La cosa bizzarra in questo momento, dove l’attenzione è tutta concentrata sull’elezione del presidente, è l’assenza del movimento dei pentastellati. Il più importante dal punto di vista dei numeri in Parlamento.
Il Movimento Cinquestelle peserà sicuramente meno nel paese attualmente. Ma in parlamento, dove si decide veramente l’elezione, qualche numero lo avrebbe. Probabilmente il grillismo sconta la scelta movimentista e non ha mai consentito strutturazione adeguata a conformarsi ad una democrazia parlamentare.
Nei gruppi parlamentari regna il caos più totale. Magari romantiche visioni idealiste posso portare a vederci anche, come sicuramente quale elemento di fronda ci sono, motivazioni ideologiche. Anche se la sensazione è che riguardano motivazioni di oggettivo interesse personale.
Sarà che i grillini alle prossime elezioni dovrebbero subire rispetto al 2018 un significativo calo dei consensi, che si tradurrà in non rielezioni. Sarà che questo primo elemento è aggravato dalla scriteriata scelta di sostenere il referendum sul taglio dei parlamentari. Tanta genialità staccarsi la spina da soli, direbbero i sarcastici.
Il mal voluto non è mai troppo. Oppure chi è causa del suo mal pianga se stesso, contesterebbero i detrattori più convinti.
Comunque sia il rischio è aumentato
Inoltre, ciliegina sulla torta, permarrebbe ancora l’obbligo di fare al massimo due mandati.
Sembra che su questo verrà chiesta una deroga. Attualmente la situazione non è delle più felici per i tanti peones che non vogliono rinunciare a un anno di stipendio da sogno.
Poi c’è il problema della leadership. Con un padre padrone sempre appostato nell’ombra. Un Di Maio ansioso di riprendere la leadership del Movimento, affidata a quel buon professore ed ex presidente del consiglio di Giuseppe Conte. Persona sicuramente onesta e la cui competenza accademica non discuto.
Però la sua stessa presenza al governo era la dimostrazione che paradossalmente, con una larga pattuglia di parlamentari, non era in grado di esprimere tra questi un uomo da mandare a palazzo Chigi.
Quindi un movimento nato che ridare sovranità al popolo, ha deciso di mandare un non eletto da nessuno alla guida del governo. Ed ora quest’uomo si trova a gestire quel movimento in totale stato confusionale. Tanto da dover lanciare un appello per smetterla con le divisioni.
Lo scenario interessante, emblematico della decadenza di una democrazia parlamentare in mano ad un parlamento sempre meno rilevante causa partiti sempre più imbarazzanti. Che a loro volta partoriscono rappresentanti sempre più indecenti.
La cosa tragica che toccherà non al popolo italiano, ma ad una grossa parte di insipidi peones totalmente inadatti al ruolo e leggere l’unico elemento di stabilità che condizionerà il sistema. Con questi dilettanti si ha sempre paura di quello che potranno fare.
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