Un Inno al Risorgimento italiano è il Nabucco rappresentato all’Arena di Verona il 4 agosto (https://www.arena.it/it/arena-di-verona/nabucco).
Il regista, il francese Arnaud Bertrand, ha impostato allestimento e costumi interpretando il Nabucco come manifesto del Risorgimento. E tale in effetti fu per Verdi e per gli Italiani, che subito ne compresero l’allegoria: un invito alla rivolta, alla costruzione di un’identità e di un orgoglio nazionale antiaustriaco.
Così Bertrand ha fatto indossare agli assiri le divise austriache, mentre agli ebrei i mantelli neri dei Carbonari, in un costante sventolio del tricolore, che si contrapponeva ad un solo, solitario, austero bandierone con l’aquila imperiale austriaca. Così sulla scena è improvvisamente apparso un telo bianco sul quale campeggiava la scritta “VIVA V.E.R.D.I.”, letterale citazione risorgimentale. Quanti tra i nostri ragazzi sanno oggi che il nome di Verdi punteggiato inneggiava, davanti agli inconsapevoli austriaci, a Vittorio Emanuele Re Dell’Italia? Non è politicamente corretto parlarne.
Nabucco è Risorgimento
Sì, il Nabucco si identifica col Risorgimento, con il sangue versato da tanti ragazzi per costruire la nostra nazione, quel sangue che oggi appare vergognosamente dimenticato o addirittura coscientemente rimosso con apparente fastidio.
Eppure a quei giovani si deve onore, oggi più che mai, di fronte al triste spettacolo di un Italia derisa e asservita.
Come sono attuali i celebri versi di Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello / nave senza nocchiere in gran tempesta / non Donna di province, ma bordello”. Versi potenti, che non hanno bisogno di essere parafrasati in italiano moderno, se non forse per il significato di quel “Donna”, che sta per Domina, cioè Signora, memoria di un tempo in cui l’Italia dominava le province di un possente impero.
Ecco, nella regia di Arnaud Bertrand, io leggo non solo un ricordo storico, ma un consapevole messaggio attuale: l’auspicio al riscatto dell’Italia, al risveglio di un orgoglio sopito, alla liberazione dalla sudditanza alle scelte ed agli interessi stranieri.
E forse anche l’invito alla ricerca di un fronte comune di Italia e Francia contro quell’arrogante egemonia germanica, che in Europa comincia a scricchiolare.
Grazie Arnaud.
Viva l’Italia ed il suo prossimo risveglio!
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