IL REGIME COMUNISTA CUBANO RESISTERÀ ALLA CRISI POST COVID?

Di Cuba

IL REGIME COMUNISTA CUBANO RESISTERÀ ALLA CRISI POST COVID?

La recente ondata di proteste popolari a Cuba ha scosso le fondamenta del regime comunista di Miguel Díaz-Canel, rivelando una profonda crisi politica ed economica che affligge l’isola caraibica. In mezzo a grida di “patria e vita” e richieste di libertà, migliaia di cubani hanno manifestato contro il regime, sfidando la repressione governativa e denunciando la miseria, la fame e la mancanza di libertà che caratterizzano la loro quotidianità.

La narrazione del governo cubano, che attribuisce le proteste agli Stati Uniti e al presunto “bloqueo” imposto dagli USA, si scontra con la realtà di una popolazione esausta dalle politiche economiche disastrose e dalla repressione politica. Le misure draconiane introdotte dal governo per affrontare l’inflazione e la crisi economica hanno avuto l’effetto contrario, causando un rapido aumento dei prezzi e un crollo della valuta nazionale, portando l’88% della popolazione a vivere in condizioni di povertà

La mancanza di cibo, l’energia elettrica razionata e i continui blackout hanno alimentato l’ira dei cubani, che si sono visti privati dei beni di prima necessità mentre una piccola élite politica e turistica godeva di privilegi economici. Le proteste, alimentate dall’uso crescente dei social media nonostante la censura governativa, hanno testimoniato il crescente dissenso e la frustrazione della popolazione.

Il tentativo del governo di digitalizzare l’economia, imponendo pagamenti elettronici e limitando i prelievi di contanti, ha ulteriormente penalizzato il turismo e ha esacerbato le difficoltà economiche della popolazione.

La mancanza di infrastrutture digitali adeguate e la persistente crisi energetica hanno reso difficile l’accesso ai servizi finanziari e hanno ostacolato la ripresa economica dell’isola

In questo contesto, l’emigrazione di massa è diventata una realtà sempre più diffusa, con centinaia di migliaia di cubani che cercano rifugio negli Stati Uniti, in Messico e in altri paesi dell’America Latina ed Europa, lasciando l’isola in cerca di opportunità migliori e fuggendo dalla repressione politica e dalla miseria economica.

La crisi politica ed economica a Cuba rappresenta una sfida senza precedenti per il regime comunista, che si trova ad affrontare la crescente disaffezione della popolazione e la pressione internazionale per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali

Mentre il futuro dell’isola rimane incerto, la domanda di cambiamento e riforma si fa sempre più urgente, ponendo il regime di fronte a una scelta cruciale: adattarsi ai tempi e alle esigenze del popolo cubano o affrontare il rischio di disordini e instabilità sempre maggiori.

L’inflazione ormai inarrestabile ha portato il governo a varare provvedimenti che si sono rivelati fallimentari, tra questi l’obbligo dell’utilizzo del POS fatta eccezione per i trasporti e i ristoranti, provvedimento che ha ottenuto come unico risultato l’abbattimento del potere d’acquisto della popolazione più povera

Purtroppo non ho ancora avuto il piacere di poter visitare da turista uno degli ultimi regimi comunisti esistenti nell’emisfero occidentale e la consapevolezza che se dovesse avvenire una controrivoluzione liberale finirebbe almeno formalmente un’era storica, quella del Comunismo reale in occidente, mi lascia un senso di vuoto misto a un senso di inconsapevole rassicurazione.

Sicuramente il regime cercherà di evitare un tracollo repentino; prova ne è la circolare di togliere dagli esercizi commerciali le fotografie del Che e Fidel per paura che le foto sui social facciano vedere le macellerie e i negozi di prima necessità vuoti di beni ma pieni di propaganda comunista che potrebbero diventare nell’immaginario popolare sinonimo e origine della carestia.

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