Franco Bechis “Il Tempo” – La telefonata è arrivata alle 15 e 46 di ieri da un numero che non avevo in agenda. E chissà perché (non lo faccio mai con numeri che non conosco) l’ho presa. “Sono Franceschini, ciao…”. La voce era inconfondibilmente quella di Dario Franceschini, neo ministro dei Beni culturali e del Turismo nel governo rossogiallo di Giuseppe Conte. Non era un caso se in agenda non avevo il numero: in venti anni e più nessuno dei due aveva mai telefonato all’altro. Così di istinto mi sono chiesto: “Chissà che avremo combinato su Il Tempo per ricevere la sua chiamata?”, ma a lui ho semplicemente risposto: “Buongiorno Dario…”, e il ministro ha proseguito come un treno: “Senti, io mercoledì sono a Ferrara, quindi se puoi anche tu, vieni e ti posso fare vedere quell’immobile che ti avevo detto. Anche se sono ancora in attesa della autorizzazione a trasformarlo da B&B ad alloggio per gli studenti…”. A quel punto senza dirgli chi ero (era lui a telefonarmi), ho interrotto il ministro del Pd: “Caro Dario, credo abbia sbagliato numero…”. E lui, di evidente fretta: “Ah, ho sbagliato? Scusi…”, e ha riattaccato.
Capita a tutti di sbagliare numero, ovviamente. Ma ci vuole una certa sfortuna quando un ministro che vuole affrontare questioni private, sbaglia numero e inizia a raccontarle a un giornalista. Perché -si sa- la categoria ha il difetto di essere piuttosto curiosa e chi vi scrive curiosissimo. E una storia di B&B di proprietà del ministro del Turismo che ora vuole lanciarsi nella accoglienza studentesca può diventare parecchio golosa, e comunque meritevole di essere approfondita. Via alle ricerche sulla banca dati del catasto, dunque. Per scoprire che la storia immobiliare di Franceschini si svolge intorno a due immobili: la prima casa acquistata con mutuo insieme alla prima moglie Silvia Bombardi nel lontano 1989, e la palazzina della famiglia originaria ricevuta in eredità dopo la morte del padre Giorgio Franceschini, figura storica dell’antifascismo e intellettuale assai noto non solo a Ferrara. La prima è una casetta, che è entrata a pieno titolo nella storia della rottura matrimoniale, tanto è che l’atto di divorzio con tutte le sue conseguenze è allegato alla documentazione catastale. L’attuale ministro si separò accettando di corrispondere alla prima moglie un assegno mensile da 3 mila euro oltre ad 800 euro per il mantenimento delle figlie Caterina (classe 1988) e Maria Elena (classe 1995). Franceschini con quell’atto si accollò anche tutte le spese straordinarie delle figlie. Poi però sono cresciute, hanno terminato con profitto gli studi e hanno iniziato a lavorare a Milano (così sta scritto nell’atto depositato al catasto), e per aiutarle in questo inizio di vita autonoma papà Dario ha ceduto gratuitamente loro in parti uguali a fine 2018 la casa dove sono cresciute facendosi autorizzare l’atto dal tribunale di Ferrara. Non è dunque in quell’immobile il B&B di cui parlava il ministro.
La casa giusta è proprio quella della famiglia originaria: nel suo testamento Giorgio Franceschini la lasciò alla moglie Gardenia Gardini e ai due figli Dario e Flavia. Nel gennaio dell’anno scorso purtroppo è venuta a mancare anche mamma Gardenia, e la palazzina è divenuta di proprietà dei due fratelli: il politico Dario e l’artista Flavia. Che farne? Ecco l’idea: trasformarla in un B&B. Anche se di trasformazione ce ne è stata davvero poca. La casa è quasi identica a quella dove è cresciuto il futuro ministro dei Beni culturali e del Turismo. Oggi si chiama Dimora Marfisa d’Este, ed è diventata dai primi del 2019 una sorta di boutique dell’ospitalità di lusso. I mobili sono quelli antichi dei Franceschini, nei corridoi e nelle sale ci sono i meravigliosi volumi della Biblioteca del compianto padre del ministro, Giorgio. Qualche ala della palazzina è stata un po’ ristrutturata e un paio di stanze (una mansardata) hanno un aspetto più moderno, comunque elegantissimo. Si può prenotare una stanza oltre che dall’omonimo sito Internet, anche attraverso Airbnb, Tripadvisor e Booking com. Ovunque le recensioni degli ospiti sono entusiaste, sia per il fascino degli ambienti che per la bontà della prima colazione, ma anche e soprattutto per la cortesia e l’affabilità della padrona di casa, Flavia, che è appunto la sorella del ministro. Su Booking il voto è davvero altissimo: 9,8. Le prenotazioni sono quasi impossibili: sempre tutto occupato, troviamo una stanza a fin e novembre e il prezzo sembra buono, di poco sopra i 100 euro a notte.
Perché mai di fronte a tanto successo, cambiarne la destinazione d’uso? Oltretutto quei locali antichi e quel mobilio prezioso non sono proprio il massimo in mano a studenti un po’ distratti (a meno che il progetto non riguardi solo i locali ristrutturati). Chissà, magari il ministro del Turismo si sentiva in imbarazzo, o perfino in conflitto di interessi con la gestione di quella piccola attività ricettiva. E se così è, possiamo considerarlo un piccolo miracolo del matrimonio politico con i cinque stelle…