Il ritorno alla Guerra fredda

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Il ritorno alla Guerra fredda

Chi è Boomer o Generazione X se lo ricorda ancora. Stati Uniti e Unione Sovietica vissero dalla fine della Seconda guerra mondiale alla caduta del Muro di Berlino, periodi tormentati, dove agli scontri non erano propriamente bellici, ma ideologici e geopolitici.

Le due superpotenze vincitrici del conflitto si erano divise la supremazia di parte dei paesi del Globo

Un risiko che divideva Stati e continenti. L’Europa era divisa in due blocchi contrapposti: da una parte l’Occidente, liberale, democratica e filoamericana, dall’altra il granitico blocco comunista di stampo sovietico. Città simbolo di questa divisione è stata Berlino, spaccata da nord a sud da un vero e proprio muro.

È stato definito il periodo della guerra “fredda”, una sorta di duello a distanza, fatto di spionaggi, propaganda, competizione, rivalità sportive, conquiste spaziali ed embarghi economici.

Dal punto di vista storico, la guerra fredda era nata a causa del disequilibrio politico che il risultato della Seconda guerra mondiale aveva generato. Hitler era stato definitivamente sconfitto. I vincitori avevano il compito di creare un nuovo progetto di organizzazione Mondiale.

Nel 1989 vi fu la caduta del muro di Berlino

L’Europa, finalmente unita sotto la bandiera blu con le stelle d’oro, aveva messo a tacere il lungo periodo di contrapposizione fra i blocchi. Vi era la speranza quindi di un nuovo Mondo, un Mondo dove si poteva vivere pacificamente, ognuno nei propri Stati e propri territori.

Ma la storia è fatta di corsi e ricorsi. Oggi si parla di una nuova guerra fredda

La scintilla del nuovo disequilibrio economico e politico l’ha scaturita il Covid19 nel 2020. Non è questa a sede per addentrarci nella disquisizione se il Covid sia realmente stata una minaccia reale oppure sia stata artificialmente inventata. Sia in un caso che nell’altro, ha creato vulnerabilità e disgregazione.

I Paesi emergenti si sono sentiti “schiacciati” da politiche e manovre economiche globalistiche che -a loro dire- promuovevano artatamente eventi, in un circolo vizioso che aveva come scopo quello di far rimanere povero chi povero lo era già, e portava ulteriore ricchezza a chi ricco era già.

I Paesi Brics, fino a quel momento tenuti sotto scacco dalla incalzante globalizzazione, hanno avuto il coraggio di alzare la testa, organizzandosi in nuove strutture internazionali e rafforzandosi dal punto di vista sociale, politico ed economico. Cina e Russia in testa hanno promosso nuove forme di collaborazione che progressivamente stanno attraendo i paesi sottosviluppati e sotto industrializzati.

Ma la loro crescita ha portato loro a voler espandere il proprio dominio

L’invasione dell’Ucraina da parte dei russi è una di queste, la più eclatante, dimostrazione di forza. Ma in tante altre parti del Mondo vi sono altrettanti conflitti, più o meno devastanti.

Se il rischio della Bomba atomica aveva fatto da deterrente ad eventuali atti bellici fra le due superpotenze fra il 1950 e il 1989, adesso armi anche non nucleari ma altrettanto letali potrebbero essere installate nei nostri territori. È di queste ore la notizia, nata proprio dal vertice di Washington, che in Germania potrebbero essere installati missili a lunga gittata posizionati verso Mosca.

Una minaccia che il Cremlino ha commentato con la possibilità di una risposta militare contro la Nato e i suoi alleati

Toni, da entrambi i duellanti, di nuova “guerra fredda”. Toni che pensavamo superati dalla storia e mai più possibili.

In Germania vi è la sede del Comando Europeo degli Stati uniti, ed è proprio da lì che potrebbero essere dispiegati i missili verso la Russia. Viene quindi stracciato il “Trattato per le forze nucleari di medio raggio” firmato nel 1987 da Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan. Il mondo allora aveva tirato un sospiro di sollievo.

Ora con Biden (uscente) e Putin (neoeletto) si risprofonda nel passato.

Dalla storia, l’Uomo non apprende mai.

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