In Germania è crisi immobiliare e l’Europa vuole espropriarci le case

Germania

In Germania da mesi è sub judice il risultato di un rivoluzionario referendum. Che mira a espropriare gli appartamenti residenziali posseduti dalle grandi società immobiliari.

A Berlino si è votato per una nazionalizzazione a favore del social housing per calmierare il caro-affitti. Per affrontare la carenza abitativa che colpisce le classi meno agiate.

Questo perché gli immobili in Germania, come in Svizzera e molti paesi nordeuropei, non sono di proprietà di chi li abita, bensì di società che poi li affittano.

Gli effettivi proprietari delle abitazioni sono pochi, spesso società di real estate enormi, con capacità economiche notevoli.

L’Europa in soccorso del capitale

Da pochi giorni in Commissione Europea spunta una proposta di divieto di vendere la propria casa ‘inquinante’ o di darla in affitto. Partirebbe dal 2030 e riguarderebbe le abitazioni appartenenti ad una classe energetica bassa. Ad essere coinvolti sarebbero gli immobili che consumano troppa energia.

I proprietari, nel caso in cui volessero alienare i propri immobili, sarebbero costretti ad eseguire degli interventi di riqualificazione energetica. O gli acquirenti ad obbligarsi ad eseguirli entro pochi anni.

Interventi costosi che non potrebbero affrontare, vedendosi costretti a vendere a chi può impegnarsi ad effettuarli.

A costi ovviamente risibili, conseguenti al crollo del loro valore e del mercato immobiliare.

E chi acquisterebbe, se non grandi società del Nord Europa, che hanno capacità di gestione e titolarità di migliaia di immobili?

Come i colossi nordeuropei del real estate, quelli con un portafoglio oltre 3.000 appartamenti.

Se in Germania esse dovessero subire una confisca a prezzi sotto il livello di mercato, per effetto del referendum, potrebbero pensare di rivolgere altrove le loro mire.

Verso mercati più vasti e a prezzi inferiori, da fare crollare ulteriormente.

Il patrimonio immobiliare più appetitoso nel vecchio continente è quello italiano, vetusto ma di prevalente proprietà individuale.

Quale occasione più ghiotta di usare la scusa della lotta al cambiamento climatico?

I numeri più recenti che confermano la peculiarità del mercato del mattone nazionale sono presenti nel rapporto Gli immobili in Italia 2019 redatto dall’Agenzia delle Entrate.

Su 34.871.821 unità residenziali censite, ben 32.192.053 risultavano possedute da persone fisiche, con una quota pari al 92,3%.

Un patrimonio di 5.526 miliardi di Euro. Un boccone troppo ghiotto per lasciarlo sul piatto.

Ed anche un’anomalia, positiva una volta tanto, che vede il nostro paese come uno dei maggiori esponenti della proprietà degli immobili. Come peraltro sancisce la nostra Costituzione, la-più-bella-del-mondo, di cui si fa strame in caso di interessi maggiori.

Interessi enormi, che hanno messo nel mirino le nostre case.

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