Il secolo breve si è allungato
In quel fatidico 1989, il mondo, fu talmente sconcertato dalla caduta di una apparentemente intramontabile ideologia comunista, la quale chiudeva definitivamente un’epoca storica, tanto che il secolo scorso fu denominato il secolo breve, che pochi si è resero conto che stava avvenendo un ben più ampio sommovimento.
Infatti la portata politica di quegli avvenimenti era molto più vasta e più che solo una lotta fra ideologie, si comprese in seguito che si trattava del totale sconvolgimento di un equilibrio geopolitico
Era stato un bilanciamento di contrappesi che pareva inamovibile e che aveva garantito la pace per cinquant’anni, interrotta unicamente da guerre periferiche, combattute per procura ma pur sempre marginali, alternate da momenti di dialogo. Era la pace dei vincitori, la pace dei forti, che si spartivano le zone di influenza.
Una pace non sempre giusta ma pur sempre una pace. Precedentemente, le velleità del mondo germanico e del mondo latino erano già state troncate con due guerre mondiali.
Rimanevano in piedi due sole superpotenze
Una incarnata dal mondo anglosassone che ingloba tutto l’Occidente, ma con la netta egemonia della cosiddetta anglosfera, che si faceva garante del libero mercato e del liberalismo economico e della supremazia finanziaria.
L’altra potenza corrispondeva sostanzialmente all’impero slavo il quale utilizzava come idea forza il socialismo realizzato che veniva identificato come socialismo reale, a capo di una rete di partiti comunisti.
Questa ideologia veniva utilizzata per opporsi anche idealmente, oltre che militarmente, al mondo della finanza anglosassone denominato marxisticamente, capitalista
Per le terze vie sembrava non esserci più posto essendo costrette ad appoggiarsi, dopo il golpe antiperonista, ad un blocco ideologico o all’altro. Queste due potenze antitetiche, sembrava replicassero l’eterna lotta tra potenze terrestri e potenze marittime teorizzata dal giurista tedesco Carl Schmitt. Con il crollo dell’ideologia comunista non è avvenuto solo un mutamento dei rapporti ideologici, ma si è avuta una vera esplosione e disintegrazione dell’antico impero slavo.
Quando quel 25 dicembre del 1991, la bandiera rossa con la falce e martello venne ammainata definitivamente dal Cremolino, non ebbe fine semplicemente, un’ ideologia politica, ma tutto il vasto sistema delle ideologie nate in Francia nel XVIII secolo e che avevano guidato il mondo e le democrazie con alternanza per due secoli.
Molti temettero un totalitarismo liberale, preannunciato dalla funesta teoria di Francis Fukuyama, statunitense di origine nipponica, col suo libro “La fine della storia e l’ultimo uomo”
Questo ultimo uomo, sembrava richiamare da vicino quello teorizzato da Friedrich Nietzsche, un piccolo uomo evocatore del nichilismo passivo. Inoltre, l’ideologia del socialismo reale, aveva fatto da calamita a tutto un sistema geopolitico, un vero magnete, fattore aggregante, analogo a quello incarnato a suo tempo dalla corona degli Zar che teneva unito un impero molto esteso. Fu un crollo Ancor più grande di quello avvenuto a suo tempo, nel 1922, con la fine dell’impero ottomano, crollo che aprì gravi problemi di stabilità geopolitica ancora non del tutto risolti.
Infatti ogni impero crolla fin troppo velocemente ma i gravi problemi creati dal vuoto politico che ne risulta, saranno enormi e duraturi
Basti pensare alle aree destabilizzate dell’Ucraina e del Vicino Oriente, ancora preda di convulsioni. L’impero slavo, collassando su se stesso, perse il controllo sulle repubbliche del centro Asia, denominate geneticamente Stan. Era il mitico percorso formato da un mosaico di Stati attraversato un tempo dall’antica via della seta con la leggendaria Samarcanda in Uzbekistan. Inoltre, Mosca, perse d’un colpo tutti i Paesi del centro Europa che facevano parte della costellazione di Stati alleati o cosiddetti vassalli di questo vastissimo impero che andava da Berlino a Vladivostok, facendo vivere nella realtà il concetto di Eurasia.
I russi stessi si divisero in tre entità separate
Grandi russi, piccoli russi, russi bianchi. Anche un altro Paese slavo, la Jugoslavia, Stato non allineato e non certo con aspirazioni atlantiste, si fraziona in sette piccole entità, alcune subito assorbite nella NATO come accaduti a tutti gli altri Stati dell’Europa centro-orientale dell’ex Patto di Varsavia.
Altri sono attualmente sedi delle più importanti basi americane europee come il Kossovo, entità per cui ci fu una feroce guerra per poter scindere la regione dalla Serbia. Anche un altro Paese slavo si è diviso, in quella stagione, la Cecoslovacchia. Come negli anni trenta la Slovacchia si scisse.
All’epoca avvenne per influenza e pressione germanica, ma nel 1993 a causa di quale potenza egemone?
Ad ogni modo, il mondo slavo, che assomma a più di trecentodieci milioni di abitanti in Europa, oggi sembra aver deciso di atomizzarsi per raggiungere la quasi insignificanza ed oggi sembra preda di lotte intestine. Ma queste convulsioni interne sono sempre spontanee?
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