In Iran si continua a morire. Sembra che ieri siano state uccise altre dieci persone, dalle forze di sicurezza iraniane. Che poi sono macellai in uniforme. Non rispondo a nessun codice d’onore, non rispettano nessun principio di giustizia.
Si perde il conto
Non ha avuto l’Iran l’attenzione che ha avuto l’Ucraina. Complesse questioni geopolitiche impongono più cautela. Eppure lì un governo sta massacrando il suo popolo . E l’occidente se non è del tutto zitto, parla troppo poco.
Le peggiori infamie della storia, non sono state perpetrate grazie ai peggiori carnefici della storia, ma grazie al silenzio di tante brave persone, mentre questi crimini avevano luogo. Ed oggi non far sentire la propria voce contro questi crimini sarà la colpa del nostro tempo per molti. Magari per i più. Chi resta a guardare in silenzio, è complice.
La cattiva coscienza del padrone
Ha il regime le ore contate, perché il sangue è troppo. E da troppo sangue, non si può tornare indietro. L’assassinio di tanti innocenti crea quei fantasmi che restano vivi per sempre, nell’immaginario collettivo,rappresentando la colpa indelebile di uno stato criminale.
In un bellissimo film di Luigi Manni, “Nell’anno del SIGNORE”, è immaginata una conversazione tra Pasquino, rappresentato da Nino Manfredi, ed il suo allievo Cornacchia, rappresentato da Pippo Franco. Pasquino dice che è necessaria l’esecuzione di due carbonari condannati con un processo ingiusto, poiché queste morti inique rappresenteranno la malevola consapevolezza dello Stato ed il viatico per la fine del regime. E quando l’allievo gli chiede chi l’avrebbe potuto spiegare ai due che dovevano andare a morire, Pasquino risponde : ” Loro ce lo sanno, perché solo sul sangue viaggia la barca della rivoluzione”.
Grazie a quei ragazzi
Mai come adesso c’è la possibilità di vedere il regime crollare, perché questa protesta include tutti le classi sociali, i gruppi di opinione, riunisce tutta la società iraniana.
Ieri l’ennesimo omicidio di una ragazza, sembra uccisa a manganellate. Ormai si perde il conto dei morti .Ma se ci fosse giustizia quei nomi andrebbero scolpiti su dei monumenti. Perché quelle persone stanno lottando, e dando la vita sapendo di doverlo fare per creare le condizioni per l’impresentabilità del regime, agli occhi di tutto il mondo.
Loro sanno che il cambiamento passa, purtroppo, sul sangue dei martiri per la libertà. Ed accettano questo martirio. Sta alla coscienza dell’Occidente, far sì che non siano morti inutilmente.
Come onorarli
l’Occidente può onorare questi ragazzi solo ed esclusivamente, non limitando la sua visione ad una mediazione con il regime . Il regime va deposto . È proprio la sua esistenza che non può essere accettata. Perché l’esistenza di quella dittatura è possibile solo a discapito della libertà del suo popolo.
Non sono solo le donne ad essere perseguitate in Iran, sono le minoranze religiose, sono le persone che esprimono dissenso politico, sono gli omosessuali, sono scrittori, artisti, giornalisti che si rifiutano di allinearsi al potere.
Dobbiamo smetterla di chiedere al regime delle riforme in senso moderato. Farlo vuol dire accettare il regime come interlocutore e che il regime possa continuare ad esistere. Il regime deve crollare. Perché il peggior tradimento per questi ragazzi, è chiedere un cambio di vertice nella dittatura, mantenendo la dittatura stessa.
Solo il popolo iraniano ha il diritto di disporre del proprio futuro. E queste persone debbono poter votare sul futuro del loro paese, senza limitazioni nel voto in base alla religione, al sesso, alle idee politiche.
La faccia pulita di nuovi leader, a capo di un regime criminale, non estinguerebbe la natura criminale del regime . Non potrebbe pulire il sangue. Non cambierebbe la natura malvagia alla radice di questo regime clericale.
C’è una sola alba di felicità possibile per il popolo iraniano: la fine del regime clericale e l’inizio della democrazia.
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