‘What if‘, ‘cosa se’, è un giochino che si fa in fantastoria o ucronìa, immaginando cioè mondi alternativi, dove il corso dei tempi ha preso strade diverse rispetto alla realtà, come la conosciamo.
Uno sliding doors dello scorrere storico del tempo, dimensioni parallele: dove ad esempio Hitler abbia vinto la guerra, come in Fatherland di Robert Harris o i musulmani abbiano ribaltato gli esiti della battaglia di Lepanto.
Se Bandiera Rossa avesse trionfato
Torniamo ai tempi del Fascismo, quello vero, quello storico: non il suo spettro, ridicolo, agitato ad arte ad ogni elezione da chi non ha più argomenti, non ha più nulla da dire.
Già: quali erano gli argomenti del PCI durante e dopo il Fascismo?
Palmiro Togliatti ne era il leader: incarnava «la via italiana al totalitarismo».
Alla fine degli anni Venti, dopo l’espulsione di Trockij, si presentava come uomo perfettamente conforme alla dottrina staliniano-sovietica. E così rimase.
Tristemente celebre la sua lettera al compagno Stalin di trattenere i prigionieri italiani reduci dalla criminale campagna di Russia. Se non fossero periti nei Gulag, ai rigori inimmaginabili dell’inverno perenne della Siberia, avrebbero potuto smascherare il ‘paradiso dei lavoratori‘, in realtà inesistente.
Meglio era che perissero tutti in Unione Sovietica.
Questo campione di patriottismo a cosa ci avrebbe portato se le tensioni che seguirono al suo attentato avessero travolto il governo DC neoeletto? O se il PCI non avesse perso le elezioni appena concluse?
Alle 11.45 del 14 luglio 1948, l’allora segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti stava uscendo da Montecitorio.
Lo studente Antonio Pallante gli sparò tre colpi di pistola.
Erano passati tre mesi dalle prime elezioni politiche della storia repubblicana, in cui la Democrazia Cristiana aveva sconfitto i comunisti e i socialisti, e il clima politico e sociale in Italia era molto teso e quantomai incerto.
Togliatti sopravvisse: appena risvegliatosi dall’anestesia, invitò i compagni a non scendere in piazza.
Si dice che la vittoria di Bartali al Tour de France contribuì non poco a sopire la rivoluzione che pareva inevitabile.
Che avrebbe trasformato l’Italia in un paese del blocco sovietico, secondo i progetti e le aspirazioni del suo leader politico.
Nei giorni successivi ci furono comunque violenti scontri tra la polizia e i manifestanti: morirono in tutto 30 persone e altre 800 furono ferite.
Attenendosi pedissequamente alla linea dell’Unione Sovietica di Stalin, Togliatti individuava nel suo totale asservimento alla linea di Mosca il fine ultimo del PCI.
Verrà per questo ricompensato al VII Congresso dell’Internazionale comunista, dove pubblicamente loderà Stalin. Nel suo discorso, riferendosi al capo del PCUS, dirà: «tu hai mantenuto la purezza della dottrina marxista-leninista e l’hai sviluppata come una nuova fase della rivoluzione mondiale che si iscrive nella Storia come l’epoca di Stalin».
Dato il suo ruolo, approvò in toto le purghe staliniane e promosse campagne contro gli eretici della dottrina sovietica.
Di quella dottrina cosa è rimasto in pancia del PCI-PDS-DS-PD ?
E della sinistra odierna cosa direbbe?
Il Partito Democratico affonda le proprie radici in quel PCI. È innegabile e non contestato. Non lo ha mai ripudiato, non ha mai proferito verbo, mentre al contempo chiede patenti di democrazia ed abiura agli avversari.
In nome di quale superiorità poi, lo sa solo Iddio, visto che il Fascismo è morto ottant’anni fa, ma il Comunismo è tristemente ancora vivo e vegeto.
Ma la nostra domanda è un’altra.
Se Palmiro Togliatti potesse affacciarsi ai nostri tempi, sarebbe contento dei suoi discendenti? Invitato in qualche caldo salotto, e non più ai comitati di fabbrica, cosa direbbe di una sinistra nostrana che, ben lungi dall’abiurare pubblicamente l’anima da falce-e-martello, in realtà è tutto schierata dalla parte di immigrati clandestini, asservita a Lobby LGBT e baciante la pantofola dei Liberals Usa e Nato?
Saprebbe relazionarsi con interlocutori gender fluid in tacchi a spillo e smalto sulle unghie, al calore di caminetti radical chic e a braccetto con i potentati economici? O ribalterebbe i tavoli in nome della lotta di classe del proletariato?
Accetterebbe il proliferare di commistioni tra il ‘partito dei lavoratori‘ e la grande Finanza, specchio del capitalismo e schiava dello strapotere dei potentati finanziari?
Persino il suo patriottismo antinazionale e sovietico, inorridirebbe di fronte al ripetuto assalto ai valori di famiglia tradizionale e ricerca della sterilità, ne siamo certi.
Oggi saremmo una nazione post-comunista, dopo la caduta del muro e l’implosione dei regimi sovietici, con le contraddizioni che possiamo osservare nei paesi dell’est e nella loro stessa condizione arretrata economicamente. Ma almeno ci saremmo liberati da atteggiamenti ‘petalosi‘ e suicidi esattamente come accade in Ungheria e Polonia.
Ma la Storia non si fa con i se..per fortuna.
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