Il 20 aprile scorso, a Firenze è stato inaugurato, alla presenza del Sindaco Nardella, un murale dedicato ai temi della Resistenza e alla memoria di Silvano Sarti, il partigiano ‘Pillo’, scomparso il 24 gennaio scorso.
Innanzi al sindaco Dario Nardella, ed alla presenza della moglie di Silvano Sarti, dell’assessore a sport e politiche giovanili Andrea Vannucci e del presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni si è disvelata l’opera firmata dallo street artist e architetto DesX, realizzata su un muro dell’impianto sportivo gestito dall’Audace Legnaia che si affaccia su via Antonio del Pollaiolo.
Silvano Sarti, il partigiano “Pillo”, già presidente dell’Anpi di Firenze era nato a Scandicci nel 1925,da una famiglia di operai, nel 1940 fu assunto come operaio tagliatore al calzaturificio Rangoni di Firenze. Avvicinato da due esponenti del Pci in clandestinità, svolse attività di raccolta fondi da distribuire alle famiglie degli antifascisti arrestati (il cd soccorso rosso). Nel 1944 si iscrisse al Pci e partecipò alla lotta di Liberazione nella Sap, guadagnandosi una medaglia d’oro al valore.
Il valore della Resistenza nella liberazione del capoluogo non è certamente in discussione, né l’attivo apporto di Sarti alla lotta per la libertà del nostro Paese, ma ciò che salta agli occhi è l’aspetto divisivo dell’opera, che sta suscitando non poche perplessità.
Il messaggio è, ad avviso di alcuni, divisivo, distorto e mistifica la realtà sotto molteplici aspetti: la Resistenza non fu un movimento unicamente di sinistra, moltissimi patrioti furono di ala “bianca”, popolare prima e democristiana poi nella fase della ricostruzione.
E, allora, perché rappresentare solo una predominante rossa, con tanto di bandiera rossa e figura vessillifera con velati richiami sovietici, e non, ad esempio un inclusivo tricolore, o un Giglio di Firenze, che è patrimonio di tutti, di qualunque parte politica si dica democratica e repubblicana?
Perché escludere di fatto dalla memoria di Pillo, che era sì di sinistra, ma si batte’ per la libertà di tutti i fiorentini, coloro che beneficiarono della sua benemerita azione, pur non condividendone la militanza comunista?
Non pare si renda un dovuto omaggio alla memoria di una figura storica, limitando il suo messaggio ad una sola compagine politica.
Non è vero, oltretutto, che fu la Resistenza da sola a liberare il nostro paese dal giogo tedesco, anzi, decisivo fu l’apporto di sangue di ragazzoni strappati al loro paese oltreoceano e che riposano nei cimiteri di guerra dei Falciani, del Girone, della Futa: distese di croci e stelle di David bianche che ci ricordano quanto sangue di ventenni fu versato, e che una convivenza di religioni è possibile anche nel riposo eterno.
Neppure una divisa alleata compare nel murale in questione, nemmeno una bandiera dei Paesi che addestrarono la Resistenza e combatterono al loro fianco.
Ogni 25 aprile si dovrebbe di fatto rendere omaggio anche a loro, con una visita, con un fiore, con un pensiero.
Nulla di tutto ciò.
Come ogni 25 aprile, e questo è il primo senza che Silvano Sarti possa parteciparvi, la festa che dovrebbe essere di tutti gli italiani diviene solo un arroccarsi di chi si sente, a torto, esclusivo depositario della verità ed artefice della liberazione su nostalgiche posizioni, tacciando di blasfemia tutti coloro che solo si azzardino a non pensarla in maniera conforme e gradita loro.
Di chi, ostinatamente, rispolvera, a sproposito, per l’occasione canti e simboli ormai sepolti e condannati dalla Storia.
Anche questo 25 aprile si riduce a sfilate di dirigenti e militanti che occupano le loro giornate a tacciare di “fascismo” chi solo osa non genuflettersi di fronte alla vulgata da loro preferita e che non permettono a parti politiche più moderate di partecipare ad una commemorazione che dovrebbe unire, non dividere.
Salvo poi, proprio loro, piagnucolare per la mancata adesione di tutto l’arco costituzionale alla “Festa della Liberazione”.
Un mea culpa in questo caso sarebbe perlomeno dovuto.
Auguriamoci che in un prossimo futuro, il patrimonio ed i valori della Resistenza, del Partigiano Pillo e tutti quelli come lui, possano essere condivisi da tutti, che un movimento inclusivo aggiunga e non rimuova, che nelle piazze sventolino insieme tricolori e gonfaloni cittadini, non bandiere di partito, magari nella livrea ed edizione di quaranta anni fa.
Che i prossimi murali siano dedicati ad altri partigiani, di tutte le parti politiche, ma senza contrapposizioni di simboli, sotto un unico tricolore.
Che ne vengano commissionati e realizzati tanti altri, anche per i ragazzi del ’99, o per i caduti della Seconda Guerra Mondiale, italiani e di tutte le nazioni. Immagini che propongano la nostra Storia.
Perché la Storia è patrimonio comune, non di parte.
Buon 25 aprile a tutti. Perché sia patrimonio comune, non di parte.