L’Elefantentreffen costituisce il raduno invernale europeo per antonomasia. La mitica e famigerata Buca di Solla è anche quest’anno pronta ad accogliere i temerari che da tutto il Vecchio Continente la raggiungeranno a costo di rischi e sacrifici. La 62° edizione del mitico raduno degli Elefanti organizzato come sempre dal Bundesverband der Motorradfahrer e.V. – BVDM si terrà dal 2 al 4 di febbraio dell’anno prossimo e rischia davvero di essere sulla via dell’estinzione.
Non vi sono parabrezza o tettucci a fare da filtro con la realtà in cui si è immersi, uno sguardo ai propri piedi e si vede l’asfalto correre a pochi centimetri da sé.
Il motore sbuffa e ruggisce sotto di noi, piegati sul serbatoio che lo alimenta.
L’effetto giroscopico fa il resto.
Nessuno schermo per le condizioni atmosferiche: un aspetto e condizione primordiale che alletta ed intimorisce al medesimo tempo, quando non è più estate o primavera e le temperature si fanno più impegnative.
Al medesimo tempo che può farsi ostile oltre ogni logica, che consiglierebbe due rassicuranti due ruote in più.
Ma la sfida con se stessi fa parte dell’uomo e soprattutto del motociclista.
Puerile forse, inevitabile sempre.
E allora ecco spuntare i raduni “ghiacciati”, tra neve e vin brulè, sparsi per la penisola: ideati per acuire il piacere di ritrovarsi ed affermare la propria caparbietà, non abdicando alle condizioni avverse, illudendosi di avere vinto la natura avversa.
In quest’ottica nasce l’Elefantentreffen dal lontano 1956 dapprima limitato a pochi partecipanti, alternativamente in Austria ed in Germania come evento per i sidecar Zundapp KS-601-Gespanne, moto con carrozzino dell’esercito tedesco, denominata appunto “Elefante”.
Con il tempo è divenuto un raduno rivolto ad ogni genere di moto, dopo essersi tenuto nei circuiti di Salisburgo e del Nürburgring dal 1989 si svolge nel periodo più freddo dell’anno (da noi chiamato “giorni della merla”) in Germania nella foresta di Loh Thurmansbang Solla a circa sessanta chilometri da Passau.
Chi vi scrive vi è stato due volte, affrontando l’impegnativo viaggio con un’Harley-Davidson Softail Custom: forcelle inclinate e ruota anteriore da 21 pollici.
Nulla di comodo, anzi, ma quanta esperienza, solidarietà dei ristoratori ed affitta camere in Germania, pronti ad aprire il loro garage privato per ospitare un’infreddolita moto alla ricerca di un po’ di calore che permetta alla batteria di scaldarsi e ritrovare lo spunto per ripartire l’indomani.
Le strade per raggiungere la Fossa sono essenzialmente due: una è tutta autostradale, ovviamente più veloce e sgombra dalla neve, regala la quasi certezza di arrivare ma anche monotonia e mortificazione di fronte alla superiorità degli spavaldi GS dell’Elica Bavarese che ti sorpassano sicuri e spavaldi, mentre stai ondeggiando nel vento freddo alle velocità che il tuo chopper ti consentono.
Cioè basse, molto basse, come i gradi percepiti dalle tue dita inguainate in tre paia di guanti e nelle moffole, brutte quanto essenziali per chi non ha carena.
Passando da Verona, Brennero ed indirizzandosi verso Monaco, la strada è tutta sgombra, pare breve ma non lo è; ma è effettivamente abbastanza confortevole e ben servita, è stata la mia opzione nel secondo viaggio.
Il mio primo fu nel 2010, nevicava abbondantemente e volli bere l’amaro calice fino in fondo, passando da Innsbruck ed una strada interna che passa da Achenkirk, dove la neve faceva slittare il posteriore ad ogni frenata e ripartenza. Pochi spazzaneve, velocità troppo ridotta. Non lo consiglio. Ma io l’ho fatta, e ne sono puerilmente fiero.
Tutto lo spavento e qualche caduta furono ripagati dall’arrivo al raduno e dalla sua semplicità: una baracca dove fornivano legna e beni di conforto, una fossa innevata costellata da tende con comignoli che emettevano fumo ininterrotto. Odore di carne alla brace, un ceco che in lingua incomprensibile di offre un bicchiere di uno sconosciuto beverone alcolico, molto alcolico, che induce al sorriso chi ce l’ha fatta.
Ma come di consueto in questo mondo sempre più assuefatto all’appiattimento, la legge sta riducendo sempre più queste avventure pionieristiche dal sapore antico: la legge italiana nel codice della strada pur non prevedendo alcun obbligo di dotazione invernale per i motocicli, precisa che in caso di neve o strade ghiacciate, la circolazione dei mezzi a due ruote è vietata con conseguenti sanzioni per gli inadempienti. Ma a parte le contravvenzioni, è sempre più frequente che la Polizia Stradale faccia fermare i motoveicoli e ne impedisca la circolazione in caso di fenomeni nevosi o di ghiaccio.
Quindi dotare il proprio veicolo con pneumatici M+S, anche con codice di velocità più basso di quello riportato sul libretto di circolazione, se previsti ed esistenti per il proprio mezzo è da considerare un atto di prudenza in più, ma non salva dal divieto.
Nemmeno ovviamente rimedi “casarecci” costituiti da catene o fasce chiodate che spesso si vedono a Solla.
La standardizzazione forse sta imponendo standard di sicurezza, ma di fatto ci sta privando del piacere delle sfide. Le auto si guideranno da sole, così avremo più tempo per rimbambirci proni sullo schermo dello smartphone, e magari compreremo online qualcosa di cui solo qualche minuto prima ignoravamo l’esistenza e la nostra effettiva necessità.
Chi parte per quest’avventura elefantiaca si copra bene, soprattutto mani e piedi, si armi di pazienza e si prepari all’amara sorpresa che magari sarà fermato e rimandato indietro. E’ già successo, succederà sempre più spesso.
E’ anche per questo che probabilmente gli “Elefanti”, con le loro dotazioni naif e fuori ogni regola, sono sulla via dell’estinzione, ma rimarranno solenni e fieri come solo loro sanno essere.
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