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Non si sa come andrà a finire la crisi governativa. Vedo difficile ed in salita la strada delle elezioni. Se non altro perché con il taglio, molti parlamentari non verrebbero riconfermati. Meglio un capzioso gioco di Palazzo che comunque consenta di andare avanti.
È questo il problema della classe politica attuale, anteporre sistematicamente dinamiche personalistiche ed elitarie all’interesse generale della nazione. Un simile modo di pensare, porta ad agire sconsideratamente.
Una delle migliori armi in mano all’attuale Premier è la promessa di tornare ad una legge elettorale di tipo proporzionale. Oggi questa converrebbe a molti parlamentari. Non converrebbe agli italiani. Ma gli italiani sono quelli delle serrande che chiudono, che aspettano disperati il momento in cui si sbloccheranno i licenziamenti, che si sono giocati i risparmi per tirare avanti la famiglia. Gli italiani sono nel mondo reale, non nel palazzo e non votano la legge elettorale.
Quindi dopo che per ben due volte il popolo ha bocciato il proporzionale tramite referendum, questo tornerebbe ad essere la base del nostro sistema. Con conseguenze catastrofiche, visto che nella stragrande maggioranza degli enti locali abbiamo la democrazia diretta.
Dunque ogni partito si farebbe la propria campagna elettorale e dopo a Roma si formerebbero dei governi. Magari totalmente incuranti dei partiti più premiati dagli elettori. Spesso il Partito Comunista Italiano avanzava, ma poi non governava.
Si avrebbe un costante indebolimento di partiti
Così avremmo ancora Presidenti della Repubblica come al solito eletti dal Parlamento, stavolta molto frammentato e quindi frutto di mediazioni che porteranno a parti sempre più travagliati e complessi. Presidenti del Consiglio dei Ministri che dovranno mettere dentro costantemente elementi quali i Mastella, i Rutelli, i quattro gatti responsabili di turno per andare avanti. Per non dire poi tutte le derive clientelari a cui ha portato il proporzionale, che hanno aperto alla stagione di Tangentopoli. Con campioni delle preferenze che finivano sistematicamente in vicende giudiziarie.
Ma tutto questo avverrebbe poi con dei partiti sempre più deboli, privi di quella cultura politica e di quella forma mentis della classe dirigente che con tutti i suoi difetti comunque aveva luogo nella prima Repubblica. Sistematicamente una classe politica di impreparati dovrebbe andare a governare con un sistema costituzionale estremamente complesso, maggioranze esigue ed una continua liquidità delle alleanze politiche a livello centrale.
Mentre a livello locale sindaci e presidenti di regione sarebbero legittimati dal voto popolare, ed espressioni magari di coalizioni che si propongono nel territorio per governare insieme ed invece a Roma si contendono.
Quindi vedremo un paese legale a livello locale legittimato, con i cittadini che si riconosceranno nelle istituzioni, e simultaneamente si vedranno lontani dalle nostre istituzioni a livello nazionale.
Rivalutiamo il Mattarellum
Questa sarà una catastrofe per il senso di appartenenza ad un paese, e per la percezione dell’importanza dello Stato da parte della gente. Il Mattarellum, con tutti i suoi difetti, aveva il grande pregio di andare nella direzione richiesta dagli italiani. Salvava in parte minoritaria un residuo di proporzionale alla camera e un sistema analogo con lo scorporo al Senato. Però garantiva la governabilità, responsabilizzava la stragrande maggioranza dei parlamentari che dovevano rispondere delle scelte fatte agli elettori in collegi uninominali e soprattutto instillava nella gente l’idea che fosse utile andare a votare.
Che le persone potessero scegliere il governo del paese, seppur indirettamente. O almeno lo schieramento che sarebbe andato a governare il paese. Torniamo a qualcosa del genere, per dare una prospettiva ad un paese che rischia di non vedere nelle sue istituzioni più importanti la legittimità necessaria per guidarlo.
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