Il Piacere al tempo dei social

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Il Piacere al tempo dei social

È tempo di vacanze e molti di noi ci sforziamo di scattare fotografie a effetto che ritraggono momenti in famiglia, attimi di felicità con i bambini o con i genitori, istanti rubati al luogo per per tanto tempo abbiamo sognato di visitare.

La foto resterà nella nostra galleria personale oppure la condivideremo con qualche amico, in diretta o una volta tornati a casa.

E poi ci sono loro: gli influencer

Un influencer realizza per lavoro contenuti digitali attraverso i quali non solo esprime la propria opinione su un certo argomento, ma attraverso la propria presenza costante sulle piattaforme offre un modello di vita che possa corrispondere a quello che il proprio pubblico social si aspetta da lui.
È attraverso la spettacolarizzazione della propria vita che l’influencer si mantiene sulla stessa lunghezza d’onda rispetto alle attese della rete e impedisce che la propria comunità digitale si sgretoli e, con lei, anche i propri guadagni.

Le vite che vengono dipinte sono spesso fatte di sole cose belle, di paesaggi meravigliosi, ristoranti stellati, vestiti di alta moda, corpi perfetti a dispetto del tempo che passa.

Sono costituite da solo piacere, si direbbe

Il culto della bellezza e del piacere, ma anche dell’arte e dell’eleganza, sono i fondamenti dell’estetismo dannunziano.

Il Poeta Vate, mai banale e costantemente sopra le righe nella sua vita mondana, venera fascino e splendore esteriore, ma contemporaneamente deve essere una guida per il paese, un personaggio capace di incantare e di ricercare una nuova coscienza estranea alla morale comune. Di D’Annunzio si ricordano l’impegno politico, il volo su Vienna, imprese anche coraggiose che presupponevano degli ideali profondi da rincorrere e raggiungere.

Nulla a che vedere con vuoti viaggi a Dubai volti a pellegrinaggi nelle boutique di lusso

Fornire il nostro contributo per la società in cui viviamo e per le idee in cui crediamo potrebbe essere più affine all’esistenza di un Super-Uomo che non preoccuparsi di ritoccare una fotografia per cercare di mostrare una ruga in meno.

Dal lato opposto in quanto alla nozione di piacere vi era la Grecia antica. Il filosofo del piacere, Epicuro, ritiene che esso consista principalmente nell’assenza di dolore, sia nel corpo che nell’anima.
Gli unici desideri capaci di far provare dolore all’uomo sono quelli naturali e necessari, legati alla pura sussistenza e scatenati quindi dall’istinto di sopravvivenza.

È il piacere statico, quello che si raggiunge dopo la soddisfazione del dolore che scaturisce da un desiderio naturale e necessario non soddisfatto, che rappresenta la pienezza del piacere perché non può aumentare ne’ è strumentale a nient’altro.

Oggi invece i modelli di vita che ci vengono proposti non solo propongono dei bisogni del tutto futili ma ci anestetizzano davanti ad ogni piacere una volta raggiunto perchè distolgono la nostra attenzione da esso imponendo nuovi inutili desideri, che inducono quindi nuovi e inutili dolori

Non può essere saggio colui che per ricercare sempre nuovo piacere obbedisce a sempre nuovi bisogni, ma lo è chi sa godere delle cose che possiede, senza cercare continuamente nuove soddisfazioni.

Cerchiamo di essere saggi, godiamo del momento presente e del piacere che si prova in quell’istante perchè non c’è bisogno di un tempo infinito per godere del piacere. Questo è il Carpe Diem epicureo, non quello che ci farebbe correre da una voglia all’altra senza alcuna meta nè senso per rendenderci più storditi dalla frenesia di possedere e influenzabili nelle nostre scelte.

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