Il politicamente inutile

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Il politicamente inutile

Ormai è divenuta prassi nei consigli comunali della provincia di Firenze – ma immagino anche altrove – dove governa la sinistra, intasare le assemblee con mozioni, ordini del giorno e atti vari che vertono su tematiche nazionali a palese carattere ideologico che nulla hanno a che vedere con la realtà territoriale di cui queste assemblee sono espressione.

Temi sovente cavalcati in modo strumentale che tuttavia lasciano il tempo che trovano visto che non è certo una giunta comunale che può decidere su questioni di tale portata

Uno di questi che indubbiamente “va per la maggiore” è certamente quello della concessione della cittadinanza ai giovani immigrati che hanno terminato uno o due cicli scolastici (il famoso ius scholae).

La volontà costante e continua della sinistra di portare avanti questa battaglia ammantandola di belle parole e nobili fini in realtà nasconde in modo nemmeno troppo efficace la vera ratio della riforma invocata, cioè l’introduzione dello ius soli, cioè la garanzia della cittadinanza italiana per il solo fatto di essere nati in Italia

Lo rivendica Elly Schlein Senza pudore e lo rivendicano nei consigli comunali importanti esponenti del Partito Democratico.

Ma si tratta di un evidente inganno che non risolve in alcun modo il complesso tema dell’integrazione dei migranti. Questo perché non è la formalità della cittadinanza che genera quell’ amor di Patria che dovrebbe essere invece il presupposto essenziale per aspirare a conseguire il riconoscimento formale.

La sinistra inverte l’ordine dei fattori nella speranza che il risultato non cambi. Ma non si può sovvertire la logica. Il risultato cambia eccome .

Lo ripeto!

Non è la cittadinanza che genera amore per la Patria ma è l’amore per la Patria che garantisce il diritto alla cittadinanza.
Opporsi alla scellerata politica della sinistra sul tema, non è affatto discriminazione verso nessuno o xenofobia o tantomeno volontà di ledere i diritti di chicchessia.

È banale buonsenso, soprattutto quando si parla di una Nazione come l’Italia che è fra i primi paesi per concessione di cittadinanza

Non debbono dunque ingannare le melense parole della sinistra quali “diritti” “inclusione” et similia. Parole con le quali vengono abbindolare le masse mediante il ricorso a nobili intenzioni e valori universali per mascherare un’operazione ideologica e politica dai risultati assolutamente imprevedibili, oggi più che mai dal momento che viviamo un “Clash of civilization” a bassa intensità e dove il nostro modo di vivere, i nostri valori occidentali sono pesantemente sotto scacco, spesso a causa proprio di cavalli di Troia che proprio da sinistra si fanno portavoce della negazione delle fondamenta della nostra civiltà.

E allora se questo è il contesto, ben si comprende come il tema non è affatto l’inclusione o l’integrazione, né il rispetto per la diversità. Non lo è nemmeno il numero dei cicli scolastici da compiere

In realtà vi è molto di più in gioco e ha a che fare con il futuro della nostra civiltà per come la conosciamo oggi.

Che senso ha concedere la cittadinanza a una persona che, una volta uscita da scuola, vive in un contesto dove non si parla la lingua italiana o dove si professano valori antitetici a quelli di libertà, dignità, eguaglianza di cui parla la nostra Costituzione?

Come non vedere i rischi di italiani sulla carta ma che non lo sono nel cuore e nella volontà?

Come poter avallare meccanismi di automatica concessione della cittadinanza in assenza di qualunque controllo?

La vera sfida semmai è garantire strumenti di verifica puntuale che garantiscono che quella integrazione sia sostanziale, effettiva, verificata e non solo meramente formale.

Chi vuole diventare cittadino italiano e quindi europeo, e quindi occidentale deve Dar prova di fare propri quei valori che ne costituiscono l’essenza

Altrimenti il rischio e la ghettizzazione, della emarginazione e della creazione di italiani di serie A e italiani di serie B.
Sostenere questo non significa essere chiusi mentalmente come ripetono gli esponenti della sinistra nella loro tipica spocchia sinistra da ZTL.

Si tratta semplicemente di osservare la realtà con gli occhi di chi sta nel mondo, fra la gente e non nei salotti buoni dell’intellighenzia

E veniamo all’attuale legge. È vero essa è imperfetta ma lo è non sotto il profilo sostanziale ma sotto quello burocratico.

È obiettivamente inaccettabile che dopo i 18 anni e l’integrazione di tutti i requisiti previsti, l’aspirante cittadino debba sottostare alla lungaggine burocratica che si innesta dal momento della domanda di cittadinanza a quello del suo effettivo ottenimento.

Su questo si può e si deve lavorare certamente, nella consapevolezza tuttavia che l’attuale normativa non prova di alcun diritto il giovane migrante sebbene non cittadino.

Anche in questo caso, dobbiamo registrare che la sinistra mostra di non conoscere nemmeno la legge che vuole modificare

Certo .. c’è una cosa che effettivamente i migranti non cittadini: esercitare il diritto di voto attivo e passivo.

Sarà forse questa la recondita speranza della sinistra?

Garantirsi nel futuro una nuova base elettorale visto che la tradizionale è ormai migrata verso altri lidi.

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