Il tallone d’Achille dell’Unione Europea è sempre stato l’utilizzo discriminatorio di due pesi e due misure, quasi sempre a discapito dei Paesi del Mediterraneo. Ci fa male ripensare agli anni bui della crisi greca, perché forse già da allora, potevamo immaginare che simili politiche ricattatorie sarebbero state applicate anche ad altri membri del club del cerchio stellato.
Tuttavia, non avremmo mai pensato che un aiuto economico condizionato alla Troika ci venisse proposto, come una polpetta avvelenata, in seguito ad una Pandemia mondiale dove l’Italia – Paese fondatore della CEE – ne risulta essere fra i più colpiti. Non vi è stato dolo, e non è certo il risultato stato una politica del malaffare o la corruzione nel pubblico ad aver creato il Covid-19.
Abbiamo già scritto che se l’UE non si dimostra solidale nel soccorrere un Paese in ginocchio adesso, allora questa UE non serve proprio a niente. Meglio soli.
Ma pensiamola, per un attimo, da un altro punto di vista. Ribaltiamo – in via teorica – il paradigma sostanziale per immagine un Italia ‘nuova’ che si adatta a tutti i deficit finora imposti. Immaginiamo un UE senza due pesi e due misure, dove anche noi teniamo testa alla ‘sana’ competizione del mercato unico.
Immaginiamo che il nostro Governo lanci un grande progetto per salvare l’economia lombarda, il motore finanziario del Paese, messo in ginocchio dal Covid-19. Indichiamo un quartiere specifico, quale il CityLife, e destiniamola a quartiere finanziario: strutturandolo sul modello della City di Londra. Un quartiere con una legislazione ed uno stato giuridico/fiscale che opera in deroga al resto del Paese, capace di attrarre negli anni futuri tutte le major finanziarie desiderose di avere una sede fiscalmente appetibile, nel cuore geografico dell’UE, ed al centro della zona €uro. Altro che Londra. Altro che Francoforte.
Immaginiamo di estendere il regime della Flat Tax del 2017 (di Renziana introduzione), anche a tutti coloro che desiderano spostare la loro residenza fiscale dagli stati UE in Italia. Leghiamo questi benefit ad investimenti in società italiane, od all’ investimento e recupero del patrimonio immobiliare nazionale. Una ‘contro-fuga’ di Briatori.
Immaginiamo un Governo che dichiari alcune Città costiere Porto Franco, esenti da imposte fiscali sui consumi, onde attrarre turismo, lavoro, ed indotto. In questi luoghi, inoltre, liberalizzeremo le concessioni per i Casinò, e renderemo finalmente pan per focaccia al Principato di Monaco ed alla Croazia.
Immaginiamo un governo che decida di parificare le norme in materie di fisco sulle società a quella di stati membri come l’Olanda e l’Irlanda….
Immaginiamo….
Le suddette sono tutte provocazioni. Ma immaginiamo, per un attimo soltanto, se avessimo una leadership coraggiosa in grado di tenere il punto su una posizione che non può essere materia di negoziazione.
Forse non si ripeterà mai che un fenomeno così drammatico ci unisca tutti, come popolo, rendendoci chiara la strada che vogliamo per il futuro del nostro Paese.
Vogliamo rialzarci orgolgiosamente dalle macerie che verranno, e con dignità. Non vogliamo indebitarci ulteriormente, o dover barattare la sovranità del popolo ai diktat di una politica estera tedesca od olandese.
Vogliamo un futuro più roseo per i nostri figli,
forse più povero,
ma almeno avremmo avuto la decenza di donargli una vita con un potenziale da esprimere, ed una prosperità raggiungibile.
Se chiniamo nuovamente la testa al MES (in qualsiasi salsa la si metta), od una qualsiasi forma di credito che non preveda una condivisione del debito, avremmo consegnato il nostro meraviglioso Paese a generazioni di declino ed alla schiavitù di interessi bancari.
Il futuro è nostro. Sta a noi non farcelo togliere.
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