Il vaccino contro il Covid-19 di Pfizer funziona. Trump lo aveva detto, le case farmaceutiche erano contro di lui

I risultati della sperimentazione resi noti ad una settimana dal voto in Usa per non favorire il Tycoon, reo di una riduzione del costo dei farmaci per molte patologie

Vaccino

Il vaccino contro il Covid-19 messo a punto dall’americana Pfizer e della tedesca BioNTech è efficace al 90%.

È un dato superiore alle aspettative, che arriva dalla conclusione delle sperimentazioni sugli uomini. Lo ha annunciato il presidente di Pfizer Albert Bourla.

Il ministro della Salute tedesco ha subito parlato di risultati “incoraggianti”.

Questi risultati arrivano ad una settimana dal voto in Usa e paiono pilotati una volta di più dalla compagine democratica.

Trump lo aveva detto il 16 settembre

«Il vaccino contro il coronavirus arriverà nel giro di tre-quattro settimane»
Queste le dichiarazioni di Donald Trump il 16 settembre scorso mentre si giocava la carta di un vaccino prima delle elezioni, nonostante lo scetticismo degli esperti e i crescenti timori di pressioni a scapito della sicurezza e dell’efficacia.

La promessa arrivava in un town hall in Philadelphia in un incontro con elettori indecisi della Pennsylvania, uno degli Stati dati in bilico.

Come spesso è accaduto in questi quattro anni, il Tycoon repubblicano è stato irriso per questa sua dichiarazione.

Salvo poi avere ragione alla prova dei fatti.

Chissà se questi risultati fossero stati resi noti dieci giorni fa, avrebbero influito sul risultato delle elezioni.

Un rischio che scongiurato, permettendo a Biden di cavalcare la paura e la promessa di lockdown.

Una guerra con le case farmaceutiche

Tra Donald Trump e la Food and Drug Administration, ossia l’ente governativo statunitense che si occupa della sicurezza dei farmaci e degli alimenti, non correva buon sangue e si sapeva.

Trump era ormai inviso alle case farmaceutiche per aver firmato degli ordini esecutivi sulla riduzione dei prezzi dei farmaci.

Come sempre aveva usato toni euforici per descrivere il passaggio memorabile del governo degli Stati Uniti: «Oggi sto intraprendendo un’azione audace e storica, molto significativa per ridurre il prezzo dei farmaci da prescrizione per i pazienti e gli anziani americani».

La portata era storica dell’iniziativa di Donald, considerando l’inerzia delle precedenti amministrazioni sul contenimento dei prezzi.

Anzi, durante il mandato di Barack Obama i prezzi dei farmaci erano aumentati del 55%, penalizzando le comunità “periferiche” a cui di fatto è precluso l’accesso a cure mediche dispendiose.

Entrati in rotta di collisione, il presidente americano aveva denunciato che l’ente governativo intendesse ritardare l’uscita del vaccino a dopo l’elezione di novembre per provare a ostacolare la sua rielezione.

In un articolo Trump accusava la FdA della stretta sui vaccini ritenendola una montatura.

Il presidente americano infatti va su tutte le furie per le nuove linee guida dell’agenzia del farmaco statunitense, in merito allo sviluppo di un vaccino per il covid-19.

Trump la definisce una “montatura politica”.

Anche su questo, alla luce dei fatti, aveva ragione.

Un matrimonio tra colossi della farmaceutica

Il vaccino è frutto del matrimonio fra la Big Pharma americana Pfizer e la biotech tedesca BioNTech, fondata da una coppia di scienziati di origine turca.

Le due aziende sono le prime a diffondere i dati conclusivi dei trial (che comunque proseguiranno ancora qualche mese).

Ora possono attendere con fiducia l’autorizzazione urgente delle agenzie regolatorie.

La previsione è che il via libera alla messa in commercio arrivi, almeno negli Stati Uniti, entro novembre.

A stretto giro di posta dovrebbe essere la volta dell’Europa. Pfizer e BioNTech prevedono di poter consegnare 50 milioni di dosi nel mondo entro quest’anno e 1,3 miliardi nel 2021.

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