoratori) faccia la sua parte
Cosi come importanza assumono figure tecniche quali: il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), che rappresenta il consulente del Datore di Lavoro per ciò che riguarda i rischi legati all’attività lavorativa; il Medico Competente (MC), figura professionale altrettanto importante nell’attuale quadro normativo, e del quale bisognerebbe incrementare la professionalità in quanto il settore della medicina del lavoro rappresenta uno dei requisiti di maggiore rilevanza; i rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) eletto tra le rappresentanze sindacali; le squadre per la gestione delle emergenze (GE).
In ultima analisi, occorre intensificare le attività di controllo e di prevenzione. Solo riuscendo ad abbassare i numeri degli infortuni, mortali e non, potremmo realmente definirci una “Nazione Civile”.
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