Il possibile “cantiere” tra popolari e conservatori.Tutti in queste settimane guardano alle mosse del governo, in particolare agli esordi di Giorgia Meloni. Pochi, però, mettono in collegamento Roma con Strasburgo e Bruxelles.
Conservatori riformisti
Non dimentichiamoci, infatti, che Giorgia Meloni non è solo Presidente del Consiglio in Italia, ma anche il leader continentale dell’ Ecr (partito dei conservatori e riformisti).
Dunque non può meravigliare il cantiere sotto-traccia che la neo-presidente dell’esecutivo ha aperto in Europa, ben sapendo che per avere un governo forte, stabile e duraturo in Italia c’è bisogno di un deciso riequilibrio di posizionamento anche al parlamento ed alla commissione europea.
Tutte le vie portano dunque al PPE (partito popolare europeo), che al momento detiene due delle tre cariche più importanti della Unione (Presidente Commissione e Parlamento).
Al riguardo, molti osservatori autorevoli hanno chiara la percezione di questa centralità, tanto che qualcuno ha coniato un’espressione tanto curiosa quanto efficace: ”Il PPE è il Tft della politica europea” (con esplicito riferimento alla borsa del gas di Amsterdam, che si quota solo nel “loro” mercato).
Non è da escludere dunque un nuovo asse tra PPE e Ecr, che renda non più determinante il patto istituzionale tra popolari e socialisti. In gioco non solo nuovi equilibri nella commissione europea post-von der Leyen, ma anche nel parlamento, magari spostando Metsola proprio a Bruxelles.
Non è un caso che un “grande vecchio” della politica italiana, per giunta di sinistra, Luciano Violante, in una recente intervista, affermi con inusuale chiarezza che è stato e continua ad essere un errore definire Meloni una post-fascista. L’ex-presidente della camera ipotizza anzi che il neo-presidente del Consiglio abbia intenzione di fondare anche in Italia un Partito Conservatore vero e proprio. In pratica completare la Fiuggi 1 con una definitiva Fiuggi 2.
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