Il Prof. Samuel Paty, 47 anni, marito di una donna, padre di un figlio, morto decapitato a Parigi il 6 ottobre 2020 per mano di un fanatico islamista era innocente.
Era falsa l’accusa avanzata da una tredicenne islamica che, per nascondere le proprie assenze inventò di essere stata discriminata dal professore per motivi religiosi.
Venne creduta, i media di sinistra islamofila montarono il caso, ed il folle fanatico di turno, cercò il professore e lo decapitò per la strada.
Media e i social senza fare alcuna verifica crearono il mostro Paty
E Paty fu assassinato e decapitato a causa di una menzogna.
Una falsità, che una ragazzina di soli 13 anni pronunziò contro il suo docente di storia.
A rivelarlo è il quotidiano francese “Le Parisien“, che riporta i contenuti di alcuni verbali rilasciati dalla ragazza agli inquirenti.
La studentessa denunciò Paty accusandolo di averla fatta uscire dalla classe, in quanto musulmana, prima di mostrare le famose caricature pubblicate da Charlie Hebdo.
Ora ha ammesso di aver mentito e di non essere stata presente quel giorno in aula.
Un’assenza, si legge sul quotidiano francese, che era legata al suo cattivo comportamento e che quindi la giovane – peraltro già in difficoltà di fronte agli ottimi risultati scolastici conseguiti dalla sorella gemella,- voleva nascondere a casa.
Nel suo racconto, la studentessa aveva invece dichiarato di essere stata esclusa dal corso per due giorni per essersi opposta alla richiesta del docente di uscire dall’aula.
La denuncia della giovane aveva così innescato una polemica a sfondo razziale, con accuse di islamofobia ingiustificate, che hanno poi trovato nei media e social un potente megafono.
Una narrazione alimentata anche dal padre della ragazza, un militante islamista noto alle autorità e già schedato.
L’eco della polemica arrivò in questo modo alle orecchie di Abdoullakh Anzorov, il 18enne radicalizzato di origine cecena che, armato di coltello, si sarebbe poi macchiato del brutale delitto di Samuel Paty.
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