Diciamo che Silvio è tornato a ricoprire un ruolo centrale. In buona parte grazie a quella sua capacità di self made man, che anche il peggiore di suoi delatori se ha un briciolo di buona fede, o comunque vuole essere preso sul serio, deve necessariamente riconoscerli. Altra grande parte della fortunata reviviscenza sta nell’incapacità di chi dovrebbe carpirgli lo scettro del comando.
L’unico leader del centrodestra ha avuto, capace di tenerlo unito è stato nel bene o nel male Silvio Berlusconi.
Matteo Salvini ha cercato di far vedere che i tempi erano cambiati. Ed alla prima grande occasione l’ex cavaliere ha saputo farsi rimpiangere da tutto l’arco costituzionale. Nella totale debacle del centrodestra, solo la Meloni ha avuto la lungimiranza di non cadere nella trappola del padre padrone.
Quella di cogliere l’occasione per tentare di imporre una leadership alternativa, quando buona parte dello schieramento era più preoccupato di impedire tale eventualità che di portare a casa una. Trappola che potrebbe attrarre Matteo Salvini anche verso il tentativo di creare questo grande soggetto politico.
Nella testa di Salvini una sua creatura. Nelle intenzioni dell’ex cavaliere una riproposizione del PDL. Ma non vecchia marcia e scontata. Perché in realtà con Berlusconi nulla puzza di vecchio di marcio e di scontato. Lui ha la capacità di vendere ghiaccio agli eschimesi o tappeti ai persiani.
Berlusconi non ha intenzione di abdicare
Uomo brillante e concretamente all’altezza di far sembrare nuovo un televisore degli anni cinquanta, sul cui schermo si proietta in realtà la solita storia. Quella di un re che non vuole abdicare. Silvio non ne ha proprio intenzione. Non perché non pensi che prima o poi, pure augurandogli lunga vita, la natura condanna tutti. Ma perché come un re che si è guadagnato la corona, probabilmente ritiene che solo la fine della sua vita possa togliergli il trono e designare un successore.
Magari, con il dovuto rispetto per l’ONNIPOTENTE, pensa pure che la mancanza di eccezioni alle regole della grande consolatrice, sia uno sbaglio. Lui non è disposto a lasciare lo scettro a nessuno in vita. Finché c’è, comanda lui. Come l’adagio di casa Savoia: si comanda una per volta.
Un ipotetico erede di Berlusconi dovrebbe attendere più o meno come attende il povero Carlo eterno Principe del Galles. Un giorno Camilla sarà regina! Ma forse lo stesso si chiede se verrà mai quel giorno?
Il centro non sarà mai forte perché, sondaggi alla mano, Berlusconi vale due terzi degli altri componenti. Quindi ancor più ha valore il suo ragionamento per il quale se ci sarà un grande centro, lo dovrà guidare lui.
In fondo egli stesso fa chiaramente capire che Renzi non ha i voti. Figuriamoci Toti e Brugnaro.
Salvini come Fini
Oppure creare un grande partito sul modello di quello repubblicano dove Salvini si porrà come delfino, di un Berlusconi ormai anziano e prossimo all’abdicazione. Certo con qualche anno di distanza, ma ricorda terribilmente la fine di Gianfranco Fini.
Quanti elettori di Fini lo hanno seguito? E quanti elettori di Salvini lo seguirebbero? Si può quasi affermare, senza paura di essere smentiti, che anche molti dei suoi parlamentari in quel caso potrebbero preferirgli il Patron di Mediaset, internamente al nuovo soggetto.
Ma magari il pupillo potrebbe essere sufficientemente ingenuo da pensare che il padre nobile lo abbraccerà per indicargli la strada prima di lasciargli le chiavi del suo regno. Un’immagine suggestiva. Probabilmente di una stretta mortale però.
La mosca nella tela del ragno. Allegoria di chi politicamente inconsistente si affida a chi è voracemente capace di mantenere potere.
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