Immaginate una mattina di autunno

israele

Immaginate una mattina di autunno

Immaginate un’alba che annuncia un giorno carico di spiritualità e tradizione.

Una festa sacra che si annuncia densa di impegni e di riflessioni per un popolo la cui vita è scandita da ricorrenze religiose.

Un Dio che chiama il suo popolo a ricordare attraverso la Storia il valore della vita, dell’alleanza fra umano e trascendente che vivifica l’esistenza di ciascuno.

Un Dio che accompagna la vita di ognuno dando tanto e al contempo chiedendo tanto

quella che si annuncia oggi è dunque un’alba di consacrazione..
Immaginate gli occhi ancora appiccicati dal sonno… Dalla notte appena trascorsa. I ritmi lenti di una mattina, la casa che si risveglia piano piano. Genitori e figli, le prime chiacchiere, i buongiorno che si sussurrano qualche carezza, qualche bacio.

Sprazzi di vita normale, di persone normali, di famiglie normali che presto saranno cancellate dalla faccia della terra dalla furia incalzante del Male.

In lontananza delle sirene.. non è la prima volta…

Non sarà l’ultima

Purtroppo le condizioni sono quelle e non da ora. Ci si fa l’abitudine… Si va avanti… La vita lo reclama. Quella vita che val la pena di essere vissuta perché è prezioso dono di Dio. E nella lunga storia del tuo popolo, questo ha dovuto superare tante drammatiche prove.

Prigionie, sofferenze, massacri, sono stati superati forgiando il carattere di una comunità che vuole resistere che vuole vivere.

Una resilienza che si fonda su un Forte senso di identità che trova nel rapporto con Dio un rapporto privilegiato mediante la Legge che diventa bussola di riferimento per la vita umana.

Una legge donata per amore dell’uomo mediante un libro -:la Torah – che ricorda continuamente il privilegio di essere popolo eletto

Un privilegio che comporta tuttavia enormi responsabilità che vanno accettate con gioia e sapienza.
La festa che si va celebrando è proprio mirata a ricordare questo. La donazione del Libro al popolo .

Simchat Torah

Ma quel giorno è anche la festa settimanale del riposo , quello Shabbat che impone obblighi precisi per far si che l’uomo si ricordi di dedicare tempo a se stesso e a Dio, lontano dal rumore del mondo terreno.

Insomma l’alba annuncia una giornata intensa ma profonda.

Eppure c’è qualcosa che non va. In lontananza dei rumori strani, che rovinano l’armonica pace della comunità..forse sono urla. Non si sa. Intanto giungono notizie di missili lanciati verso le città. Ma c’è qualcosa di ancora più sinistro.

Le urla – sì sì adesso sentono bene, sono urla – si accompagnano altri rumori metallici e ripetute.

Sembrano spari

Raffiche. E poi ancora Urla ma questa volta di dolore e sofferenza. Grida che provengono dai vicini. Che succede?

Adesso ordini pronunciati in una lingua diversa e tristemente conosciuta, nuovi spari e di seguito ancora sofferenza e morte.

Improvvisa come una bomba si diffonde la paura il panico. Gente che prova a scappare e viene falcidiata.

Gente che prova a resistere ma ugualmente viene falcidiata

Alcuni si nascondono ma vengono trovati e portati via non si sa dove. Altri riescono a sopravvivere nascosti ma sono pochi pochissimi.

Nel giro di pochi minuti sembra che l’inferno abbia vomitato fuori i suoi peggiori demoni assetati di sangue e armati di congegni fatali. Urla demoniache si spandono per tutta l’area seminando morte distruzione e terrore.

Il tempo sembra essersi fermato

I buoni ancora non ci sono . Non sono arrivati i salvatori. Il tempo non riprende a scorrere. Tutto è congelato nella morsa fredda della morte. Quella morte che si spande fra il terribile puzzo delle armi e quello dei cadaveri mischiati in un inferno di sangue e fuoco. Caccia all’uomo, via per via, sentiero per sentiero, casa per casa. Non c’è speranza non c’è salvezza.
Diavoli barbuti catturano chi possono catturare.

Sventrano donne

Decapitano bambini . Estraggono un feto da una donna e lo uccidono davanti agli occhi impietriti della madre. Vecchi uccisi Senza pietà. Teste che volano. È il delirio il caos. Un incubo che prende forma.

Una caccia all uomo, anzi una caccia all’ebreo perché quei diavoli proprio non perdonano l’essere ebreo.

Non sono omicidi. È un progrom.
Roba che si pensava archiviata nel secolo scorso consegnata alla storia di un movimento fanatico di cui oggi questi barbuti sono gli eredi naturali.

Immagini che sembrano provenire in differita dopo 100 anni ma che invece sono un tragico presente. No. Non è un film. Non è un documentario. Vorremmo fosse un macabro frutto di una mente disturbata.

Vorremo che a un certo punto irrompesse nell’ aria lo STOP del regista

Che i morti si alzassero e scherzassero con i loro assassini. Ma questo non è un film dell orrore. Questa è la realtà. Questo è il 7 Ottobre 2023 in Israele.

1200 persone uccise. 250 i rapiti.
Oggi che da quel momento è trascorso un anno, oggi che il mondo sta cambiando, oggi noi ci fermiamo. Oggi ci inginocchiamo innanzi a quei morti, preghiamo per i rapiti ci stringiamo attorno alle famiglie.

Oggi ci rivolgiamo a Dio affinché ci aiuti a fare giustizia di quello scempio che rimarrà indelebile nelle nostre vite.

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