Il senso di comunità nazionale

La tragica morte del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega addolora profondamente e induce un sentimento di sincera solidarietà alla vedova – da sposa a vedova in 43 giorni – alla famiglia, ai colleghi e all’Arma tutta.

Ma è davvero così condivisa questa solidarietà, si esprime davvero all’unisono questo senso di comunità nazionale? Alcuni punti fermi sembrano dire il contrario.

A giudicare da come ci si divide in tifoserie per alcuni appare più importante stabilire la provenienza degli assassini, se fossero americani, africani o di chissà dove.

A valutare le reazioni ‘social’ di certe zucche vuote o iperideologizzate sembra che se un tutore della legge muore in servizio abbia fatto ‘solo’ il proprio dovere e non meriti alcuna particolare riconoscenza.

A ciò si aggiunge l’incredibile avversione pregiudiziale alle Forze dell’Ordine/Armate, evidentemente da parte di chi ci si confronta e scontra tutti i giorni nelle strade e nelle piazze.

Viene la nausea poi a pensare che si strepita e ci si ‘denuda’ volgarmente per una delinquente come la Rackete..e non si spenda invece una parola per la vita spezzata di un servitore del bene comune, soprattutto – a sentire le testimonianze – un ragazzo per bene che faceva molto di più del proprio dovere.

Sulle moderne piattaforme spendiamo ore a commentare come sia bello il tale fiore o il tale cielo, ma non siamo capaci di esprimere sentimenti sinceri per una tragedia come questa..e non siamo in grado di scendere in piazza (come Paese) a manifestare per la legalità e a favore di chi cerca di farla rispettare, oltre che tutelare libertà e sicurezza di noi tutti.

Come ha scritto un amico appartenente all’Arma “è tutto globale, tutto relativo, tutto ‘normale’ “. Non siamo educati ad indignarci per le giuste cause, la morte di un carabiniere non fa notizia..è vero, chi fa quel mestiere accetta il rischio, ma non è corretto che lo faccia in un paese alla deriva, un paese che non riconosce quasi nulla ai suoi figli più devoti.

D’altronde, che paese è quello in cui ci si divide politicamente anche su fatti del genere? Che comunità nazionale può mai generarsi da chi quasi destituisce di valore l’incolumità degli agenti di polizia nell’esercizio delle loro funzioni, mettendo costantemente in dubbio la loro buona fede e mai quella delle controparti che si trovano a fronteggiare?

Un paese confuso, smarrito, incerto..che se non vuole perdersi del tutto ha il dovere di darsi un’identità: quella della legge, della solidarietà socio-economica, della coesione familiare. Affinché si affermi un senso più spirituale della propria esistenza, su cui costruire il proprio ‘essere comunità nazionale’.

Exit mobile version