Il muro di Berlino, la nascita di un era

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Il muro di Berlino, la nascita di un era

Pochi hanno compreso, forse troppo presi dai dualismi delle false opposizioni fuorvianti, tipo Destra, Sinistra o fascismo, antifascismo, cosa è veramente accaduto nel mondo occidentale con gli avvenimenti del 1989, cioè con la rimozione dei regimi che rappresentavano i socialismi reali, fenomeno che si è concluso definitivamente con quel fatale giorno di Natale in cui alle 18,35 del 1991, la bandiera rossa venne ammainata dal pennone principale del Cremlino.

Il giorno seguente, il mondo apprese, attonito, che alla caduta del comunismo, era seguita anche la completa dissoluzione dell’Unione Sovietica, dato che dalla fine dei Romanov, era il PCUS che faceva da collante all’impero della terza Roma

La lettura più semplice che l’uomo della strada ha saputo dare è stata quella che era caduto il socialismo reale. Infatti dopo quel giorno tutti i partiti comunisti occidentali si sciolsero o mutarono nome, ideologia, programma, simboli e natura. A differenza della precedente drammatica caduta del fascismo che ebbe il sapore di una tragica apocalisse, il mutamento totale di natura dei comunismo occidentale in un qualcosa di nuovo e mai definito da nessun teorico, fu più soft anche se più surreale, dato che molti membri di questi partiti, forse neanche si accorsero dello tsunami ideologico che era abbattuto su di loro.

Si era conclusa la storia che sui libri denominiamo contemporanea e che era iniziata due secoli prima

Chi percepì che era avvenuto qualcosa di epocale fu Francis Fukuyama, un politologo statunitense di origini giapponesi, che scrisse un libro diventato famoso intitolato “La fine della storia e l’ultimo uomo”. Il titolo troppo enfatico percepiva solo che era accaduto qualcosa di grandioso. Era finita una storia, non certo la storia che non può avere mai fine. Però Fukuyama aveva avvertito che qualcosa di più grande del fenomeno del comunismo si era concluso.

Era infatti finito quel periodo storico che aveva avuto inizio con la rivoluzione francese e che aveva contaminato altri importanti avvenimenti storici

La Rivoluzione si era evoluta con la diffusione in Europa del cesarismo napoleonico e con  l’idea del totalitarismo già contemplata negli scritti di Jean Jacques Rousseau, un illuminista ginevrino con una personalità originale. Infatti era critico nei confronti del progresso economico senza limiti, della civiltà moderna snaturante dell’ uomo e del troppo mercantilismo. Come Nietzsche, il ginevrino, pensava che occorresse recuperare la tendenza originaria dell’uomo naturale, natura che però Rousseau teorizzava essere fondamentalmente buona. L’idea nazionale era propagata anche col contributo del contratto sociale.

La nazione venne contrapposta allo Stato assoluto che aveva nel monarca l’unico garante

Con la Rivoluzione nacquero la democrazia, la nazione, la tentazione totalitaria che ha sempre avuto valenze democratiche, il fenomeno del cesarismo che provoca storicamente l’avvento delle cosiddette dittature democratiche. Dalla Rivoluzione hanno origine, inoltre, i Risorgimenti europei che dilagheranno in tanta parte del mondo. Provocheranno lotte sociali e creeranno vari movimenti socialisti, i socialismi nazionali ed i fascismi.  In America latina, su tale onda, fenomeni come quelli del bolivarismo e del peronismo. Fu sempre a causa di quell’onda lunga che si realizzò la rivoluzione bolscevica in cui Vladimir Ilic Uljanov, detto Lenin, fece una completa revisione delle idee di Karl Marx, adattando le idee del filosofo di Treviri alla realtà della Russia di un secolo fa convinto di essere arrivato al socialismo finalmente realizzato. Tutto questo per far comprendere che quel seme rivoluzionario lanciato in quel lontanissimo 1789, provocò nel mondo convulsioni senza fine che avranno un costo di vite umane quasi illimitato.

Tutto questi sommovimenti in cui comprendiamo anche i Risorgimenti, i socialismi, i fascismi, hanno avuto come causa, in un primo momento, la presa di coscienza della classi medie, le quali dettero origine alla classe più rivoluzionaria di tutte, la borghesia moderna

In seguito le successive rivoluzioni furono dovute anche all’alfabetizzazione anche delle classi sociali subalterne. Dalla caduta di quella che era denominata cortina di ferro, abbiamo potuto osservare il tramonto degli Stati nazionali e dell’idea nazionale, l’accelerazione dell’ eclissi della borghesia, che sembrava uscita trionfante da Rivoluzione, una classe sociale che nel XIX secolo aveva visto la sua supremazia. In trionfo dei suoi Ideali, della sua estetica e della sua cultura.

Anche il proletariato si è ultimamente disintegrato come classe sociale e ha dissipato quel poco di coscienza di classe che aveva acquisito

La classe operaia si è dispersa come si è volatilizzata anche la coscienza nazionale. Quello che era lo stato sociale è stato spazzato via dopo la caduta del muro di Berlino. Uno dei primi politici a comprendere che la spinta propulsiva della lunghissima stagione rivoluzionaria iniziata nel 1789 era terminata, fu Enrico Berlinguer il quale disse, proprio lui che era il segretario del PCI, parlando del Paese guida dei comunismi europei, dichiarò che la spinta rivoluzione volgeva al termine. Furono parole di un personaggio che gettava la spugna. Come già detto precedentemente, si concludevano due secoli che avevano vissuto nel mito della rivoluzione, un mito che era diventato collettivo.

Qualcuno forse si turberà di queste righe che hanno inteso fare cadere molte barriere riguardanti esperimenti rivoluzionari solo apparentemente opposti

Le ideologie, storicamente nacquero in Francia nel XVIII secolo e furono un fenomeno prodromo della storia che si svilupperà. Questi teorici delle nascenti ideologie non saranno sempre accettati di buon grado dalle stesse rivoluzioni. Il dittatore democratico Napoleone Bonaparte, che riprendeva la politica riformista di Cesare e dei populares, liquiderà con disprezzo i pensatori delle ideologie, dicendo che erano dottrinari. Medesimo atteggiamento di sufficienza di Mussolini che col suo pragmatismo e vitalismo prende le distanze dalle troppo rigide dottrine.

Ambedue i personaggi, però, sono stati parte di quel mondo dominato dalle ideologie

Un fatto indicativo a cui pochi hanno fatto caso, è che quando cadde il comunismo non si disse che era terminata l’ideologia comunista ma si affermò che erano finite tutte le ideologie e che il mondo era entrato in un’era post ideologica. Non sarà certamente la riscossa dell’ ancien régime dato che i tempi sono mutati. Però col tramonto del proletariato, della borghesia, delle classi sociali, delle identità nazionali che anche il Romanticismo aveva contribuito a costruire, col tramonto di ogni altra identità e di ogni spirito comunitario e solidaristico, avviene l’atomizzazione di ogni organizzazione sociale con la spinta all’individualismo.

Le rivoluzioni avevano creato nuove fedi proprio quando l’uomo aveva perso la sua fede tradizionale

Dovevano forse rappresentare quegli ideali di cui parlava Giacomo Leopardi, lamentandosi della loro mancanza nel popolo che non crede più in niente. Le nuove costruzioni portate avanti con i nuovi falsi miti dei diritti individuali, dell’inclusione del diverso, dell’ estraneo, della controcultura, del relativismo e della liquidità generalizzata non daranno alcuna nuova fede al nuovo uomo tramutato in monade. Se il vecchio pericolo era il fanatismo creato dalle utopie sociali, l’eventuale nuovo pericolo può essere un altro.

Può essere la fagocitazione del sistema democratico non essendoci più la tutela di un’ ideologia trionfante

Infatti la cosiddetta democrazia rappresentativa diviene sempre più formale perché ormai tutti sanno che le vere decisioni sono prese altrove e non più dagli eletti. Sono i cosiddetti “tecnici” dietro le quinte, banchieri, economisti, grandi manager, broker finanziari, eminenze grigie. Quello che si prospetta è un nuovo feudalesimo, privo di grande cultura e spiritualità, un feudalesimo nichilista. Prendiamo in prestito il termine feudalesimo solo perché il grande proprietario delle ricchezze, il banchiere, il privato si farà Stato e legislatore ed il cittadino tornerà ad essere sostanzialmente suddito.

Più che una nuova rivoluzione, questa avrebbe il sapore di una restaurazione

Cambia solo il fatto che un tempo la ricchezza era legata alla terra e oggi è svincolata da tutto, virtuale e alienata da ogni realtà di vita.

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