Il MES ormai non ha più alcuna valenza economica ma solo politica. Ecco perché lo vuole il PD
La Lagarde si ricorda che la Banca Centrale Europea è una banca centrale e un istituto di emissione e decide, finalmente, di agire come tale. Sembra incredibile, vista la flemma della massima istituzione monetaria europea, ma per la seconda volta in ben 22 anni la BCE ha annunciato un’azione di sostegno alle economie europee messe in ginocchio dalla pandemia. La prima volta era stata nel 2011 con il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi, per salvare l’euro dalla speculazione che aveva attaccato l’Italia e altri Stati mediterranei. Adesso all’Eurotower di Francoforte sono determinati a portare avanti un secondo Quantitative Easing (QE) di almeno 1.350 miliardi di euro.
COS’E’ IL QUANTITATIVE EASING?
Il QE è un piano di acquisto di titoli di stato e di altro tipo dalle banche per immettere nuova liquidità nel sistema economico europeo. Il QE ha quindi lo scopo di sostenere la spesa pubblica degli Stati e di incentivare i prestiti bancari verso le imprese. Con lo scopo finale (visto che è l’unico fine istituzionale della BCE) di mantenere l’inflazione intorno al 2 per cento. In un momento in cui la deflazione è molto più che probabile dato il crollo dei consumi. Peraltro, la BCE, proprio per sostenere il credito bancario, ha lasciato invariati i tassi d’interesse: il tasso principale rimane fermo a zero, il tasso sui depositi resta a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Praticamente le banche non hanno alcun vantaggio a lasciare immobilizzati i soldi e vengono spinte a concedere finanziamenti a imprese e consumatori.
LE CONSEGUENZE DEL NUOVO QE PER GLI STATI
L’annuncio della Lagarde ha subito avuto un effetto positivo sullo spread. Cioè sul differenziale di interesse tra BTP italiani e Bund Tedeschi. E il calo di tale differenziale garantirà all’Italia il collocamento di titoli di Stato a tassi più vantaggiosi che garantiranno un risparmio nella spesa per interessi. Proprio il calo dei tassi sui titoli di stato è il più importante effetto, che consentirà agli Stati di procurarsi denaro sul mercato a condizioni concorrenziali. Senza dover ricorrere ad altre forme di finanziamento, come ad esempio il MES o i Recovery Bond.
PERCHÉ’ LA SINISTRA VUOLE COMUNQUE IL MES?
Ma se con il QE della BCE gli Stati possono ottenere ingenti capitali da investitori privati, a bassissimo costo, da investire nel rilancio dell’economia, sorge spontanea una domanda. Perché la sinistra italiana, con il PD in testa, insiste a voler attivare il MES per la linea di credito alla sanità? Evidentemente la scelta di ricorrere all’indebitamento verso l’UE non è una scelta economica bensì politica. Perché, cioè, cederemmo ulteriore parte della nostra sovranità a Bruxelles che porrebbe altre condizioni e paletti (oltre a quelli già esistenti) alle nostre politiche di bilancio e di spesa pubblica. Praticamente sempre la solita storia dal 1992 ad oggi. Dalla firma del Trattato di Maastricht (1992) all’introduzione del principio di pareggio di bilancio in Costituzione (2011). Passando per l’ingresso nell’area euro (1999) e la firma del trattato di Lisbona (2007). In tutte queste occasioni il comune denominatore è lo zampino della sinistra in ogni decisione.
NELL’”INTERESSE DELL’EUROPA”
Insomma, attivare il MES e ricorrere al Recovery Fund sarebbe il modo di introdurre l’ennesimo cavallo di Troia europeista nelle stanze romane del potere. Forse il cavallo definitivo, quello fatale. Quello che porterebbe alla definitiva perdita di sovranità della nostra nazione. Del resto è rimasto nella storia un tweet di Matteo Renzi del 27 giugno 2016. Un tweet che la dice lunga sul PD e sui suoi programmi: “’Nostre battaglie in Ue non erano per l’interesse dell’Italia, ma perché ritenevamo fossero interesse dell’Europa”.
Aggiungere altro sarebbe solo superfluo.
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