Il Super ecobonus alla stretta finale
Era ormai nell’aria. La scellerata manovra del Super ecobonus, che sta coinvolgendo la Guardia di Finanza ad indagini a tappeto in tutta la Penisola, è al rush finale.
Complici le mega truffe nei confronti dello Stato, compresi restauri mai iniziati, aziende create ad hoc risultate inesistenti o inattive e a perizie più o meno compiacenti. La voragine dei conti pubblici è un abisso che sta seriamente mettendo in pericolo il welfare pubblico. Problemi grossi si riscontrano anche con i partner europei a causa della tenuta del rapporto deficit/Pil.
La prima “toppa” del disastro di Conte & Co è stata prima messa dal Governo Draghi
Da novembre 2021 diventava più difficile accedere alla cessione del credito e ai passaggi di crediti fiscali alla stregua di denaro contante. Oggi è Giorgia Meloni che pone un blocco “tombale” a un delle più discusse e intricate vicende nei conti pubblici del nostro Paese. Spetterà inoltre alla Ragioneria di Stato calcolare gli ingenti danni erariali che ne sono conseguiti.
Nonostante le divergenze la maggioranza del Governo Meloni ha tenuto, diversamente dai proclami delle opposizioni all’inizio del dibattito parlamentare. Che sia stato solo l’inserimento della clausola di fiducia al Governo? Può darsi. Tuttavia, i 101 volti favorevole al Senato contro il 64 contrari fanno ben sperare anche per un risultato altrettanto positivo per la Camera. Tutti i partiti di Governo esprimono soddisfazione.
Ma il problema di come risolvere l’impatto sui conti pubblici comunque rimane
L’impianto normativo prevede i di spalmare il Superbonus in 10 rate anziché le 4 inizialmente concordate, per ridare ossigeno alle esangui casse statali. Un tuffo nel passato, a inizi annoi 2010 che aveva allungato la possibilità di detrazione nella dichiarazione dei redditi delle spese sostenute prima in tre, poi in cinque e infine in dieci anni.
Stop, inoltre alle compensazioni dei crediti di Superbonus dal prossimo anno in tutti gli istituti finanziari e creditizi per quello che concerne i debiti previdenziali, assistenziali e premi per l’’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Già deciso inoltre il bonus casa a partire dal 2028 che non dovrà superare il 30%
Ma quello che più ha fatto discutere la maggioranza è stata l’applicabilità retroattiva del decreto
Tajani in questo è stato piuttosto fermo contro il Governo, preferendo cercare di evitare di porre articoli che prevedessero qualsiasi retroattività del decreto. Una forma – a suo dire – di cambio delle carte in tavola, che seppur crei ben più di qualche mal di pancia, diventa essenziale per non aumentare il debito pubblico.
Resta inoltre da capire cosa succede a chi ha cantieri aperti ancora oggi
Un problema enorme che chiama in causa di partecipare alle spese a livello personale o condominiale. Nessun problema per chi ha la capacità finanziario, ma per coloro che invece questa possibilità non ce l’hanno cosa potrebbe succedere? E anche se potesse pagare i lavori effettuati ma non avessero modo di portarli in detrazione perché hanno redditi insufficienti? Di queste casistiche ancora il decreto non ne fa menzione.
Vi è inoltre un altro ulteriore grave problema che riguarda il mancato raggiungimento degli obiettivi Green imposto dalla direttiva UE sulle case. Con il taglio al Super ecobonus sarà pressoché impossibile che l’Italia riesca ad adeguarsi agli standard imposti dall’Europa.
Una cosa è certa: la cessione del credito, così come l’abbiamo conosciuta negli anni post-pandemia, non tornerà. Resteranno le detrazioni, con limature percentuali al ribasso e riviste in base al tipo di intervento da effettuare. Sperando che questi interventi possano bastare per non eliminare gli essenziali servizi pubblici ai cittadini.
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